Non Solo soldi: Italia e Mezzogiorno, Mediterraneo e Sviluppo
14 Novembre 2018
In Europa siamo con altre 28 nazioni
La competizione elettorale del quattro marzo ha prodotto una modalità che, per quanto con una certa lentezza, ha creato un sistema di Governo legato al Parlamento. Secondo questo profilo politico si è affiancato un profilo che appesantisce, per ora, un incrocio tra nord e sud: tra un economia robusta ed un’altra, simmetrica e fragile. L’Unione Europea ha assorbito, positivamente, 28 nazioni e progetta strategie e processi; mentre la recessione economica del 2009 è ormai alle nostre spalle. La ripresa della crescita nel mondo contemporaneo si riprende. Sarebbe veramente problematico, ed anche abbastanza inutile, immaginare una Italia chiusa solo su se stessa. Dal 2013, attraversando i governi Letta, Renzi e Gentiloni, l’Italia aveva trovato la strada di una ripresa, modesta rispetto ai paesi Europei, ma positiva. La Unione Europea ci osserva e spinge verso uno sviluppo affidabile per il 2020. Siamo ancora un paese duale, Sud e Nord più o meno contrapposti, ma non siamo ancora riusciti a collegare il Sud ed il Nord per entrare più robusti in Europa.
Moscovici – Commissario Economico per gli affari economici e monetari – propone una strategia singolare: ricondurre verso una convergenza economica la divergenza che si era allargata dal 2009 al 2017 tra le nazioni europee. Purtroppo, proprio Moscovici e lo stesso Mario Draghi, sono preoccupati per la bassa produttività del 2018 in Italia. La campagna elettorale da Natale alla primavera inoltrata ha consumato tempo per avviare Governo e Parlamento. A partire da settembre riprende la caccia alla crescita ma l’Italia potrebbe essere ridotta ad un PIL annuale inferiore all’uno per cento. La Commissione Europea propone un corridoio che possa attraversare in verticale il Nord dell’Europa ed il Mediterraneo. Al centro, partendo dall’Islanda per arrivare alla Turchia, attraverso la Germania, si nota una traccia positiva e robusta di stabilità. Mentre, partendo dalla Grecia e risalendo verso Italia, Francia, Spagna, Portogallo, e sul lato opposto, verso levante, lungo il percorso che domina il sistema Nord e Sud fino al Mediterraneo, si ritrovano ulteriori nazioni – dalla Norvegia all’Ucraina – con un gap negativo. Al centro della striscia, che passa attraverso la penisola europea, è collocata la Germania mentre intorno, tra Sud e Nord, circolano intorno alla Germania altri Stati che utilizzano l’euro. Ma anche una serie di economie che governano la propria moneta e la rete dei mercati collegati tra loro. Il sistema delle nazioni “latine”, dall’Italia al Portogallo, dalla Spagna alla Francia, si proietta invece verso il Mediterraneo e l’orizzonte di ponente; le altre economie nazionali, che ruotano intorno alla Germania, alimentano il centro del sistema e si allargano verso levante.
L’Italia si presenta in termini preoccupanti: non solo per il Mezzogiorno ma anche per la pianura padana, che ormai è una complessa grande regione strutturata ma rallentata dai tempi delle campagne elettorali e della riorganizzazione degli apparati pubblici. Dal 2009 al 2014 anche il Nord dell’Italia si è divaricato, riducendo la propria capacità di crescita. Ci aiuta lo sviluppo del mercato globale. Logistica, nuove tecnologie, innovazioni, ricerca, risorse umane che aumentano il livello delle proprie competenze e, di conseguenza, produttività crescente sono cinque leve operative che, nel Mediterraneo, ci offrono sia la strada di ponente che quella di levante. Ma bisogna integrarsi nell’Unione e ripulire le molte scorie che abbiamo in casa nostra.
> di Massimo lo Cicero