Tammorra, la storia musicale del Sud
20 Luglio 2018
Giovanni Mauriello (NCCP): Recuperiamo la nostra grande tradizione popolare
Con la bella stagione ritorna la voglia di scoprire il nostro territorio che offre non solo bellezze paesaggistiche ma anche tanta storia e cultura e antiche tradizioni. Uno di questi luoghi di grande interesse storico è il Borgo di Carinaro dove si è recentemente svolta la Festa della Tammorra che ha rilanciato la Terra di lavoro come produttrice di cultura, registrando un successo con le 30mila presenze alla scoperta delle proprie radici, il tutto scandito a ritmo della tammorra, il tradizionale strumento a percussione accompagnato dalle cosiddette “cicere” (i dischetti che riproducono il classico suono che sa di storia e popolarità).
La storia di questi ritmi, di queste danze, di questi canti si perde davvero nella notte dei tempi e affonda le sue origini nelle antiche danze greche e in quelle dei sanniti. La tarantella è una danza che nasce dal mondo contadino con fortissimi richiami alla Madre Terra dalle importanti valenze magico-religiose. La famiglia della tarantella è piuttosto variegata. La più nota tra questi balli è la pizzica salentina, o taranta, da cui probabilmente deriva la tarantella campana che poi assume diverse connotazioni a seconda del territorio.
Una delle affascinanti teorie del maestro Roberto De Simone è che la taranta spostatasi dalla Puglia alla Campania, perse la sua connotazione legata alla possessione derivata dal morso del ragno, che non trovò terreno fertile nel nostro territorio e diventò tarantella, ovvero danza al ritmo della tammorra che segue il ritmo della gestualità contadina del lavoro dei campi.
Pur avendo caratteristiche ritmiche ben precise, la tammurriata si distingue poi a seconda del luogo. Vicino al mare ed in pianura la danza è stata sempre considerata un avvicinamento sensuale ed amoroso, mentre tra le montagne la necessità di conquistare le vallate le hanno conferito delle caratteristiche più dure e scattanti, quasi belligeranti.
Ma quali sono gli sviluppi nella società attuale di questi ritmi così antichi? Lo abbiamo chiesto a Giovanni Mauriello uno dei fondatori della Nuova Compagnia di Canto Popolare che si augura un ritorno alle origini. “In tanti anni – afferma Mauriello, proprio in occasione della prestigiosa Festa della Tammorra di cui è stato uno dei protagonisti insieme a nomi quali, tra gli altri, Marcello Colasurdo – abbiamo acceso dei riflettori su ciò che realmente rappresentavano questi ritmi, poi negli anni Settanta la politica ha usato queste realtà musicali, appropriandosene nelle sue feste e quindi si è svilito il vero intento che era quello di preservare delle tradizioni antiche in cui si parlava di rivoluzione del popolo. Un evento come la Notte della Taranta, ad esempio, è stata una grande operazione, ma ha allontanato dal purismo delle vere intenzioni della musica popolare, mentre bisogna necessariamente ritornare all’originalità di questi suoni per comprenderne realmente il messaggio ed apprezzarlo”.
Nelle ipotesi attuali – continua Mauriello – ormai i musicisti salgono sul palco e le persone pretendono di ballare, ma non è questa la musica popolare, c’è bisogno di essere più selettivi per fare la vera musica popolare, la tradizione vera, certo, è anche interessante inglobare delle novità, ma sempre restando fedeli alla base delle tradizioni popolari senza sconfinare poi nella musica leggera. Restare popolari per essere attuali”.
> di Manuela Ragucci