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Campania, la sfida dell’innovazione

  07 Gennaio 2019

Start up, ricerca e internazionalizzazione. Parla l’assessore regionale Valeria Fascione

La Campania investe in ricerca e innovazione l’1,3% del PIL regionale, in piena media nazionale, con risorse pari a 1 miliardo di euro per la programmazione 2014-2020. “Un investimento importante che conferma una convinzione fondamentale – dice Valeria Fascione, assessore regionale a Innovazione, Start up e Internazionalizzazione -: i Paesi che hanno reagito meglio alla crisi sono quelli che non solo investono in ricerca e innovazione, ma anche che riescono a implementare dei meccanismi dove i risultati arrivavano sul mercato, si innestavano sul sistema produttivo e spingono la competitività dei territori”.

Che ruolo hanno le start up in questo scenario?

Un ruolo fondamentale come acceleratori di innovazione. Noi investiamo sulla valorizzazione del capitale umano e sulla nascita, consolidamento e internazionalizzazione delle start up, con le borse sull’open innovation, sostenendo la connessione con i giovani ricercatori, gli spin off universitari e nel mondo della ricerca, e collegandoli al mondo delle Pmi, ad esempio con i bandi sul trasferimento tecnologico, con fondi per 85 milioni di euro, o con il sostegno a nuovi prodotti e servizi già spendibili sul mercato, con una dotazione di 80 mln per attività di matching.

Quali sono i settori ad alta potenzialità nei quali concentrare la ricerca?

Sono i sette settori della nostra RIS (Research and Innovation Strategies). I nostri interventi sono concentrati sull’ecosistema fatto da centri di ricerca, università, start up, PMI e grandi imprese. Siamo partiti con l’oncologia, intervento voluto fortemente dal presidente De Luca, sviluppato a partire dalle infrastrutture di ricerca e le piattaforme di trasferimento tecnologico, con un investimento di 160 mln di euro. Abbiamo concentrato su dei cluster di ambiti tematici tutti gli attori del territorio: un lavoro di ricezione degli assi di ricerca per definire i bandi che davano un’accelerata alle linee di ricerca individuate.

Ci sono altri ambiti strategici?

L’altro settore su cui concentriamo energie è quello dell’automotive, con un intervento importante da 50 mln di euro per creare in un Comune delle aree interne della Campania un territorio-dimostratore, un test-bed non solo per i player regionali, ma per tutti quelli che lavorano a livello internazionale sulle tecnologie legate alla nuova concezione di auto, da quella senza guidatore alle smart roads. Un Borgo 4.0 che vivrà la sua quotidianità dove verrà sperimentata l’auto del futuro negli ambienti urbani, un dimostratore che non esiste in altre parti d’Europa. Sono di recente andata in Israele con l’ADLER, uno dei promotori di questa idea, che ha sottoscritto un accordo con l’Agenzia Israeliana dell’Innovazione per fare scouting su tecnologie da sperimentare in Campania.

Che impatto ha l’innovazione sulla tutela e la fruizione dei Beni culturali?

Questo è il tema legato al terzo filone di attività, dove abbiamo concentrato 30 mln di euro per mettere in rete tutti i grandi attrattori culturali, per la digitalizzazione degli archivi, con un intervento che tende a farli lavorare insieme e sperimentare nuove tecnologie a prodotti per la fruizione.

Quali sono gli interventi per consolidare l’ecosistema dell’innovazione e il collegamento con i grandi progetti strategici?

Puntiamo a far lavorare insieme tutti gli attori: tutto il sistema che andiamo ad alimentare, con le attività di scouting ed il sostegno ai progetti innovativi, ricade sulla nostra piattaforma di open innovation e open collaboration, dove sarà possibile condividere progettualità e competenze, una sorta di marketplace dove le nostre start up ed i nostri ricercatori potranno rispondere alle sfide dei grandi player.

Tutto questo che ricaduta ha sull’internazionalizzazione?

Da tre anni stiamo facendo un lavoro di ammagliamento con gli hub internazionali dell’innovazione. Abbiamo approvato nel 2016 il Piano strategico, l’unico in Italia che mette insieme le tre componenti vere dell’internazionalizzazione: capitale umano, attraverso il sostegno alla mobilità dei nostri studenti a start up (una sorta di Erasmus in hub internazionali); relazioni con sistemi innovativi nell’area cinese, rapporti strutturati con Berlino, Londra, Israele e Usa.

Dall’innovazione un futuro per i giovani?

La Campania è diventata e sarà sempre più un hub internazionale per la formazione dei talenti digitali: è un asse portante della nostra strategia perché nell’economia della conoscenza le imprese vanno dove c’è la loro materia prima e la loro materia prima sono oggi i talenti, i giovani cervelli e noi abbiamo una materia prima incredibile. Il Polo di S. Giovanni a Teduccio, con la Federico II, va in questa direzione. Partito con l’esperienza della Apple, dove i ragazzi a fine percorso hanno un’alta opportunità di inserimento, si è arricchito con la presenza del working capital di TIM, di Intesa Sanpaolo, con l’Academy a Deloitte, che forma i manager per la nuova impresa 4.0 e adesso con il nuovo centro della Cisco. Inoltre in regione c’è l’unico incubatore certificato nel Sud, Campania NewSteel, e adesso si è aggiunto anche il Competence Center, guidato dalla Federico II, con otto Università campane e pugliesi, e l’adesione di 150 aziende, che sviluppa progetti di trasferimento tecnologico, per accompagnare il sistema delle Pmi nei percorsi di Impresa 4.0.

>di Francesco Bellofatto

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