Rubrica “Non solo soldi”: P.A. e Giustizia, le riforme necessarie
31 Luglio 2019
Se vogliamo migliorare le prospettive sull’occupazione e la riduzione del debito pubblico italiano, servono ambiziosi programmi di riforme e bisogna continuare lo schema che, dal 2014 al 2017, aveva portato in crescita il prodotto interno lordo e la ripresa del sistema Italia.
La crescita del PIL registra un calo di circa lo 0,2% nel 2019, prima di aumentare dello 0,5% nel 2020. Il PIL pro capite è a livello di vent’anni fa mentre il livello di povertà rimane elevato, specialmente tra i giovani. La scarsa crescita della produttività, e le significative diseguaglianze sociali e regionali, dovrebbero creare nuove condizioni da affrontare con molta capacità, che per ora non sembra essere sul secondo semestre del 2019.
Il rapporto sul debito pubblico/PIL presenta livelli elevati, al 134%, e rappresenta una importante e dannosa fonte di rischio. Come si dovrebbe migliorare il benessere e riportare il rapporto debito/PIL su un percorso discendente?
Servirebbe una serie di riforme molto ambiziose. Il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dell’amministrazione pubblica, e quella del sistema giudiziario, avrebbe un impatto significativo sul PIL. Il numero degli occupati è aumentato, passando al 58% della popolazione in età lavorativa, ma il tasso di occupazione in Italia è ancora uno dei più bassi tra i paesi dell’euro.
I significativi divari tra i tassi di occupazione sono all’origine delle divergenze nel tenore di vita tra le varie regioni. La qualità del lavoro presenta un livello relativamente basso. Una percentuale sempre più elevata di nuovi posti di lavoro emerge da lavori temporanei.
Tuttavia consideriamo la tecnologia una risorsa costruita dai processi e dalle capacità di chi gestisce l’innovazione. Sono le persone che hanno una logica di spessore quelle che fanno convergere tecnica e tecnologia. Ma è necessario anche incoraggiare la crescita della produttività ed accrescere la concorrenza nei mercati.
Negli ultimi anni, l’economia italiana ha scontato una modesta ripresa, sostenuta dalle condizioni economiche globali, da una politica monetaria espansiva e da riforme strutturali. Ma la ripresa è rallentata e l’Italia continua a subire le conseguenze di una pericolosa incertezza.
> di Massimo Lo Cicero