Sistema portuale regionale: parlano gli operatori!
02 Gennaio 2017Tra gli addetti ai lavori entra nel vivo la discussone sulla riforma che prevede l’accorpamento delle autorità portuali. Obiettivi del Governo sono la riduzione dei costi e il potenziamento delle strutture marittime.
In Campania, in base alla riforma, saranno unite le Autorità portuali di Napoli e Salerno, che raggruppano anche le competenze per gli scali marittimi minori, come quello di Castellammare di Stabia. Un accorpamento che in alcuni suscita perplessità, mentre per altri, se gestito nel migliore dei modi, può creare opportunità positive per l’intero Mezzogiorno.
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, ha designato Pietro Spirito come presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno centrale e, se per Napoli i dubbi non esistono, poiché il porto partenopeo viene da un lungo periodo di commissariamento, qualche incertezza riguarda la gestione di Salerno.
Infatti il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha chiesto un periodo di tre anni per accompagnare il processo di unificazione. A tal proposito il Governo sembra voler concedere solo 18 mesi, vale a dire la metà del tempo auspicato dalla Regione. Ad apparire entusiasti della riforma sono diversi operatori del settore. «L’accorpamento delle autorità portuali – afferma Salvatore Lauro, presidente del Gruppo Lauro che, con Alilauro, cura i collegamenti marittimi veloci nel Golfo di Napoli – rappresenta un fattore positivo purché si consideri la riforma un punto di partenza e non di arrivo. La Campania ha un’opportunità come il mare che, insieme alla portualità, può creare lavoro e sviluppo. Sicurezza, costi e infrastrutture sono fattori imprescindibili per lo sviluppo portuale».
Per Nicola Coccia, ex presidente di Confitarma e figura di primo piano dello shipping italiano, della stazione marittima di Napoli, «la riforma dovrebbe creare una maggiore organizzazione e un’azione più efficace. Prima ogni Autorità Portuale gestiva la propria competenza in concorrenza con le altre mentre ora non sarà così. Il nuovo ente di coordinamento – aggiunge Coccia, oggi a capo del Polo dello Shipping – deve ragionare in termini di sistema portuale».
Ad intervenire sulla questione è anche la giovane armatrice napoletana Mariella Bottiglieri, amministratrice delegata, insieme alle sorelle, di una flotta che comprende 15 navi Post-Panamax di ultimissima generazione, fattura 110 milioni di euro e conta 400 dipendenti: «Ritengo che i porti campani potranno essere un volano per lo sviluppo regionale e meridionale soltanto a patto di essere competitivi, ovvero semplificando la burocrazia e garantendo maggiore efficienza. Per quanto riguarda il traffico mercantile sia il porto di Napoli sia quello di Salerno hanno un grande potenziale per il sistema logistico nazionale, ma per attrarre naviglio bisogna avere anche le caratteristiche tecniche. Mi riferisco – conclude l’armatrice – all’annosa tematica del dragaggio, tema ampiamente affrontato e superato da Salerno ma non sufficientemente da Napoli».
Parere positivo è espresso anche dagli agenti marittimi. «In più sedi – afferma Umberto Masucci, presidente dell’International Propeller Club, l’Associazione degli imprenditori e professionisti che operano nei settori del trasporto e della logistica – ho già espresso il mio parere favorevole alla riforma. Se ne parlava dal 2002 e finalmente è stata fatta. Ritengo che la richiesta di moratoria da parte della Regione sia condivisibile per guidare il processo di integrazione. Il sistema portuale campano, grazie anche a trasporti e infrastrutture adeguate, deve fare rete attraverso una programmazione che tenga conto delle specificità. Napoli e Salerno, insieme, possono fornire agli operatori un’offerta più completa».
Positive anche le valutazioni, in prospettiva, dei rappresentanti regionali delle principali sigle sindacali: «Da sempre abbiamo sollecitato un provvedimento simile per evitare un conflitto tra le due autorità – sostiene Lina Lucci della Cisl –. La svolta è che ognuno lavori in base alle proprie specificità. Il presidente De Luca fa bene a chiedere del tempo prima dell’accorpamento. Di fronte a regole certe e ad una chiara organizzazione credo che ci possa essere crescita economica. Faccio i miei auguri a Pietro Spirito, ma vedendo il suo curriculum, molto vasto, non trovo competenze in campo marittimo. Mi auguro che non sia un’operazione politica. Inoltre il Governo avrebbe dovuto riformare le concessioni e i relativi controlli».
Per Natale Colombo, segretario generale Filt Cgil Campania, «la riforma è condivisibile e l’aspettavamo da tempo. Se la moratoria serve ai fini dell’accorpamento, bene; altrimenti se è utile ad altro non la condivido. Bisognerà rafforzare le infrastrutture e i collegamenti con gli altri trasporti per creare un sistema integrato tra porto, retro porto e piattaforme logistiche».
A concludere per le categorie sindacali è Antonio Aiello, responsabile gestione straordinaria della Uil Campania-settore dei trasporti: «Si tratta di una riorganizzazione che attraverso una razionale semplificazione mette a fattor comune le potenzialità dei porti italiani a discapito della concorrenza che, fino ad oggi, ha impedito la crescita dei sistemi logistici della nostra nazione nonostante la sua favorevole posizione geografica. L’esperienza della portualità campana è l’esempio più calzante delle difficoltà che la legge 84/94 ha prodotto negli ultimi anni. Due Autorità Portuali, Napoli e Salerno, che non hanno mai comunicato, anzi, sempre molto attente alla propria crescita, l’una a discapito dell’altra, due piccole “repubbliche” in eterna concorrenza».
>di Marco Altore