Imprese: valorizzare il Made in Italy
24 Ottobre 2017Intervista con Susanna Moccia, vice presidente dei Giovani di Confindustria.
Valorizzare le imprese e innovare con tradizione
Il futuro delle giovani imprese italiane passa per la valorizzazione del Made in Italy. Sono sette i pilastri della nuova impresa, fortemente radicati nella tradizione, ma con lo sguardo rivolto all’innovazione: food, moda, turismo, cultura, nautica, metalmeccanica e design. Ne è convinta Susanna Moccia, Vice Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria.
Quanto spazio c’è oggi in Italia, e più nello specifico nel Mezzogiorno, per i giovani che vogliono fare impresa?
Il tessuto economico e imprenditoriale italiano sta cambiando, attraversato da una trasformazione guidata dall’Industria 4.0, grazie alla quale si aprono numerose occasioni per gli imprenditori di domani. Lo dimostrano anche i dati più recenti sulle startup innovative italiane diffusi da Unioncamere: quelle guidate da imprenditori under 35 sono oltre 1.400, pari al 20,4% del totale. Quelle in cui almeno un giovane è presente nella compagine sociale sono quasi 2.500 (35,7%). Nel Mezzogiorno il primato della Regione con più start up giovanili spetta alla Campania, che si colloca nella top 5 della classifica nazionale. Ne conta infatti 471, di cui 230 solo nella città di Napoli, un dato peraltro in crescita.
Quali sono le agevolazioni?
Esistono numerosi strumenti che si propongono di sostenere i giovani che scelgono la strada imprenditoriale, un esempio su tutti il nuovo bando Campania startup. Bisognerebbe, però, concentrarsi di più anche sul sostegno alle imprese che superano la fase di startup e si avviano a trasformarsi in scaleup. Sono queste, infatti, il più delle volte a trovare difficoltà nell’intercettare strumenti di sostegno e promozione.
In quali segmenti suggerirebbe d’inserirsi ad un giovane che vuol fare impresa?
Per molti all’estero l’Italia migliore è la sua industria, i suoi prodotti, la sua marca. Made in Italy all’estero significa ben fatto. Abbiamo una moltitudine di settori in cui il nostro Paese, le nostre imprese possono davvero fare la differenza, oggi più di ieri, grazie anche a modalità e strumenti nuovi. Sono soprattutto sette i settori tradizionali ma aperti all’innovazione su cui puntare e in cui continuare a rendere le nostre produzioni uniche nel mondo per originalità, qualità, cura e design: food, moda, turismo, cultura, metalmeccanica, nautica e auto motive.
Una sua idea, una sua visione progettuale, per evitare il fenomeno della cosiddetta “fuga di cervelli”…
Nel 2016 sono stati 258mila gli italiani che hanno lasciato l’Italia, cercando lavoro all’estero. Sono giovani con un bagaglio formativo diverso: diplomati, ma anche laureati e dottorati. Due su tre non ritornano. Fare esperienza fuori dall’Italia è fondamentale, ma è altrettanto importante avere la possibilità di ritornare e di arricchire il proprio Paese delle esperienze fatte fuori. È necessario creare un ecosistema innovativo, accogliente e aperto. Solo così si potrà invertire questa tendenza che priva il nostro Paese di tanti talenti, che costituiscono invece una risorsa fondamentale e un’opportunità di crescita e competitività per le nostre imprese e l’economia italiana.
> di Alessio Russo