L’universo racchiuso nei Quartieri Spagnoli
04 Giugno 2019
Santi, furfanti e nobili: scopriamo il lato oscuro della città
Dici Quartieri Spagnoli e pensi ai panni stesi, agli scooter che sfrecciano, alla spazzatura e agli scippi. Tutto qui? Ovviamente no! Anche i turisti l’hanno capito. Internet è un formidabile strumento per chi viaggia e la curiosità è più forte (a volte) di qualsiasi pregiudizio. Chi soggiorna ai Quartieri sperimenta cosa vuol dire ricevere Accoglienza, quella con la A maiuscola, che qui è di casa. Lo testimoniano i numerosi B&B, le trattorie, le botteghe artigiane, i commercianti e due teatri, il Nuovo e la Galleria Toledo. Dove ci troviamo?
I Quartieri Spagnoli sono stretti tra Corso Vittorio Emanuele, via Toledo e via Chiaia. Basterebbe già questa connotazione per intuire cosa può riservare questa parte di Napoli, che chiamare
quartiere è sicuramente riduttivo. È piuttosto un universo, un buco nero che inevitabilmente ci attrae, ci risucchia. La Napoli nobile, aristocratica e borghese, da cinquecento anni deve convivere con il suo lato oscuro, che in maniera complice lo ha anche alimentato, come quando spazzando si vuole nascondere la polvere sotto il tappeto
Il peso della storia.
I Quartieri Spagnoli sorgono nel XVI secolo, quando don Pedro de Toledo decise di alloggiare qui, alle pendici della collina del Vomero, le guarnigioni militari spagnole. Fin dall’epoca della loro nascita, i Quartieri presentarono fenomeni di criminalità e soprattutto prostituzione, legata alla continua ricerca di “divertimento” da parte dei soldati. Lo stesso fecero molti anni dopo le truppe americane, come ricordano anche i versi di molte canzoni, a partire da Tamurriata Nera…
Fino alla seconda metà del secolo scorso c’erano anche i migliori bordelli della città: chiusero il 20 settembre 1958; “il giorno prima San Gennaro non aveva fatto il miracolo”, disse Luciano De Crescenzo…
Sacro e profano
I quartieri ci raccontano anche di donne santificate, come Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe. Nata nei Quartieri, è stata beatificata nel 1843 e santificata da Papa Pio IX nel 1867. È vissuta gli ultimi 38 anni in un palazzo in Vico Tre Re a Toledo. La chiesa a angolo con via Speranzella e la sua costruzione fu voluta direttamente da Ferdinando II di Borbone che, in un rescritto del 12 novembre 1856, ordinò che fosse acquistato il palazzo dove aveva vissuto la Beata. La casa custodisce ancora la sedia dove la Santa riposava quando avvertiva i dolori della Passione, per questo motivo è meta di pellegrinaggio. Oggi su quella sedia numerose donne pregano per ricevere la grazia della gioia di un bambino. E i miracoli spesso accadono, come testimoniano i numerosi ex voto, i fiocchi rosa e azzurri che riempiono le pareti. Ai quartieri anche i femminielli partoriscono. Un rito ancestrale, esorcizzatore, che allude alla vita. I femminielli non sono semplici transgender, sono personaggi intimamente legati alla cultura della città. Mai discriminati, sempre rispettati, anzi per gli abitanti sono beneauguranti, spesso infatti i
bambini appena nati vengono messi tra le loro braccia. Tarantina è l’ultimo dei femminielli, simbolo dei Quartieri Spagnoli, immortalata recentemente anche in un bellissimo murales di Vittorio Valiante.
Cultura e riscatto
La street art è sempre più diffusa nei quartieri, segno di una vivacità culturale che ha nella Fondazione Foqus uno dei motori propulsori. Proseguendo lungo
via Portacarrese a Montecalvario, dove ha sede la Fondazione, si possono scoprire altri murales, di cui uno dedicato a Maradona, un altarino votivo che vuole sanificare uno dei personaggi più
amati città. Proseguendo oltre si incrocia via Nuova Santa Maria Ognibene, quasi a ridosso di corso Vittorio Emanuele. Qui si incontra palazzo Cammarota dove, come ricorda una targa
commemorativa, dal dicembre 1833 al maggio 1835 soggiornò Giacomo Leopardi, trovando nei Quartieri un luogo di accoglienzace riposo per gli affanni della sua malattia. Tra salite e discese un lungo tapis roulant, con la galleria di ritratti napoletani, firmati da Olivero Toscani, ci accompagna fino alla Stazione di Toledo del Metrò: un moderno collegamento tra due parti della città che per secoli hanno vissuto quasi in antitesi e che ora finalmente sono complementari.
> di Arcangelo Pisano