Incentivi e Incubatori al fianco del Coraggio
03 Novembre 2017
Non solo Incentivi e Incubatori: serve il coraggio delle Idee
Palumbo, Presidente Regionale degli Under 40, sugli incentivi: è necessario maggior dialogo tra imprese e politica.
Avere il coraggio delle idee: è questa la parola d’ordine di Francesco Giuseppe Palumbo, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Campania. E per realizzarle, sono necessari non solo incentivi, ma anche incubatori in grado di creare un terreno fertile per il sostegno e lo sviluppo delle startup.
Oggi c’è spazio per un giovane che vuole fare impresa?
Quando mi capita di parlare di giovani inizio sempre con una frase che è un po’ l’emblema per chi vuole fare impresa: l’Italia è un Paese dove se hai talento hai tutte le difficoltà per dimostralo, poi, se ci riesci, allora sei davvero un’eccellenza. Questa frase, che contiene parole importanti come talento non deve assolutamente rappresentare un limite, ma essere uno sprone affinché un giovane possa fare un atto di coraggio. Scegliere di restare qui e decidere di farlo in un territorio come il nostro è sicuramente la strada più difficile, ma è anche la più bella perché quando si raggiungono risultati importanti, capisci di aver contribuito a fare qualcosa per il tuo territorio, per la tua gente e per l’intera collettività.
Cosa serve per fare impresa?
Innanzitutto si deve avere il coraggio delle idee. Non è necessario che le idee siano nuove, basta anche solo saper rendere innovativo un eventuale prodotto o servizio già esistente sul mercato. Fortunatamente il mercato è libero e soprattutto vasto, ci sono molti settori ancora da esplorare. Successivamente all’idea c’è la necessità di spazi adeguati dove realizzarla e non da ultimo, anzi forse è uno degli aspetti più importanti, un adeguato sostegno economico finanziario e delle buone condizioni burocratiche. Purtroppo la burocrazia al Sud è ancora un problema perché legata a vecchie leggi e a vincoli che non agevolano affatto i ritmi frenetici tipici dell’impresa.
Quali incentivi ci sono?
Sia a livello nazionale, penso al decreto crescita 2.0, che a livello regionale, mi riferisco al bando sulle startup, sono tantissimi gli incentivi che consentono a chi ha una buona idea di tramutarla in impresa: abbiamo le misure di Invitalia, quelle dell’auto-impiego, della micro-impresa, solo per citarne alcune. Credo, però, che oggi quello su cui si debba realmente puntare per sostenere gli aspiranti imprenditori non sia un sostegno meramente di carattere economico, ma un sostegno in termini di assistenza diretta allo svolgimento delle attività.
A cosa si riferisce?
Penso ad esempio al grande aiuto che possono dare gli incubatori. Purtroppo nel Mezzogiorno ne abbiamo solo uno certificato e si trova in Sardegna, ma ne dovrebbe nascere uno proprio in Campania. Siamo la quarta regione d’Italia come numero di startup, che hanno, però, una grande mortalità nel primo triennio di vita: molte, infatti, non hanno talvolta le competenze, talvolta le risorse finanziare, talvolta la forza e il coraggio di restare sul mercato.
Quali segmenti di mercato suggerirebbe?
I servizi che hanno a che fare con l’innovazione, la digitalizzazione tecnologica e le app che rispondono ai bisogni della collettività rappresentano la maggiore percentuale di startup innovative, ma per me innovazione è anche tutto ciò che modifica gli attuali processi produttivi.
Quali sono le richieste al mondo politico?
Credo sia ormai tramontata l’epoca delle richieste alla politica: c’è bisogno invece di dialogo e collaborazione reciproca, bisogna inaugurare tavoli tecnici in cui possa avvenire il matching tra impresa e politica. I tempi hanno dimostrato che sia la politica che l’impresa da sole non ce la possono fare, l’una ha bisogno dell’altra; la politica deve attuare le leggi, ma deve ascoltare quelle che sono le reali esigenze de mercato, solo così si può rispondere in maniera decisa ai bisogni della collettività.
Ci dica una sua idea per evitare la fuga dei cervelli…
Nei ragazzi si deve sviluppare maggiormente la cultura dell’auto-impiego che purtroppo manca ancora nei giovani. Detto ciò, l’esperienza all’estero va fatta ed è altamente formativa, ma poi bisogna tornare qui.
>Sara Stellabotte