In tempi di Covid-19.
09 Aprile 2020
«A Poggioreale, una delle carceri italiane maggiormente affollate, dal 2020 è presente il SerD con prestazioni sanitarie e psicologiche rivolte ai detenuti con problemi di tossicodipendenza. Nel 2016 all’interno del Padiglione Roma, padiglione che ospita detenuti tossicodipendenti, ex nido delle detenute, si sono avviate attività laboratoriali, coordinate dall’Amministrazione penitenziaria e gestite da operatori del privato sociale. Il “Progetto IV Piano” si è avviato per la necessità di far fronte alle scarse attività trattamentali ed educative e offrire ai detenuti le stesse opportunità che garantiamo a tutti gli altri nostri utenti», spiega Marinella Scala.
Il progetto, nell’arco della settimana, attraverso attività sportive, di meditazione e laboratoriali (teatro, bricolage, lettura ad alta voce, sostegno alla genitorialità, italiano per stranieri) coinvolge circa 120 detenuti. Una delle attività più importanti del progetto è lo sportello di ascolto per orientare i detenuti verso misure alternative, le comunità terapeutiche. A causa dell’emergenza coronavirus, però, le attività laboratoriali si sono bloccate, poi si sono bloccate anche trenta persone che si alternano per seguire le attività e, in fine, si sono bloccati anche gli ingressi in carcere e i colloqui con i familiari.
«Il mondo di fuori resta fuori così come resta fuori il mondo degli affetti. E restiamo fuori anche noi che scambiamo emozioni e vissuti con queste persone per tentare di farle andare avanti nei loro percorsi di recupero. E così ci siamo inventati un modo alternativo per comunicare e recuperando le vecchie care lettere», spiega Marinella Scala.
È un modo per gli operatori del SerD di rimanere in contatto con i detenuti, non potendo usufruire di internet e delle miriadi di piattaforme digitali, nelle quali, tutti, oggi più che mai, trovano un modo di stare in relazione con gli altri.
«Per Ogni laboratorio è stato caratterizzato il contenuto delle lettere con una scheda e con esercizi da fare in cella, così come il trainer del basket segue i propri giocatori con una scheda di esercizi, noi seguiamo i detenuti attraverso la corrispondenza. Per il laboratorio di sostegno alla genitorialità invitiamo i detenuti a imparare una favola da narrare ai propri figli. E poi c’è il laboratorio di poesia con una lettura ad alta voce o i laboratori di discussione dove si parla delle difficoltà ma anche delle opportunità di questo momento. Alla fine di ogni laboratorio, ognuno ha la possibilità di esporre le proprie considerazioni, scrivendo su un foglio bianco, che alleghiamo, quello che pensa», continua la responsabile del progetto.
La situazione non è facile, né per chi sta fuori, né per chi è dentro. Stiamo attraversando un momento difficile nei rapporti terapeutici ed è necessario fare anche cose semplici, per raggiungere chi è isolato e non può comunicare con l’esterno. Si spera che alle lettere seguano risposte e la corrispondenza vada avanti per il periodo della emergenza.
Scrivere lettere scalda il cuore anche a noi che, già quotidianamente, teniamo il filo delle vite fragili altrui.
> di Paola Lamberti