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Pellone, Fritto&Soffritto per il lunedì grasso

  15 Febbraio 2018

Possono convivere fritto e soffritto, soprattutto di lunedì grasso, quando il giorno successivo, intoccabile “ultimo” di Carnevale ci tocca, come da tradizione, una consistente lasagna?

E’ possibile, e la risposta sta in quel della Loggetta, a Fuorigrotta, a due passi allo Stadio S. Paolo, dove nelle domeniche di maradoniana memoria, Ciro Pellone dal 1984 proponeva le sue pizzetta ai tifosi che nella piccola pizzeria faceva una corroborante sosta prima di dar sfogo, da spalti e curve, alla loro passione “azzurra”.

Le pizzette devono essere state buone, se ben presto i Pellone decidono di ampliare il locale e oggi, con la seconda generazione in campo, rappresentata da Marco e Antonio, si propongono con un menù che, pur nel solco della tradizione, cerca di coniugare la pizza – quella, per intenderci, senza eccessive sperimentazioni – con un altro classico della gastronomia popolare napoletana, i fritti.

Complice la brava Laura Gambacorta – e qui l’esperienza vale – il lunedì grasso da Pellone (uno dei cognomi storici dei pizzaioli napoletani) si consuma come un rito di famiglia, dove a proporre soffritto – e non solo – ci pensa Luca Pastore, dell’omonima braceria e gastronomia di famiglia in via Caravaggio, dirimpettaio della Notizia di Enzo Coccia.

L’intrattenimento è affidato a frittelline con mortadella, crocché di patate a cinque stelle (e qui la zia Patrizia, addetta alle padelle, si viene a prendere il giusto applauso), e una montanarina ricotta e pomodori secchi.

Segue la più classica delle margherite, con S. Marzano Dop – quello, ottimo, di Gustarosso – e una “carrettiera” salsicce (fornite da Pastore), friarielli e provola, che prepara con un minimo di forte la portata protagonista della serata.

C’è da dire che, pur avendo il bravo cameriere un bel da fare per servire tutti con i ritmi giusti, dalla cucina il quarto di margherita è arrivato un po’ freddino, mentre abbiamo apprezzato a pieno la giusta cottura della “carrettiera”.

Comunque, lievitatura impasto e condimento non fanno una grinza. A proposito, l’olio è quello pugliese del Frantoio Schinosa di Maria Francesca Di Martino.

Ma il bello, come nei migliori spettacoli teatrali, è alla fine: il Fritto con Soffritto (che Pellone proporrà nel nuovo menù come pizza Don Mimì) ha fatto la sua parte, almeno per il 50% dei coraggiosi giornalisti che sono rimasti fedeli alla proposta della pizzeria (mentre gli altri fedigrafi hanno ripiegato su un banale ripieno di cigoli e ricotta…). Devo dire che Fritto&Soffritto è un abbinamento riuscito, stuzzicante, coinvolgente, da sensazioni forti. Il problema è la dimensione della pizza – buona per una serata monoporzione o giù di lì – e il fatto che sia arrivato quando eravamo tutti più o meno satolli.

Il finale in dolce è in mani sicure, quelle esperte di Mario Di Costanzo, che ha proposto mousse al pepe nero e fondente con cremoso al mandarino e cardamono, e streusel al cacao (eccezionale l’abbinamento con Karma Luppolo Amaro).

Le birre che hanno accompagnato la serata sono, appunto, di Karma e del Birrificio dell’Aspide. I piatti, tutti diversi per una cena colorata e allegra, sono quelli della Ceramica Vietrese di Massimino.

Allora, per quanto mi riguarda, tornerò a stomaco leggero a riassaporare il Fritto con Soffritto. Rimane la perplessità verso i colleghi dallo stomaco fragile, che hanno optato per un più rassicurante ripieno ai cigoli: l’estate è lontana, anche la prova costume.

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