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280: Buon compleanno, Teatro di San Carlo

  04 Novembre 2017

Oggi il Teatro di San Carlo compie 280 anni: è una data importante nella storia della musica. E non solo in quanto il Massimo Napoletano è il più antico teatro d’Europa e del mondo attivo (e la più antica Scuola di Ballo d’Italia, 1812), ma perché – e soprattutto – nella sala costruita da Carasale e Medrano su ordine di Carlo di Borbone sono passati i protagonisti della grande cultura musicale: Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi, che scrissero opere per il Lirico, Mozart, Haendel e Haydn tra gli spettatori. Tutti abbagliati dalla perfezione dell’acustica e dalla potenza della sala, che fece esclamare a Stendhal: “Gli occhi sono abbagliati, l’anima rapita. Non c’è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea”.

4 novembre 1737, dunque, 280 anni fa. L’inaugurazione, nel giorno onomastico del re, è affidata alla prima de “L’Achille in Sciro” di Domenico Sarro su libretto di Pietro Metastasio. Il San Carlo era destinato fondamentalmente all’opera “seria”, quella cosiddetta “buffa” era riservata al “Fondo dei Lucri” (l’attuale Mercadante) o al vicino San Bartolomeo, tra i più antichi teatri di Napoli (1620 – oggi è una chiesa, dalle parti di Rua Catalana).

Con il San Carlo la scuola musicale napoletana si diffonde in Europa: basta pensare al successo internazionale di Cimarosa e Paisiello, chiamati alla corte dello Zar. E non a caso nel repertorio dei grandi compositori russi (solo per citare Aleksandr Borodin, Modest Musorgskij, Nikolaj Rimskij-Korsakov) esiste una tarantella.

Settecento, secolo di straordinaria affermazione del San Carlo e di una città, come Napoli, che con i suoi 4 Conservatori una capitale musicale internazionale e una fucina di talenti.

L’Ottocento inizia all’insegna di Barbaja, primo grande impresario del Teatro (nato cameriere, fu l’inventore del “cappuccino” – chiamato appunto Barbajada), che gestì contestualmente per quasi trent’anni La Scala ed il San Carlo, facendo con quest’ultimo la fortuna di Rossini (direttore artistico dal 1815 al 1822), Donizetti (direttore artistico per 16 anni, scrisse per il San Carlo capolavori come la Lucia di Lammermoor) e Verdi. Dopo l’incendio del 1816 a Barbaja si deve anche la ricostruzione del teatro, in appena sette mesi, con l’assetto esterno – e la facciata neoclassica – che mantiene tuttora, così come la tela del soffitto dei fratelli Cammarano (“Apollo che presenta a Minerva i più grandi poeti del mondo”).

Con l’Unità d’Italia (1861) il San Carlo viene messo in secondo piano rispetto alla Scala, con cui nei secoli, da Barbaja in poi (come non ricordare la fortissima rivalità tra la scaligera Callas e la Sancarliana Tebaldi, spinte dai rispettivi impresari?) una forte competizione. Ed il San Carlo, dalla platea al loggione, è anche il luogo delle forti passioni musicali, che possono decretare il successo o la sconfitta di un artista: il verdetto è alla fine dell’esibizione, qualche volta salutata da ingiustificati fischi di dissenso, come la critica all’interpretazione di Caruso dell’Elisir d’amore, che spinsero il grande tenore a lasciare Napoli.

Il passaggio tra XIX e XX secolo vede il palcoscenico impegnato in produzioni wagneriane, affidate alla bacchetta di Giuseppe Martucci, e alle rappresentazioni dei grandi lavori del melodramma italiano di Puccini, Mascagni, Leoncavallo, Giordano e Cilea.

Nel dopoguerra, fu il primo teatro italiano a riaprire, nel 1945, con Eduardo e una significativa e commovente Napoli Milionaria.

I prestigiosi interpreti del dopoguerra si devono all’intraprendenza del soprintendente Pasquale Di Costanzo ed a Francesco Canessa, che hanno saputo catalizzare nel tempio di via Verdi il meglio delle produzioni e dei grandi nomi della musica internazionale: tra i tenori basta citare i nomi di Luciano Pavarotti, Placido Domingo, Josè Carreras, Tito Schipa, Giuseppe Di Stefano, Alfredo Kraus, Mario Del Monaco; i soprani Renata Tebaldi, Maria Callas, Raina Kabaivanska, Montserrat Caballé; i direttori Karl Böhm, Arturo Toscanini, Igor Stravinskij, Leonard Bernstein, Wolfgang Sawallisch, Riccardo Muti, Claudio Abbado, Giuseppe Sinopoli, Sergiu Celibidache, Herbert von Karajan, Wilhelm Furtwängler, Zubin Mehta, Daniel Oren; i musicisti Arturo Benedetti Michelangeli, Maurizio Pollini, Salvatore Accardo, Aldo Ciccolini, Arthur Rubinstein, Pablo Casals… L’elenco è lungo. Chi ha scritto la storia della musica, è passato dal San Carlo.

Nel 1987 il 250° Anniversario della Fondazione: su incarico del soprintendente Francesco Canessa ho curato, con Paolo Animato, le celebrazioni che ebbero una risonanza internazionale.

Oggi il Massimo compie 280 anni, che cosa augurargli? Di vedere sotto i portici non una fila di ambulanti, come spesso accaduto in anni più recenti, ma il bivacco di giovanissimi – come in questi giorni alla Scala di Milano – per comparsi un biglietto per la “generale”, magari dal loggione, con lo stesso entusiasmo e passione di un concerto rock.

Buon compleanno San Carlo, ti auguro che tanti giovani possano sempre più affollare la tua maestosa sala e, quindi, renderti giovane con tutto il tuo prestigio e la tua ricca storia musicale.

 

Francesco Bellofatto

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