Destinazione Campania: IL Fascino Delle Aree Interne
11 Gennaio 2019
Viaggio nelle suggestioni e nelle ricchezze delle zone meno conosciute della regione
Atena, la porta della Lucania
È la “porta” della Basilicata. Ai confini con Brienza, Atena Lucana, forse il più antico Comune del Vallo di Diano, è attraversata dall’Autostrada del Mediter-raneo e segna l’inizio della Statale 598 Fondovalle dell’Agri che, attraversando la Lucania meridionale, raggiunge il Mar Jonio. “Siamo baricentrici rispetto ad una vasta area del Mezzogiorno – dice il Sindaco Luigi Vertucci – che guarda da un lato alla Val d’Agri e dall’altro al Vallo di Diano, e con esso alle aree contigue del Parco Nazionale. Il mare del Golfo di Policastro è a mezz’ora di auto”.
Siamo nell’Antica Lucania, quella che abbracciava il Cilento da Paestum a Palinuro e che nell’interno si spingeva no a Buccino. Atena fu fondata dagli Egei Pelagi, molto prima di Sala Consilina e Casilium, l’odierna Padula. Qui, dove si narra ci fosse la Villa di Cicerone, sono rimaste le mura ciclopiche a testimonianza di un ero e glorioso passato, reperti megalitici che sovrastano l’abitato. La pianta ellittica del centro storico, attraversata da strette viuzze, conferma l’origine greca. La Collegiata di Santa Maria Maggiore, nell’area del Forum della città romana di Atina, conserva gli affreschi settecenteschi di Nicola Peccheneda. In paese forte è il culto di San Ciro, Santo arabo, simbolo dell’integrazione tra Oriente e Occidente: “Atena – prosegue il Sindaco – vuole identificarsi come un paese aperto, in lotta contro gli egoismi, per rafforza- re la sua identità e il suo senso di comunità”. E in tal senso Atena ospita, ogni anno, artisti provenienti da diversi Paesi, che danno vita ad un vero e proprio laboratorio multietnico. Inoltre Atena sta puntando allo sviluppo di una serie di attrattori sportivi destinati al turismo giovanile: lo Skyrider, un impianto di volo su cavo che attraversa il Vallo, due ponti tibetani sulla falesia e una parete attrezzata per il free climbing.
> Raffaele Rinaldi, Regista e Attore
La Real Casa dell’Annunziata
Tornerà a rifulgere del suo antico splendore il cancello cinquecentesco, che, su via Annunziata, immette nel portale dell’ingresso monumentale della Real Casa dell’Annunziata, chiuso da oltre trent’anni. L’opera è di alcuni Lions Club della 1° Circoscrizione del Distretto 108 YA con il Lions Club Milano Madonnina, che hanno costituito un comitato per promuovere la riqualificazione della Real Casa dell’Annunziata. Il progetto di restauro è stato redatto da Ersilia Russo del Club Napoli Chiaja e Francesco Grande del Club Napoli Partenope – Palazzo Reale, approvato dalla Soprintendenza ai BB.AA. di Napoli e dal Comune di Napoli, proprietario del complesso. Del cancello non si hanno notizie certe, probabilmente esso fu realizzato nella seconda fase dei lavori di costruzione del campanile, tra il 1540 ed il 1569. La Real Casa della SS. Annunziata, nel centro storico della città e intorno al quale si intrecciano verità e leggenda, può essere effettivamente considerato un complesso emblematico della storia e della cultura partenopea, perché rappresenta la testimonianza della nascita a Napoli, con la dinastia angioina, dello Stato moderno. È il “monumento massimo della pietà dei napoletani che tanto onora la nostra metropoli”, come sintetizzò lo storico ottocentesco Giovan Battista Chiarini, nel commento dell’opera di Carlo Celano, nel 1856. “Come la costruzione dell’Annunziata – dice Francesco Grande, Presidente del Lions Club Napoli Partenope – Palazzo Reale – fu uno dei simboli della nascita dell’Umanesimo, la riapertura del cancello sia il simbolo della rinascita dell’Annunziata, quindi di un nuovo umanesimo. Il giornalista inglese Erin Graig, in un documentario della BBC, ha detto: Napoli ha un problema di Storia. Semplicemente ne ha troppa. Cimiteri greci, rovine romane, castelli medioevali, chiese rinascimentali. È più di quanto una città possa mantenere ed alcuni siti inevitabilmente si sgretoleranno. Dobbiamo impedire che l’Annunziata sia uno di questi”.
> Clotilde Punzo, saggista
Agerola, un albero per ogni nuovo nato
All’usanza vagamente tribale (e neanche tanto vagamente) di festeggiare le nascite a suon di botti – diffusissima, ahimé, in tutto il Sud – risponde ora Agerola con un’idea meravigliosamente geniale ed ecologica: per ogni nuovo nato, si pianta un albero. Non è un caso che l’idea sia nata proprio ad Agerola, paese attentissimo alle questioni dell’ambiente, e più volte premiato fra i comuni d’Italia per la percentuale record di riciclo. E non è un caso che sia venuta ad Antonio Acampora, difensore instancabile del verde cittadino e dei meravigliosi sentieri naturalistici circostanti che hanno reso Agerola famosa nel mondo. Alla nascita della sua prima nipotina, Sophia, Antonio non c’ha pensato due volte, ha ripudiato il rito barbaro dei botti, e ha piantato un alberello. Non resta che invitare tutti a seguire quest’esempio e augurarsi che si diffonda il più possibile. Basta mettere una pianta sul davanzale della finestra. Così, giusto per ricordarci, e ricordare a tutti, che certe gioie profonde vanno condivise con la Natura che ce le regala, e vanno assaporate contemplando il magico silenzio di un bosco o il delicato profumo di un ore, piuttosto che sparando botti, simbolo di un fragore ottuso e di una gioia triviale e inconcludente. Per ricordarci, insomma, che la vita si ricambia con la vita.
> Flavio Pagano, scrittore