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Azioni immediate per gli istituti penitenziari

  10 Aprile 2020

Un piano organizzativo-sanitario strutturale. L’appello di Catello Maresca

«È una bomba ad orologeria, serve un piano strutturale urgente per le carceri». A dirlo al nostro giornale è Catello Maresca, Sostituto Procuratore della Corte di Appello di Napoli, a lui si devono importanti inchieste sul clan dei Casalesi. Di recente gli istituti penitenziari d’Italia sono stati investiti da rivolte innescate a seguito delle misure di contenimento varate dal Governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. «Una situazione davvero complicata, seria e a tratti drammatica denunciata, se con qualche ritardo, anche dal Consiglio Superiore della Magistratura e da Organismi dell’Avvocatura», sottolinea Maresca.

Di recente anche il Papa è intervenuto per sottolineare la gravità e la delicatezza di un settore che purtroppo sembra, almeno a quanto pare, poco attenzionato. «La preoccupazione principale è che mentre siamo presi dalla questione sanitaria, drammaticamente collegata a quella sociale ed economica, – prosegue il procuratore -, sembra che altrettanta attenzione non ci sia per la questione carceraria. Una questione seria in cui ci sono condizioni, come il sovraffollamento delle carceri, le condizioni difficili in cui si è costretti a espiare la pena che sono una bomba ad orologeria. Se scoppia un focolaio, un’epidemia interna a un carcere le conseguenze sarebbero devastanti, ovviamente la premessa è il presupposto che condividiamo tutti. E poi ci sono delle divergenze in ordine alle possibili soluzioni di questo problema ma qui, purtroppo, entra in gioco anche la componente ideologica».

A suo parere, le rivolte che si sono avute negli Istituti Penitenziari sono dovute solo alle misure di contenimento varate dal Governo oppure c’è una regia o delle finalità a noi sconosciute da parte della criminalità organizzata?

In due giorni ci sono state 27 rivolte nelle carceri, pensare che sia una coincidenza a me sembra oggettivamente improbabile. Chi vede dall’esterno 27 istituti penitenziari che in modalità sostanzialmente analoghe, nello stesso momento, decidono di fare qualcosa, si fa un’idea realistica che ci sia una regia. Una regia nemmeno tanto occulta per me che sono abituato a leggere queste cose. Infatti dopo qualche giorno dalle rivolte del 7 marzo, abbiamo avuto un intervento pubblico di un mafioso importante del napoletano, Bastone, che ha assicurato sulla tenuta interna, quasi come se fosse lui il ministro della giustizia. Questi segnali fanno pensare a una regia occulta che, peraltro come spesso fanno, si espone pochissimo a queste situazioni. La criminalità organizzata sta sullo sfondo, controlla, gestisce queste manifestazioni con lo scopo, ovviamente, di trarne dei vantaggi. Vantaggi che sono diretti quando si parla di scarcerare, come poi si chiede da più parti e vantaggi indiretti.

Non ci dobbiamo dimenticare che siamo un paese ad alta densità mafiosa…

Dal carcere si alimentano dei rapporti di forza: i capi dal carcere mandano fuori messaggi per continuare a gestire il clan, dare disposizioni, indirizzare l’attività criminale. Di tutto questo sembra che improvvisamente ce ne siamo dimenticati. Ma purtroppo tutto questo accade, sta accadendo proprio con queste modalità. Avrà letto che non potendo fare i colloqui di persona, le amministrazioni penitenziarie hanno aperto a skype, ai telefonini: una modalità di comunicazione difficilmente controllabile, non sappiamo neppure se vengono registrati i colloqui. Questi sono i vantaggi indiretti. Sono tutte situazioni che noi conosciamo, modalità operative classiche della criminalità organizzata che si stanno materializzando così come noi avevamo previsto e temiamo.

In questo momento, quali sono a suo parere, le misure che si possono adottare per attenuare il sovraffollamento, ovvero questa bomba di diffusione del contagio nelle carceri che non siano indulti o amnestie?

Sono abituato ad approfondire le questioni e parlare con i documenti, con i numeri e con le carte. In questo periodo con il mio gruppo universitario sto approfondendo la questione e abbiamo valutato diverse ipotesi, diverse possibilità operative. Il presupposto è questo, che poi conferma l’opzione ideologia di chi parla di indulto e amnestia, in questo momento, dal punto di vista tecnico – sanitario per assicurare le condizioni del distanziamento sociale, in isolamento all’interno delle carceri italiane ci dovrebbero essere solo 20-25 mila ospiti, superati abbondantemente dalla realtà, con 58 mila detenuti presenti nelle carceri italiane.

In questa situazione non possiamo parlare di un’amnistia o indulto ma di un “libera tutti”, per mandare a casa più di 30 mila detenuti ….

Sarebbe l’entità della situazione se volessimo fare le cose seriamente per assicurare il rispetto dei presidi sanitari della legge. In questa situazione è una follia, mandare 25-30 mila detenuti a casa, con una bomba sociale esterna pronta a esplodere per una serie di problematiche economiche. Se aggiungiamo altri problemi al problema, mettendo fuori dal carcere detenuti che, in questo momento, stanno espiando una pena giusta, datagli dopo un processo regolare, per ristorare quei danni che hanno provocato rubando, rapinando, violentando, uccidendo persone perbene. Questo è il contesto.

Premesso che non si può fare questo, vediamo strutturalmente quali sono gli interventi …

Noi abbiamo individuato due profili: quello strettamente sanitario e quello culturale. Sotto il profilo strettamente sanitario fare il tampone a tappeto a tutta la popolazione carceraria: 58 mila tamponi si fanno in due giorni. Paradossalmente l’ambiente carcerario garantisce meglio la situazione di salute delle persone, perché è un ambiente chiuso. In questo momento è chiuso anche dai pericoli esterni e i casi positivi sono solo 19 su tutta la popolazione carceraria. A monte sostengo anche un’altra questione: abbiamo 38 mila tra poliziotti penitenziari, direttori di carceri, sanitari e operatori che hanno a che fare con il carcere. Tutti questi operatori oggi non hanno nemmeno le mascherine idonee: la prima cosa da fare, quindi, sarebbe mettere in sicurezza tutto il personale. La mia preoccupazione principale è che alcuni interventi normativi, in questo caso di clemenza, possano essere dettati dall’incapacità dello Stato di contrastare situazione straordinarie ma che possono essere fronteggiate.

Quindi le sue proposte sono …

Mettere in sicurezza il personale con mascherine idonee, fare i tamponi a tutta la popolazione carceraria e al personale per isolare le situazioni. E poi interventi organizzativi seri con l’individuazione e l’utilizzo di strutture carcerarie meno affollate come Chiavari, Avezzano e Grosseto. E la riapertura di quelle dismesse come Pianosa e l’Asinara.

Il comparto penitenziario, così come quello sanitario, della ricerca e della scuola, hanno subito negli ultimi anni delle riduzioni di spesa, tra i tagli ci sono anche quelli fatti ai presidi ospedalieri temporanei presenti, ora, solo nelle strutture più grandi. Quale momento migliore per riaprirli?

Ricreare un circuito interno di gestione delle patologie. Il presidio organizzativo immediato prevede dei comparti all’interno del carcere che siano predisposti alla quarantena o addirittura nei casi più gravi all’isolamento della platea infettata. Centri Diagnostici Terapeutici e sezioni detentive riservate esclusivamente a positivi e asintomatici. Ovviamente, con l’apertura di carceri poco affollati è necessario pensare anche all’assunzione di altro personale per la situazione eccezionale che stiamo attraversando. Questi sono interventi strutturali, proposte operative serie e non amnestie o indulto che, peraltro, sono le solite soluzioni tampone estemporanee, che non risolvono il problema.

A suo parere ha senso ridurre il sovraffollamento con l’applicazione di misure alternative e non detentive?

Su questo sfonda una porta aperta. Con il mio gruppo universitario sto proprio lavorando tecnicamente alla stesura di un libro sulla pena. Abbiamo ancora un codice con leggi che risalgono al 1800: è chiaro che si dovrebbe intervenire sulla pena, però, questo è un discorso molto più complesso, un discorso tecnico che coinvolge garanzie costituzionali e andrebbe fatto con tranquillità. Oggi il senso della pena va parametrata rispetto al danno che si è arrecato, non ha più senso far pagare con la privazione della libertà chi ha fatto dei danni economici allo stato. Sarebbe più opportuno fargli ristorare il danno economico e prevedere delle modalità di garanzia affinché il danno non sia ulteriormente commesso. Si potrebbe fare un ragionamento sul sistema delle pene con tutte le garanzie e con tutti gli approfondimenti. Un tema così delicato merita.

Parliamo dell’associazione “Arti e Mestieri” promossa insieme a Rosario Bianco con lo scopo di avvicinare i giovani alle arti e ai mestieri dell’antica tradizione napoletana. Un progetto di educazione sostenibile e solidale che si impegna nella valorizzazione delle risorse locali, culturali, artistiche e umane…

Un modo per stare vicino ai ragazzi, alle persone. Da anni mi dedico a svolgere attività nelle scuole per avere un contatto diretto con i ragazzi, per parlare di temi su cui non ci stancheremo mai di intervenire come la legalità, il rispetto delle regole.

L’associazione si sta attivando anche su altri fronti che sono sempre motivo di impegno civico e di aiuto alle persone. Infatti, la settimana prossima consegneremo 200 pacchi spesa a Scampia, perché il problema sociale è cercare di impedire che la criminalità organizzata, in questo periodo, possa mettere le mani su fette di popolazione per vantare crediti che poi riscuoterà quando sarà finita questa storia. Sul fronte dei tamponi abbiamo avuto disponibilità da Antonio Giordano, noto accademico e oncologo napoletano, direttore della Sbarro (Istitute for Carcer Reserch and Molecular Medicine), di un contributo tecnico per l’esame di tamponi gratuiti per tutti. Da una decina di giorni, abbiamo avanzato la proposta alla Regione di fare i tamponi gratuitamente coadiuvati da alcuni laboratori di analisi del napoletano e siamo in attesa di una risposta.

Lo spirito che anima questi nostri interventi è sempre impegno civico e interventi a favore della gente.

> di Daniela Rocca

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