Non solo Soldi: Nord e Sud divisi dall’economia globale.
11 Maggio 2018
Nel 1996 Pier Carlo Padoan, economista e non ancora Ministro del Governo Gentiloni, scriveva “che il processo di integrazione tra Nord, Sud ed Est dell’Europa è possibile nella misura in cui si stabilisce un rapporto tra giochi paralleli e giochi sovrapposti. In particolare si è argomentato che l’allargamento del club ad Est, di cui avrebbe beneficiato sopratutto il Nord, avrebbe ottenuto il consenso del Sud, mantenendo così la coesione all’interno della Unione Europea, nella misura in cui il Nord avesse accettato una gestione meno restrittiva delle relazioni economiche e monetarie”.
L’euro ed il mercato si affiancarono, all’indomani del ventesimo secolo ma la profezia, di Padoan era ancora più articolata. “Per puro spirito accademico potremmo considerare, allora, un’altra ipotesi di integrazione, che corrisponderebbe, alla soluzione cooperativa nel gioco tra Nord ed Est, ma non anche a quella cooperativa nei giochi tra Nord e Sud. In questo caso l’unione monetaria si formerebbe solo con alcuni paesi escludendone altri – come la Grecia, il Portogallo e la stessa Italia – che non avessero raggiunto un pro lo macroeconomico compatibile con l’accesso alla moneta unica … la parte settentrionale della Comunità, infatti sarebbe caratterizzata da un “nucleo forte” rappresentato da paesi omogenei sia sul piano della specializzazione commerciale che da quello del comportamento macroeconomico e ciò non potrebbe non condizionare i tempi ed i modi di ulteriori aperture verso i paesi dell’est europeo. I bene ci della maggiore integrazione di questi paesi, che deriverebbero alla Germania ed ai paesi europei, con essa maggiormente integrati, costituirebbero una pressione difficilmente resistibile verso la coesione di maggiori aperture, anche se ciò dovesse rappresentare un accrescimento dei costi di aggiustamento per i paesi del Sud”.
L’euforia dell’euro si ripiegò nel 2008, spinta dalla grande crisi americana della finanza. Nel 2004 si era compiuta la costruzione dell’Unione Europea e di due club affiancati: quello dell’euro e quello del mercato; e del trasferimento dei beni e delle persone nell’Unione Europea. Al centro di questa Unione campeggia una strana Nazione: l’Italia, che, dal 2008 in avanti rimane l’unica economia nazionale divaricata tra due parti. Da una parte la ripresa in Italia, oggi, è più lenta dell’Europa ma la caduta della produzione, dopo il 2008, ha fatto letteralmente sprofondare l’economia del Mezzogiorno.
Il centro nord si è rimesso in moto nel 2017 ma il Sud ha una quota di imprese e di strutture, che purtroppo sono poche e circondate da una schiacciante demografia e da una mancanza di lavoro. Non si tratta solo di una divaricazione tra le due Italie.
Il Centro Nord ha creato istituzioni pubbliche e caratteri imprenditoriali che non sono paralleli ed identici a quelli meridionali. I territori del Sud hanno una ridotta ed, anche a volte, egregia capacità imprenditoriale. Ma le imprese del centro nord sono quelle che hanno, al loro contorno, una minore disoccupazione ed una rilevante ed adeguata organizzazione di Scuola, Sanità, Trasporti e Coesione sociale.
Non si possono avere gli standard del welfare nel Sud e quelli del Nord in parallelo, e il tenore di vita, nella larga parte della popolazione meridionale, ne soffre molto e pesantemente. Padoan aveva visto bene: non si può rendere coesi nord e sud ed est e ovest.
> di Massimo Lo Cicero, Economista