HA CUORE NAPOLETANO IL TRENO DEL FUTURO
05 Aprile 2018
Maurizio Manfellotto, AD Hitachi Rail Italy: Così ci siamo affermati tra i leader mondiali
Voleva costruire navi, oggi è alla guida di un’azienda tra i leader nel mondo per la costruzione di treni.
Maurizio Manfellotto, laurea in Ingegneria Navale al Politecnico di Napoli, dal 2011 amministratore delegato di Hitachi Rail Italy (ex AnsaldoBreda) è un manager che ama le sfide. Precursore dell’innovazione, fin dal primo incarico alla Fincantieri di Monfalcone, è stato tra i primi ingegneri ad utilizzare i computer , “un colpo di fortuna – sottolinea –, perché rinnovai i sistemi di calcolo e di progettazione”. Alla fine degli anni ’70, la cantieristica italiana mostra segnali di crisi. Il passaggio ai treni fu quasi casuale: la risposta ad un annuncio di lavoro, la determinante esperienza di project manager che incontra le esigenze dell’Ansaldo Trasporti e l’immediato ritorno a Napoli.
Quale era la realtà dell’Ansaldo in quegli anni?
Mi occupavo di segnalamento, tutto quello che aveva a che fare con l’infrastruttura. Sono entrato subito in sintonia con un’azienda che aveva un DNA evoluto e mi assegnarono una responsabilità globale a livello nazionale. In quegli anni Finmeccanica investì il ricavato della vendita dell’Alfa Romeo per l’innovazione delle aziende del Gruppo. Ansaldo Trasporti acquistò negli Stati Uniti la Union Switch & Signal (US & S) e in Francia la Compagnie des Signaux pour Chemins de fer (CSE), leader nel mondo delle infrastrutture, dando vita ad Ansaldo STS, con una significativa presenza internazionale, dimostrando una visione strategica per le opportunità che si stavano aprendo con l’Alta Velocità.
Come è cambiata l’Ansaldo in questi anni?
Ho avuto la fortuna di ricoprire un ruolo cruciale in Ansaldo STS. In sintonia con il mio capo siamo riusciti ad essere molto cooperativi sul fronte operativo rispetto alle strategie assegnate e in pochi anni l’Azienda è passata da una fase di cassa integrazione alla quotazione in Borsa con valori interessanti.
Quando avviene il passaggio in AnsaldoBreda?
Nel 2011. Durante una vacanza fui chiamato dall’amministratore delegato di Finmeccanica che mi propose la responsabilità di amministratore delegato di AnsaldoBreda, proposta che decisi di accettare. Nel frattempo avevo completato la fase di sviluppo in Ansaldo STS, per cui avevo una grande esperienza nei sistemi di segnalamento e di sicurezza. Avevamo fatto metropolitane in tutto il mondo, l’Alta velocità in Italia, il sistema di sicurezza delle linee regionali: un grande piano strategico che aveva reso l’Italia e gli altri Paesi dove operavamo molto sicuri sul fronte del segnalamento.
Che situazione, invece, ha trovato?
Non rosea. Sono entrato il 1° settembre 2011 e in poco tempo capii che la situazione era drammatica al punto tale che le istituzioni dell’epoca mi chiesero di chiudere alcuni dei siti produttivi. Prospettai il riequilibrio in un paio di anni, anche perché potevamo contare sulle commesse. Non avevo una esperienza consolidata nella produzione dei treni, ma nel gestire le aziende si. All’epoca si prospettava di vendere il settore dei trasporti: tra i primi venne Hitachi, interessata a rafforzare la sua presenza internazionale. Ma era presto, il piano che avevamo delineato era appena all’inizio, ci lavorammo alacremente e cominciarono ad arrivare i primi risultati in termini di contenimento delle perdite e consegna dei treni, ma soprattutto incominciammo a produrre con criteri molto più industriali.
Qual è la principale realizzazione di quegli anni?
L’ETR 1000, treno ad Alta Velocità. Nel frattempo alla guida di Finmeccanica arrivò Mauro Moretti, con il quale avevo realizzato i sistemi di segnalamento per Ferrovie dello Stato, e gli sottolineai che i tempi erano maturi per la vendita. Ritornò Hitachi, che invitai in produzione e che apprezzò la grande flessibilità di un’azienda che in due anni aveva completamente cambiato pelle e che prospettava soluzioni innovative. Il contratto fu firmato il 2 novembre del 2015: da buon napoletano feci di tutto per anticipare o posticipare l’incontro ma non ci fu nulla da fare: siamo nati nel giorno dei morti.
Che cosa significa far parte di un grande gruppo?
I giapponesi volevano completare un percorso internazionale con espansione, sia in termini strategici che tecnologici. Quando si parla all’Hitachi si pensa allo Shinkansen, che è un treno degli anni ’80. Oggi il valore aggiunto è superiore alle loro aspettative: questa Azienda rappresenta per Hitachi un elemento importante, tanto da avere la responsabilità della Design Authority per tutto il mondo, ad eccezione del Giappone. Oggi Hitachi Rail Italy guida le scelte tecniche e strategiche per affrontare il mercato internazionale.
Dove opera Hitachi Rail Italy?
Siamo dappertutto, in Usa, nel Sud America, in Europa, a Taiwan. La nostra esperienza ha forti radici con modelli che hanno fatto la storia delle ferrovie come le metropolitane americane e i mitici Settebello e Arlecchino. Oggi stiamo realizzando, con Ansaldo STS, la metropolitana automatica a Copenaghen, esperienza che abbiamo portato in tutto il mondo e adesso rappresentiamo il 30% del mercato delle “driverless”, i veicoli senza conducente. La gamma che produciamo è completa, dal tram evoluto per le smart city, alle metropolitane, i treni regionali e l’alta velocità.
Il treno sta registrando un rinnovato successo…
Con la “cura del ferro”, l’Italia ha avviato una sua pianificazione e il treno si sta affermando, anche nelle città, come l’unica alternativa efficiente, ecologica, sicura ed economica. Investire nel trasporto regionale è importante e porterà vantaggi a tutti.
Come cambierà l’Azienda con il piano Industria 4.0?
La stiamo già realizzando, ma il nostro 4.0, con investimenti per 50 milioni e l’assunzione di 400 persone, sarà un modo di fare industria evoluta e competitiva che non taglia addetti, ma al contrario fa lavorare più persone per produrre meglio e in meno tempo.
Che cosa significa per un napoletano guidare questa Azienda?
Provo un forte orgoglio: Napoli è un centro di eccellenza nel mondo. Abbiamo concentrato qui tutti gli aspetti di più elevata tecnologia, con la produzione dei componenti di trazione fondamentali per gli altri stabilimenti: motori, convertitori, carrelli.
Insomma, da bambino non ha mai sognato di giocare con un trenino?
Mai. La mia passione per il mare era, ed è, molto forte.
>di Francesco Bellofatto