C’è un futuro per l’industria in Campania?
28 Febbraio 2020
Un forte impulso avrebbero potuto trasmettere all’economia locale, specialmente alle costruzioni, i Fondi europei attraverso i Por (Programmi operativi regionali), ricchi di stanziamenti da utilizzare nelle Regioni del Mezzogiorno nel periodo 2014-2020. In Campania il Por avrebbe potuto erogare 4.951 milioni di euro, una cifra che la collocava al secondo posto dopo la Puglia (7.121 milioni) e quasi uguale alla Sicilia (5.093 milioni).
Purtroppo lo stato di attuazione del Por Campania al 30 giugno 2019 registrava una modesta percentuale delle somme impegnate (il 37 per cento) e dei pagamenti effettuati (il 18 per cento) rispetto alle cifre stanziate. Fattori politico-amministrativi e soprattutto la debolezza progettuale sono le cause di questo flop dei Fondi europei che potrebbero essere revocati dall’Unione europea dopo le proroghe che saranno concesse alla Campania, mentre le assegnazioni delle risorse residue beneficerebbero le amministrazioni pubbliche di altri paesi.
Nel futuro il Mezzogiorno e la Campania in particolare avranno un punto di forza industriale nelle imprese delle biotecnologie che sono già in promettente ascesa sul territorio. È il settore che promette dinamismo e diffusione, innovazione e sperimentazione, impiego di giovani scienziati capaci e di collaboratori che li affiancano.
Le biotecnologie sono pervasive, distinte a seconda del colore. Le biotecnologie “rosse” sono collegate alla medicina, quelle “verdi” affiancano l’agricoltura, quelle “bianche” si applicano all’industria, cioè alla produzione di alimenti, cosmetici, energia.
Il cosiddetto biotech si presenta polarizzato attorno a quattro Regioni meridionali (Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna) che totalizzano l’80 per cento delle imprese, la Campania si colloca al primo posto col 40 per cento delle imprese.
> di Mariano D’Antonio, economista