Antonello Perillo
17 Luglio 2016
Alla guida del Tgr più social d’Italia
Antonello Perillo, 54 anni, è alla guida della redazione della redazione del Tgr Rai Campania dal 2013. Esperienza giornalistica ultratrentennale, a 360 gradi fra agenzie, carta stampata, tv, web e social network, è da sempre attento ai nuovi media e capace di anticipare le tendenze della professione giornalistica interpretando al meglio le esigenze delle diverse fasce d’ascolto e le caratteristiche dei vari mezzi di informazione. Sua l’idea di lanciare il primo tg regionale su Facebook (poi premiato come quello con i maggiori ascolti in rete fra i tg regionali italiani). Il Tgr Campania guidato da Perillo sarà anche il primo ad avere un proprio sito internet completo.
Come è cambiata la professione del giornalista in questi suoi trent’anni di carriera?
E’ cambiato tutto, a causa delle tecnologie, tranne una cosa per chi vuole continuare a fare bene e con serietà questo mestiere: il rigore nel verificare con attenzione ogni singola notizia e il rispetto della deontologia professionale nel raccontarle. Un impegno che con la mia redazione cerco di assicurare ogni giorno.
Come ha cominciato la sua carriera?
All’inizio degli anni 80, nel settimanale “Napoli oggi” diretto da Orazio Mazzoni, compianto maestro del giornalismo italiano al quale sarò eternamente grato per gli insegnamenti che mi ha trasmesso. Nel mio ufficio ho in bella evidenza un libro sulla sua vita e ancora oggi quando ho qualche dubbio mi rivolgo virtualmente a lui per chiedergli consigli. Poi ho lavorato alla “Rotopress”, agenzia di stampa che forniva notizie sportive, ma non solo, al quotidiano “il Mattino” e ad altre riviste e quotidiani meridionali.
E poi?
Ancora con Mazzoni presso “il Giornale di Napoli”, quotidiano da lui fondato e molto innovativo per l’epoca. Uscivamo con una edizione pomeridiana e pubblicavamo in prima pagina tutti i volti dei protagonisti delle notizie anche di cronaca nera. Un giornale dal taglio popolare, ma con collaboratori di altissimo livello che sarebbero arrivati ai vertici del giornalismo italiano.
Qualche nome?
Dividevo la scrivania con Mario Orfeo, oggi direttore del Tg1 e in passato del Tg2 e del Mattino, e Roberto Napoletano, attuale direttore de “il Sole 24 ore”. C’erano anche Antonio Sasso, altro mio maestro che de “il Giornale di Napoli” è stato direttore e oggi guida “il Roma”, lo scrittore Antonio Galdo, il direttore de “il Denaro” Alfonso Ruffo e il presidente dell’Ordine giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli. Ma l’elenco dei nomi doc potrebbe continuare a lungo: quel giornale è stata una vera fucina di talenti.
Quando è arrivata la Tv?
Con Canale 8, di cui sono poi diventato giovane direttore. E’ stata la svolta della mia carriera, perché ho scoperto lì, sin dal giorno del provino, di essere portato per il giornalismo televisivo.
Quando è entrato in Rai?
Il 23 maggio 1992, ricordo la data esatta perché purtroppo quel giorno fu ucciso il giudice Falcone. In 20 anni sono passato da redattore a caposervizio, vicecaporedattore e caporedattore, fino a diventare responsabile della redazione giornalistica regionale il 18 febbraio 2013.
Come le nuove tecnologie hanno cambiato il modo di fare giornalismo?
Da una parte lo hanno indubbiamente reso più facile, dall’altra però hanno aumentato il rischio che in tanti si improvvisino o si sentano giornalisti e comunicatori solo perché hanno un sito o un blog, o perché si sono imbattuti casualmente in qualche evento riprendendolo con uno smartphone e postandolo sul web. Le notizie invece vanno gestite con la dovuta attenzione sempre, ogni giorno e non una volta tanto, in maniera corretta, rigorosa e autorevole, verificando le fonti e senza farsi prendere dalle opinioni personali.
Giornalisti, insomma, non si nasce e non ci si improvvisa, ma si diventa.
Proprio così. Puoi essere portato e avere una predisposizione, ma poi devi studiare con rigore e coltivarla con metodo e passione. Per questo sono a favore delle scuole di giornalismo, se ben “costruite” naturalmente, perché danno un grande contributo formativo in termini culturali, di tecnica e pratica. Giornalisti si diventa, con la passione e il metodo, la tecnica e i consigli dei maestri e la pratica sul campo.
Qual è stato l’impatto del web e dei social network in particolare sull’informazione?
La tv è diversa dal web, ovvio, ma non possiamo non tenere in considerazione la fondamentale importanza della rete e dunque dobbiamo raggiungere il giusto livello di complementarietà fra i due mezzi. È questa la sfida, che ovviamente riguarda anche la Rai, e della quale mi piace ricordare che sono stato in qualche modo precursore.
In che modo?
Nel 2013 il Tgr Campania è stato su mia iniziativa il primo tg regionale ad essere presente su Facebook. Una scelta che ha dato i suoi frutti, visto che grazie alla presenza sui social, ai link dei servizi della redazione che postiamo anche sulle nostre pagine personali e alla possibilità di recuperare in streaming i notiziari, siamo il tg regionale più seguito in rete.
Fu una decisione facile da attuare, all’epoca?
Diciamo che le incognite erano tante, se pensiamo che allora mancava addirittura una circolare aziendale che regolamentasse la materia. Ma ho insistito, convinto come sono ancor di più oggi della necessità di essere presenti sui social. E infatti tutti i tg nazionali e regionali ormai lo sono.
Perché è importante Facebook per il vostro Tg?
Ti mette in rapporto diretto con la gente che può così elogiarti, criticarti, darti consigli. Tramite la rubrica “Ditelo alla Tgr”, ad esempio, il pubblico ci segnala disservizi o spunti da approfondire ai quali cerchiamo di dare evidenza. Facebook per noi non è un social sul quale “è di moda stare”, ma uno strumento utile e virtuoso per fare informazione.
E’ anche un canale di promozione?
Certo, annunciamo lì le nostre trasmissioni e gli ospiti che avremo o gli argomenti di cui parleremo. Cerchiamo in questo modo anche di avvicinare i giovani alla nostra informazione. La Rai è autorevole e il Tg Campania è fra i più seguiti in Italia, con un totale di 500 mila telespettatori al giorno fra le varie edizioni. Ma non dobbiamo avere la presunzione di vivere di rendita: il nostro pubblico è composto soprattutto da over 40, perché i giovani sono abituati a inseguire le notizie in tempo reale senza aspettare gli orari dei tg e a recuperare i servizi in streaming e dall’archivio video quando hanno tempo e voglia. In futuro dunque questi ottimi numeri potrebbero diminuire, se trascuriamo i telespettatori del domani: la presenza sui social abitua invece i giovani a non lasciarci.
La vostra attenzione al web e i buoni risultati raggiunti hanno portato il Tg3 Campania a un’altra grande soddisfazione: sarete a breve il primo tg regionale ad avere un sito internet completo, vero?.
Esatto: cliccando dai portali Rai sul link Tgr Campania si potrà entrare in un vero e proprio sito di informazione estremamente competitivo, sul quale saranno resi disponibili i servizi del tg a mano a mano che questi saranno realizzati, senza attendere gli orari della messa in onda in tv. Realizziamo così quel giusto mix fra autorevolezza Rai e tempestività, con la tv che si adatta virtuosamente ai tempi del web e dei social. Tutto questo per soddisfare le esigenze informative in tempo reale di cui parlavamo prima.
E’ molto sensibile alle modalità di interazione preferite dai giovani…
E’ significativo cosa accade durante le partite di calcio o in altri eventi: a tanti piace guardare il match e contemporaneamente commentarlo in tempo reale sui social. Ecco perché voglio scendere in campo su questo terreno sempre di più.
di Enzo Agliardi