Stabiae 79 aD: l’altra Pompei rivive virtualmente sul web
11 Luglio 2018
La ricostruzione dell’area archeologica di Varano sull’innovativa piattaforma 3D
E’ poco conosciuta, ma dal punto di vista storico e archeologico è importante come la vicina Pompei. Stiamo parlando del sito greco-romano del pianoro di Varano, a monte dell’attuale Castellammare di Stabia, che ne segnava il confine verso il mare, prima che venisse colmata lavica dell’eruzione vesuviana del 79 d.C.
L’Associazione Stabiae, sulla base documentale delle prime opere di scavo eseguite in epoca borbonica, poi riprese dallo studioso stabiese Libero d’Orsi, sta procedendo alla ricostruzione virtuale dell’impianto urbano dell’Antica Stabia e delle Ville Romane, dalle ville d’Otium attualmente visitabili ai complessi ancora interrati.
“Per la realizzazione degli ambienti virtuali – spiega Regina Infante, presidente dell’Associazione – stiamo procedendo alla catalogazione anche degli affreschi e delle sculture staccati e portati altrove, come in Germania o al British Museum di Londra. In tal senso il digitale diventa fondamentale non solo per la valorizzazione di questa importante area archeologica, ma anche per restituire l’identità storica a Stabia”.
Tra le finalità di Stabiae 79 a.D., oltre alla promozione internazionale degli scavi, attraverso una piattaforma che consente, on line, la visita virtuale all’area archeologica, anche la possibilità di mettere a sistema questi beni culturali, da inserire nei circuiti turistici legati all’archeologia, creando opportunità di lavoro specializzato. Inoltre le indagini di recupero consentono di sottrarre l’area ed i reperti archeologici a rischi di degrado.
“La ricostruzione in 3D di come era all’epoca la vita nell’antica Stabiae – sottolinea l’archeologo Andrea Paduano – permette al visitatore, attraverso un’applicazione sul cellulare, di entrare nelle stanze delle ville e assistere alle attività quotidiane che vi si svolgevano”.
Una mappa dinamica che consente di percorrere, in situ o on line, non solo Villa Adriana e Villa San Marco (le due magioni attualmente emerse e visitabili nell’area archeologica) ma anche l’impianto urbano dell’antica Stabia, delimitata verso il mare, prima dell’eruzione del 79 d.C., proprio dalla collina di Varano.
“Dalla ricostruzione dei due ambienti – aggiunge Regina Infante -, incrociando i dati con gli altri relativi all’area, abbiamo potuto definire che i primi insediamenti avevano radici molto più antiche, risalenti ai sanniti ed agli etruschi. In tal senso questa analisi ci consente di definire una storiografia più precisa delle nostre aree”.
La ricostruzione virtuale degli ambienti delle ville ancora sepolte dalla lava viene effettuata, come detto, sulla base degli studi degli ingegneri borbonici e, successivamente, dal d’Orsi. “Attraverso un software i dati attinenti alla planimetria e all’inventario degli affreschi – illustra Paduano – ci permettono una ricostruzione molto accurata. Nella progettazione, che è alla base della ricostruzione virtuale, sono, inoltre, inseriti dati vulcanologi e geo-morfologici del territorio”.
Il progetto, già disponibile on line, è in progress e mira ad affrontare la fase più impegnativa relativa agli ambienti ancora inesplorati, con il completamento della ricostruzione dell’antico apparato stradale e l’utilizzo di georadar e di droni per una visione aerea dell’intera area.
“Vogliamo rendere navigabile virtualmente l’intera Stabiae – annuncia il presidente – non solo per chi visita l’area delle due ville attualmente aperta, ma anche on line”.
La mappa navigabile degli ambienti virtuali è disponibile anche in edizione inglese e l’Associazione sta procedendo, in collaborazione con l’Istituto Don Luigi Sturzo di Castellammare nell’ambito del programma Erasmus, allo sviluppo di un’applicazione in QR Code per le guide dei siti archeologici in 4 lingue.
> di Francesco Bellofatto