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Gli Azzurri di Ancelotti a Raggi x

  19 Ottobre 2018

Giocatore per giocatore, tutto il Napoli 2018/2019 dell’allenatore romagnolo

Diciamoci la verità, siamo condannati: quest’anno vivremo con i fantasmi. Per noi napoletani, in verità, non è una novità: il grande Eduardo ha smascherato l’animo napoletano di fronte alla commedia della vita. Nella commedia “Questi fantasmi” il povero “cornuto” Pasquale vive una realtà trasfigurata, non vuole capire la realtà.

Il tifoso napoletano è un po’ Pasquale: non vuole capire la sua realtà, non si rende conto che Napoli ha una storia più di sofferenza che di gioie, ma grida ad alta voce “simm ‘o Napule”, “amma vencere”.

E quest’anno il fantasma sarà quello del Comandante, il tosco-napoletano Maurizio Sarri, l’ultimo Che Guevara pallonaro, l’uomo che ha incarnato lo spirito partenopeo e se ne è fatto portavoce, come il canto della curva: “Difendo la città”.

Ora il toscano tabagista ha sposato il fumo di Londra e si è condito di salsa british, cercando gloria nel ricco Chelsea, squadra del quartiere più borghese e ricco della City, quasi un contrappasso per il proletario figlio di operaio dell’Italsider di Bagnoli quale Sarri nacque.

De Laurentiis, che in quanto a rancore ed a vomitare veleno non è secondo a nessuno, da parte sua denigra tutti i giorni e piccona la leggenda del Comandante, che a Napoli ha perfino degli avamposti oltranzisti come il Soviet Sarrista, ed ha provveduto in tempi record a sostituirlo con un allenatore all’opposto in tutto e per tutto del dogmatico Maestro di campo toscano, un pluridecorato con tanto di quarti di nobiltà conquistata in campo ed in panchina, il flemmatico, bonario e furbo Carlo Ancelotti, che ha più titoli lui in bacheca di quanti ne abbia il Napoli in 92 anni di storia, Maradona compreso.

Il fumantino produttore romano ha consegnato però al sor Carletto la stessa squadra di Sarri con un Reina e Jorghino in meno ed un Milik e Ghoulam in più, recuperati (più il primo che il secondo) alla causa azzurra dopo un anno da lungodegenti, a cui ha aggiunto un terzetto di portieri piuttosto variegato nuovo di zecca, compreso la promessa costosissima di Meret soggetto però spesso ad infortuni, un centrocampista pagato 30 milioni sull’unghia tutto da scoprire come Fabian Ruiz ed un fantasista ventiseienne di buon valore come Simone Verdi, ma non ha preso top player che l’arrivo del tecnico di fama internazionale faceva presagire, come risposta alla Juve dei CR7.

La speranza di De Laurentiis è che il tecnico romagnolo sappia recuperare alla causa anche chi era finito ai margini del progetto sarriano, come i giovani Ounas, Diawara e Rog, più l’enigmatico e super valutato Maksimovic.

Per non dire del misconosciuto Younes, pronto per ottobre, che pure era uno che al decantato Kluivert della Roma faceva vedere la panchina all’Ajax e che ha pure collezionato qualche presenza nella nazionale all’epoca campione del mondo in carico, la Magna Germania, non proprio una squadretta da niente.

Eppure, la stagione per Ancelotti si prospetta piena di incognite.

La prima (il portiere): saprà Meret raccogliere l’eredità ingombrante di Reina (più per la personalità che per le prestazioni effettive?). Ospina nel frattempo non convince…

La seconda (i terzini): saprà Ghoulam recuperare la condizione che lo aveva portato ad affermarsi come uno dei migliori interpreti al mondo nel suo ruolo, dopo un calvario lungo un anno con ben tre operazioni al ginocchio? E la settima scelta Malcuit, arrivato dopo uno sfogliar di margherite da operetta da tre soldi e dopo aver setacciato tutto il mercato mondiale dei terzini destri, saprà rivelarsi un ricambio all’altezza di Hysaj dopo la rinuncia all’usato sicuro del soldato Maggio?

La terza (il regista, l’incognita più grande): saprà calarsi in questo ruolo Marek Hamsik, l’uomo dei record, il napoletano d’adozione figlio di questa città per vita vissuta, investito da Re Carlo del ruolo di Capo delle Operazioni di tutta la squadra? Saprà essere il nuovo Pirlo, lasciando a Zielinski il compito di fare l’incursore ed esplodere definitivamente come le potenzialità enormi pretendono? E dove saprà trovar posto Fabian Ruiz, atteso che Allan è attualmente il più inamovibile di tutti i titolari? Fermo restando che Diawara e Rog reclamano più spazio… E che questo spazio potrebbe ridursi ulteriormente se poco poco il tecnico decidesse di cambiare sistema di gioco passando dal 4-3-3 ereditato da Sarri (che lui sta provando a correggere in 4-3-2-1, con gli esterni alti che si accentrano di più, nel famoso schema da lui brevettato come “albero di Natale”) al 4-2-3-1 che è una derivazione del 4-4-2 sacchiano con cui è cresciuto in campo come in panchina.

La quarta (il centravanti): puntare tutto su Milik mandando via l’unica alternativa fisicamente compatibile come Inglese non è forse un azzardo, atteso che il polacco viene da ben due interventi al ginocchio, i famosi “crociati”? Si attende la sua esplosione quest’anno, e su di lui Carletto giura ad occhi chiusi. Ma nel frattempo Mertens, non sentendosi più titolare inamovibile ma jolly d’attacco (al posto di Milik, o di Insigne, o di fianco ad entrambi dietro la prima punta), come la prenderà dopo 56 gol fatti negli ultimi due anni? La riscoperta ennesima dell’insostituibilità tattica di Callejon l’inossidabile, quanti malumori genererà in Verdi e Ounas che pensavano di trovare maggior spazio nel cambio di allenatore (l’ex bolognese rifiutò di venire a gennaio proprio per questo motivo)? E quando arriverà pure Younes, Insigne sarà disposto a cedere il campo?

Se c’è una cosa però in cui Ancelotti è bravissimo e glielo riconoscono tutti, ma proprio tutti, è la capacità di gestire lo spogliatoio. Non a caso fuoriclasse come Maldini o CR7 lo definiscono il miglior allenatore mai avuto ed a cui sono più affezionati, lo stesso Lavezzi – un caratterino niente male – ha riconosciuto che con il tecnico romagnolo è proprio difficile litigare.

Di certo noi non sappiamo ancora come giocherà il Napoli di Ancelotti perché non va famoso per la sua impronta di gioco, ma siamo sicuri che non rivedremo più il Napoli “talebano” ma straordinario di Sarri.

Non so se il Sor Carletto riuscirà a fare di nuovo 91 punti, cifra mostruosa che però non è bastata per vincere (unico caso nella storia). Ma so per certo che il figlio di Liedholm sa allenare anche la stampa, indigesta al toscano, e la “piazza”, e che da lui ci dobbiamo attendere meno bellezza e più praticità.

Cosa significhi non me lo chiedete: è solo l’ennesimo slogan del mondo pallonaro che vive di stereotipi. Se ciò si tradurrà in successi, “lo scopriremo solo vivendo”, come cantava il grande Lucio di cui in questi giorni si ricorda l’anniversario della morte avvenuta vent’anni fa. Sembra ieri…

> di Umberto Chiariello

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