Ercolano e Pompei: I gioielli del passato
18 Luglio 2019
Preziosi manufatti greci agli Scavi pompeiani e gli SplendOri degli ornamenti ercolanesi.
Due occasioni per rileggere il lusso nei secoli.
Un filo prezioso unisce Pompei e le Cicladi. Fino al 5 agosto sarà infatti possibile visitare “Vanity: storie di gioielli dalle Cicladi a Pompei”, una mostra che pone a confronto un cospicuo numero di preziosi monili rinvenuti negli scavi di Ercolano e di Pompei, nel villaggio primitivo di Longola e in altri siti archeologici campani con una collezione altrettanto raffinata di gioielli provenienti da Delos, Santorini, Paros, Thera e Despotikos.
La location scelta per l’allestimento è di grande suggestione e contribuisce a creare nel visitatore un’esperienza assolutamente immersiva. Il Portico della Palestra Grande degli Scavi di Pompei si anima di figure femminili recanti i gioielli protagonisti della mostra. Matrone in pixel-art che, come uscite da un’antica domus, si concedono alla vista di chi le osserva da lontano, per poi decomporsi letteralmente nello spazio nel momento in cui ci si avvicina ad esse. Un gioco sotteso tra vanità ed ostentazione, dove chi guarda è rapito dall’opulenza di anelli, orecchini, fibule, pendenti et similia realizzati in oro, argento, paste vitree, avorio ed arricchiti con perle e gemme preziose. Il percorso è organizzato seguendo un criterio sia cronologico (dall’VIII secolo no all’eruzione del 79 d.C.), sia geografico (dalle Cicladi alla Campania, con un focus su Pompei).
La finalità dell’esposizione è evidenziare come Pompei e le Isole greche abbiano vissuto un’epoca d’oro intorno al II secolo a.C.. I numerosi oggetti esposti rappresentano l’espressione tangibile di un’economia in espansione che accomunava entrambe le realtà, tra loro connesse da fitti rapporti commerciali. Oltre ai preziosi esposti in questa sede, fino al 30 settembre sarà possibile ammirare una collezione di oggetti preziosi esposta presso il Parco Archeologico di Ercolano nell’ambito della mostra “SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano”. All’interno dell’Antiquarium del Parco, oltre allo splendido affresco “Vestizione della sacerdotessa” di norma ammirabile al MANN di Napoli, sono esposti 100 manufatti tra gioielli, monete, suppellettili per banchetti, di cui la maggior parte ritrovati ancora addosso agli abitanti nel tentativo di preservarli dall’imminente eruzione avvenuta nel del 79 d.C..
I materiali, come dichiara il direttore del Parco, Francesco Sirano, “provengono da edifici pubblici, dalle Domus e dalle botteghe dell’antica Herculaneum e restituiscono un’immagine vivida, complessa e felice di questa comunità. Un cospicuo gruppo di reperti fu trovato nel corso degli scavi sull’antica spiaggia, dove come noto si era rifugiato con i propri averi e nell’abbigliamento confacente al rango di ciascuno, un folto gruppo di abitanti della sventurata città in attesa della missione di salvataggio che almeno per loro non andò a buon fine”. Per fortuna questi tesori sono giunti no a noi, vincendo il fuoco e la violenza del Vesuvio. Splendidi ed imperituri essi rappresentano un tuffo nel passato che strizza l’occhio alla modernità, visto che al termine del percorso il visitatore è invitato ad immergersi nell’antica vita ercolanese, indossando virtualmente uno dei gioielli in mostra e scattando un selfie, diventando di fatto “ambasciatore” del progetto. La mostra si avvale inoltre della collaborazione con il Tarì e con l’Istituto di Istruzione Superiore Francesco Degni di Torre del Greco, per tenere viva l’attenzione sulla tradizione orafa ed artigianale campana in un’ottica di continuità temporale con quella che è la mission della mostra stessa: esaltare il significato ideologico e simbolico racchiuso negli oggetti di lusso tipici della società ercolanese.
> di Aurora Rennella