RUBRICA: Il tempo della Poesia
24 Luglio 2018
Napoletano, il dialetto più parlato al mondo
Attestata la grande vivacità ed eterogeneità della poesia a Napoli, ci corre l’obbligo di parlare innanzitutto di coloro i quali non solo scrivono a Napoli, intesa come area linguistica, ma scrivono in napoletano.
Da anni ci si dibatte nella querelle che divide tra quelli che identificano il napoletano come lingua e quelli che lo descrivono come dialetto, la disputa ha più un valore nostalgico e di riscatto romantico, e talvolta più grottescamente di unico baluardo contro il disvalore in cui spesso ci si sente scaduti, che un reale motivo di essere.
Avendo altri mezzi per valorizzare la città, la questione è facilmente dirimibile con un vocabolario di italiano andando alla definizione di lingua: “Insieme di convenzioni (fonetiche e morfologiche, rispetto alla forma, sintattiche e lessicali, rispetto al significato) necessarie per la comunicazione orale e l’espressione scritta fra i singoli appartenenti a una comunità etnica, politica, sociale, consacrate dalla storia, dal prestigio degli autori, dal consenso dei componenti della comunità”.
Poiché il napoletano non ha ancora, unanimamente riconosciute e codificate, le regole fonetiche, morfologiche, sintattiche e lessicali, non si può parlare di lingua ma è ancora un dialetto, aulico, importante, prestigioso, ma un dialetto, purtroppo, foss’anche il più parlato al mondo.
Ma quali sono gli autori che si cimentano con profitto e riconosciuto plauso in questo non facile tipo di componimento poetico: il primo tra i noti è senza dubbio Salvatore Palomba, già autore di molti brani di successo di Sergio Bruni, ha scritto alcune tra le più belle pagine poetiche napoletane; Raffaele Pisani, emigrato per amore a Catania, si è battuto a lungo, e si batte, per la diffusione della poesia con numerose iniziative anche di grande creatività, come la distribuzione di poesie ai guidatori fermi ai semafori, nonché le battaglie portate avanti con numerosi interventi rivolti ai direttori dei quotidiani partenopei. Non manchiamo di ricordare il contemporaneo e sanguigno Mimmo Borrelli che porta avanti un discorso anche e sopratutto teatrale; e ancora Mimmo Grasso, Claudio Pennino, Nazario Bruno, Giovanni Damiano, Ino Fragna, Sasà di Natale, Carlo del Preite e diversi altri. Una nota particolare riguarda quelli che traducono in napoletano i poeti stranieri, citiamo uno per tutti il successo delle traduzioni dei sonetti di Shakespeare (anche musicati) realizzate dal cantautore Gianni Lamagna.
> di Rosanna Bazzano