Un francese napoletano…
23 Ottobre 2019
Tra Parigi e Napoli l’impegno di due giovani artisti per la Commedia dell’Arte
Due giovanissimi artisti, Angela Dionisia Severino e Robin Summa, hanno creato un ponte tra Napoli e Parigi per dare nuova linfa alla più autentica espressione della Commedia dell’Arte: Pulcinella.
Angela, una laurea magistrale in Agraria, da 5 anni si dedica a tempo pieno al teatro. “Oggi sono riuscita ad arrivare ad una straordinaria potenza espressiva – racconta Angela -: lavorare con le maschere svela forme archetipiche molto più chiare rispetto all’indefinitezza dei personaggi che avevo esplorato precedentemente. La maschera ha delle caratteristiche grottesche molto chiare che mi hanno permesso di incarnare dei tipi umani molto precisi, fornendomi degli strumenti scenici agili per interpretare le più svariate caratteristiche umane”. Per Robin l’incontro con il teatro è avvenuto ancor prima della nascita: suo padre, infatti, creava maschere di commedia. “Ho studiato Filosofia a Parigi ed ho insegnato – racconta -, ma dopo la scomparsa di mio padre, nel 2015, mi sono dedicato a questo lavoro per farne rivivere la memoria e il suo spirito artistico”. Da qui la decisione di lasciare l’insegnamento e, nel 2017, venire a Napoli: “Rimasi sconvolto dall’energia di questa città – prosegue Robin – ed ho deciso di continuare qui la mia attività artistica. Ho portato 60 calchi di maschere e ho cominciato a creare maschere in cuoio”. L’incontro tra i due ragazzi consente loro di mettere a punto un vero e proprio progetto di ricerca teatrale: “la Commedia dell’Arte – dice Angela – mi ha avvicinato a un linguaggio più antico, più formale e universalmente riconosciuto”.
“La Commedia – aggiunge Robin – proprio per il fatto che utilizza mezze maschere, concede all’attore di sconvolgerle le forme teatrali: infatti è in perpetua ricreazione proprio perché diventa uno spazio di trasgressione”.
La maschera, da secoli, è usata nei carnevali, come strumento di sovversione dei ruoli sociali, perché concedeva al popolo di esprimersi. “La maschera di Commedia – continua Robin – ancora oggi ci può offrire tante nuove possibilità espressive, sia individualmente che per la società”. L’incontro artistico tra Angela e Robin svela antichi legami che, in nome di Pulcinella, legano Napoli e la Francia: “tra le compagnie francesi che nel XVI secolo girovagavano per l’Italia – afferma Angela – ce ne fu una che giunta in Campania fu colpita dalla comicità di un contadino di Acerra, un certo Paolo Cinelli che durante il loro passaggio per le campagne cominciò a prenderli in giro, deridendoli e beffeggiandoli. La compagnia, notando le sue doti comiche, gli propose di lavorare con loro come servo di scena”. Fu così che Paolo Cinelli, uno dei nomi legati all’origine di Pulcinella, approdò a Parigi. Il suo nome, in francese,infatti si pronuncia“Polsinelli”. Durante uno spettacolo il sipario si aprì mentre Cinelli stava sistemando gli oggetti di scena. Pare che fu talmente bravo a improvvisare davanti al pubblico che la compagnia gli assegnò il ruolo di servo comico. Alla sua morte, poiché il pubblico ancora lo voleva in scena, la compagnia decise di far costruire una mezza maschera che ricalcasse i tratti del suo volto in modo che altri attori potessero continuare a portarlo in scena.
“Pulcinella è, forse, l’ultima maschera vissuta ancora in modo così autentico nella sua città di origine – dice Robin -. A Napoli è ancora possibile incontrarlo in statue, artisti di strada, canzoni, dipinti…Solo Pulcinella può far rivivere in maniera forte tutte la Commedia dell’Arte”. “Sto lavorando a una ricerca su Pulcinella – conclude Angela – perché è un simbolo troppo forte, sentito e abusato, quindi urla, rivendicando un giusto approfondimento teatrale. La popolarità di questa maschera rischia di portare con sé un appiattimento della sua complessità originale. Il mio tenta di recuperare tratti e aspetti come la vicinanza con la morte, la sua femminilità o la connessione col mondo poetico e onirico, che non possono essere allontanati da una maschera come questa che gli opposti li comprende tutti e che si fa carico degli ultimi, dei dimenticati, dei naufraghi e se li carica sulla sua gobba traghettandoli verso la salvezza”.
> di Raffaele Rinaldi