Grassi: Zes e infrastrutture per un Mezzogiorno più competitivo
10 Gennaio 2018
“La Zes in Campania sarà uno stimolo per completare infrastrutture oggi carenti. Basta pensare ai nodi ferroviari tra retro porti e interporti. Deficit che rendono poco competitivo il tessuto produttivo regionale assieme all’altro grande freno costituito dalla burocrazia. Ma sul potenziamento della logistica dovrà puntare anche il futuro Governo, individuando un numero, anche ristretto, di interventi prioritari”. Vito Grassi, vice presidente dell’Unione degli industriali di Napoli con delega alle Infrastrutture, ai Trasporti e alla Portualità e amministratore unico di Graded, delinea una mappa degli interventi necessari, dopo l’istituzione delle Zone economiche speciali, “a garantire le condizioni di operatività delle nostre imprese e sui quali concentrare le scarse risorse a nostra disposizione”. Le proposte di Grassi, assieme a quelle di tanti altri imprenditori italiani, saranno protagoniste dell’appuntamento di Verona, il prossimo 16 febbraio, alle Assise generali di Confindustria volute dal leader di Viale dell’Astronomia, Vincenzo Boccia, come momento di mobilitazione del sistema industriale. Ne verrà fuori un’agenda economica di medio termine da mettere a disposizione dei segretari di partito e di chi si candiderà alla guida del paese.
Partiamo dalle Zes: quale sarà l’impatto per la Campania?
Un tessuto economico indubbiamente più attrattivo se si allineano sgravi fiscali per le imprese, costi e barriere doganali a burocrazia ridotta, incentivi per gli investimenti e deregolamentazione contrattuale e contributiva. Nelle Zes a cui il governo italiano sta mettendo mano, ad esempio, sono previsti crediti di imposta elevati fino a 50 milioni per ciascun investimento. Determinante può essere la formula dei contratti di programma, che, in coerenza e collaborazione con la nostra Regione, coinvolgono grandi imprese e consorzi di Pmi in piena salute, in settori che sono propulsivi, con passaggi burocratici definiti ex ante.
In quali nuovi opportunità, dunque, si tradurranno le Zone economiche speciali per le economie di Napoli e Salerno?
L’avvio delle Zes attiverà un programma di investimenti produttivi e infrastrutturali capace di far crescere ancora il prodotto interno lordo della regione e far consolidare la ripresa dell’ intera economia campana. Le nuove opportunità si tradurranno in un aumento della competitività delle imprese insediate, attrazione di investimenti diretti, soprattutto da parte di soggetti stranieri, incremento delle esportazioni, creazione di nuovi posti di lavoro e in un più generale rafforzamento del tessuto produttivo, attraverso stimoli alla crescita e all’innovazione.
In che modo tutto questo potrà incidere sulla creazione di nuovi posti di lavoro?
Il decreto legge contiene importanti norme come quelle sulla ricollocabilità dei lavoratori delle aree di crisi industriale del Mezzogiorno, che prevede una copertura finanziaria fino alla fine del 2018, e quelle sulla imprenditorialità giovanile, che permette un vasto programma per promuovere il lavoro autonomo, i talenti e la creatività dei giovani in tutto il Mezzogiorno.
Detta così pare quasi che le Zes saranno la panacea di tutti i mali del Sud…
Non sono la panacea di tutti i mali, ovviamente, ma possono dare un contributo fondamentale a spingere il Mezzogiorno a diventare un hub euromediterraneo degli scambi, aprendosi a economie che, in Medio Oriente come in Africa, o sono già emerse prepotentemente o lo saranno in futuro. Basti pensare che il Sud ha un interscambio coi Paesi dell’Area Mena, ossia del Medio Oriente e del Nord Africa, di quasi 14 miliardi di euro, circa il 20% del totale Italia verso quest’area. La quota di export invece è del 15%, più elevata della media italiana che è al 10%. I numeri quindi confermano la vocazione geografica di un Sud Italia che è il cuore del Mediterraneo. Ma per sostenere l’economia del Sud e renderla più competitiva tutto questo non è sufficiente: il futuro Governo dovrà mettere mano a un numero anche ristretto di interventi infrastrutturali ben individuati che possano alleggerire il gap da tempo esistente con le altre regioni del Nord Italia, e migliorare finalmente le condizioni di operatività delle nostre imprese , concentrando in maniera efficiente e strategica le scarse risorse a nostra disposizione.
Quali sono secondo lei gli interventi prioritari?
In primo luogo vanno efficientate ed incrementate le interconnessioni tra la rete ferroviaria e i distretti produttivi, i porti, gli interporti, le aree urbane, puntando all’ottimizzazione ed alla riduzione dei costi “dell’ultimo miglio. È necessario, inoltre, potenziare l’offerta ferroviaria e migliorare il servizio in termini di qualità e tempi di percorrenza, favorendo il trasporto merci su ferro, rispetto a quello su gomma, coerentemente con gli obiettivi di mobilità sostenibile e nell’ottica di una riduzione dell’incidenza sul costo totale della logistica.
E per Napoli e la Campania?
In riferimento a specifici interventi sul territorio, e volendo individuare solo i più importanti, per noi risulta prioritaria la realizzazione di un collegamento tra Porto di Napoli e rete ferroviaria, il completamento delle Linee Metropolitane e la realizzazione della linea AV/AC Napoli-Bari nei tempi e costi previsti. Sarebbe necessario, inoltre, imprimere una forte accelerata alle opere pubbliche per uscire dalla attuale palude che le rende assolutamente fuori mercato: ad oggi i tempi medi di realizzazione, collaudo e fruizione dell’opera pubblica sono i più lunghi di tutto l’occidente.