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Boxe, la forza e l’orgoglio

  15 Novembre 2019

Il grande campione di pugilato, olimpico a Mosca nel 1980 racconta sacrifici e “nobiltà” della disciplina sportiva.
In scena al MANN emozioni e sofferenze dentro e fuori il ring

Patrizio Oliva ha un’espressione seria, sottolineata da quel profilo da statua di Fidia che lo contraddistingue da sempre. Lo ricordo alle Olimpiadi di Mosca, nella telecronaca concitata di Giacomo Santini, nell’attesa preoccupata del telecronista e nell’urlo liberatorio dopo il verdetto: “Ha vinto Oliva! Medaglia d’oro, medaglia d’oro!”. Oggi Oliva è un uomo di sessant’anni che coltiva mille interessi: allenatore, motivatore, scrittore e, da ultimo, attore teatrale… I lunghi capelli ricci e neri sono grigi e corti, ma nel suo sguardo scorgi dei lampi che ti permettono di cogliere quanto il suo spirito sia lo stesso di quarant’anni fa, quello del ragazzo che si inginocchia sul ring e comincia a saltellare abbracciando tutti, dopo la medaglia. “Mi sono innamorato di questo sport seguendo mio fratello pugile in palestra – racconta -. Vedevo tirare i pugni a quei sacchi e ne rimanevo affascinato”.

Quindi non è stata una storia di riscatto sociale…

Sai, te lo aspetti, visto che provieni da un quartiere popolare. La boxe è tante cose: forse perciò è lo sport più di successo nel cinema. Pensa a “Lassù qualcuno mi ama”, ispirata a Rocky Graziano: lui era un teppistello eppure, attraverso il pugilato, riesce a redimersi e a diventare qualcuno… ognuno sente di poter percorrere quel sentiero che gli possa regalare il riscatto. Lo sport è una scuola di vita, poiché ti trasmette lo spirito di appartenenza, il rispetto delle regole e dell’avversario: probabilmente è il miglior strumento di inclusione.

Che cosa l’affascinava in questo sport?

Era bello da vedere, esteticamente. Il gesto tecnico mi ha fatto innamorare di questo sport, che è una vera e propria arte. Pensa all’Eneide, alla storia di Darete ed Entello: Darete è considerato imbattibile e nessuno osa sfidarlo, fino a che si presenta questo anziano guerriero che, indossati i cèsti, lo batte inequivocabilmente, costringendo Enea ad interrompere il combattimento… Virgilio gli fa dire che “Or qui vincitore depongo i cèsti e all’arte rinuncio”. All’arte!

Mi ha convinto, lo ammetto: anche perché lo ricordo muoversi sul ring, inafferrabile per gli avversari ed elegante come un nobile. E oggi, cosa può dare in più la boxe ai ragazzi che vengono a sudare picchiando i sacchi?

Oggi è diverso: i ragazzi sembrano più fragili e facilmente compiono gesti estremi di fronte alle difficoltà. Io cerco di trasmettergli quei valori di cui parlavamo prima, perché se prendi i valori dello sport e li vivi in pieno non puoi che portarteli nella vita di tutti i giorni: un atleta onesto sarà un cittadino onesto, perché basa tutto sul rispetto per se stesso e gli altri. E poi… sai cosa è incredibile nel pugilato?

Che cosa?

Per quanto tu possa essere superiore o inferiore, tutto può cambiare in un attimo: un colpo fortunato, un destro d’incontro… è la vita, no?

Lei è stato vittima di verdetti scandalosi come atleta e come CT della Nazionale…

Una persona onesta è una persona onesta: un farabutto rimane un farabutto. Se sei una persona perbene tutto quello che fai lo rispecchia…

Dal ring è passato alla cultura…

Nel libro “Sparviero” racconto la mia storia, quella di un ragazzo che comincia ad allenarsi alla Fulgor e diviene campione del mondo; la storia di un ragazzo che è riuscito a superare i propri limiti fisici con la passione per uno sport bellissimo. C’è tutto in questo libro: il russo che mi scippò il titolo europeo e che poi battei a Mosca, c’è Gambini, c’è Sacco… ci sono io. Dal libro, scritto con mio nipote Fabio, è nato lo spettacolo… “Patrizio VS Oliva” di Alfonso Postiglione con Rossella Pugliese, portato con successo al MANN: anche lì c’è tutto Patrizio, il suo antagonismo con Oliva, il campione. È mettersi a nudo, recitare… E poi, io davvero vorrei che sognare, prima che un diritto, fosse un dovere.

> di Cristiano Esposito

> foto di Anna Camerlingo

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