Napoli, da Est ad Ovest ecco i teatri di quartiere
09 Marzo 2016
Canale primario di confronto tra gli uomini. Specchio privilegiato attraverso il quale la società si interroga. Luogo di divertimento e di riflessione. Catarsi. Il teatro è tutto questo. Ma con l’andare avanti del tempo pare che un po’ ce ne siamo dimenticati. Imperativo categorico è quindi riportare il pubblico in questo luogo. Questa è la sfida dei teatri, e ancor di più dei teatri di quartiere, palcoscenici strettamente legati agli abitanti della zona in cui hanno sede e con i quali evidentemente meglio che in altri casi può svilupparsi un forte legame a livello di identità. Teatri che possono dare impulso a una rieducazione culturale che incida in primis sugli abitanti del quartiere e poi nel resto della città.
Teatri di quartiere come il teatro Troisi, ad esempio, che ha sede a Fuorigrotta, al rione Lauro. «Sarà una stagione ricca e interamente dedicata alla tradizione – afferma il direttore artistico Diego Sanchez – che si rivolgerà principalmente all’Area Flegrea, un folto bacino fino un po’ di tempo fa privo di una struttura teatrale». Sanchez ha “cucito” una stagione che può “vestire” al meglio il suo pubblico. «Sarà un’annata che parlerà soprattutto di comicità. E ciò significa continuare a coltivare, pur nel segno del rinnovamento, una predilezione insita nella vocazione di questo palcoscenico».
Un cartellone che sta vedendo alternarsi sulla ribalta un parterre di interpreti e registi affermati, maestri del calibro di Giacomo Rizzo, Gigi Savoia e Nello Mascia che stanno dando vita a una stagione coinvolgente e appassionante arricchita da momenti musicali come quello con Il Giardino dei Semplici, dalle risate di Simone Schettino al ritorno della sceneggiata con Antonio Ottaiano. E poi una Accademia di teatro napoletano e arti teatrali diretta da Giacomo Rizzo con corsi di canto, recitazione, dizione e danza.
«Daremo ampio spazio ai giovani, a chi è pregno di talento e intende metterlo in mostra, non in televisione bensì sulle dure tavole di un palcoscenico. Nel corso dell’anno sono previsti stage, seminari e master class con personaggi noti dello spettacolo, e inoltre concrete possibilità di lavoro con scritture a fine corso e borse di studio». Una direzione che vorrebbe vedere in sala tanti giovani. «Abbiamo scelto di applicare una politica di prezzi che va incontro alla popolazione – spiega Sanchez – e agevola l’ingresso a tanti ragazzi i quali entrando in contatto con la cultura possono così non cadere sotto l’influenza della criminalità».
Dall’area occidentale della città a quella orientale con un altro teatro di quartiere, il Nest, teatro di Napoli Est dal quale prende il nome. Spiegano i titolari della struttura: «L’idea che ci ha sempre affascinato è stata creare uno spazio alternativo a quelli già esistenti e quindi abbiamo realizzato una stagione con spettacoli mai messi in scena a Napoli. Abbiamo girato l’Italia per scoprire spettacoli che ci hanno suggerito, di cui abbiamo sentito parlare, sbirciato articoli di giornale, visto foto interessanti, letto sinossi intriganti e alla fine abbiamo scelto gli otto che crediamo possano rappresentare la tendenza artistica di questo spazio. Ovviamente, essendo un teatro radicato sul territorio, la stagione lascia spazio a giovani compagnie napoletane, con la speranza che la nostra casa possa diventare quella di tutti i giovani che soffrono l’assenza di un luogo dove creare, provare e mettere in scena. Affinché il Nest diventi davvero il teatro di tutti».
Il Nest nasce nel cuore di San Giovanni a Teduccio come un progetto socio-culturale accolto in una vecchia palestra di una scuola dismessa della periferia est di Napoli, un luogo abbandonato al degrado in cui è stato promosso uno spazio creativo e multifunzionale. Da qui la scelta del collettivo artistico Nest di unire le forze e formare un unico gruppo con l’associazione “Gioco, immagine e parole”, nata nel 1995. Con il lavoro tenace e costante di tutti, quella vecchia palestra si è trasformata in una sala teatro.