I Vaccini per il Covid: la riflessione del Pediatra Andrea Manzi.
09 Maggio 2020
“La quasi-immunità dei bimbi e dei neri indica l’efficacia di quelli contro morbillo e tubercolosi”
In un recente articolo del Quotidiano del Sud, il Professor Andrea Manzi, (Pediatra ospedaliero l’Ospedale “S.Maria delle Grazie” di Pozzuoli e Docente di “Pediatria d’urgenza e pronto soccorso pediatrico” presso la Scuola di Specializzazione di Pediatria dell’Università “Federico II” di Napoli) ha illustrato una serie di studi e ricerche che confermano e analizzano la “quasi” immunità dei bambini e dei neri rispetto al Covid 19. La comunità scientifica, e in particolare l’AIFA ha già avviato 13 studi, su 26 autorizzati rispetto ai 114 proposti, su terapie e prevenzione anti Covid19: ma visti i tempi di attesa, il Professor Manzi illustra un’interessante teoria che vede proprio i bambini come protagonisti.
Citando varie riviste, partendo da un articolo apparso su “Science” del 6 marzo 2020, si parla delle cosiddette “cross-reazioni” (Wikipedia: Le reazioni crociate avvengono quando gli anticorpi di uno specifico allergene riconoscono e inducono reazioni immunitarie di tipo allergico a fronte di un allergene proveniente da un’altra specie) tra il Covid19 e i vaccini in età pediatrica: semplificando, alcuni dati dimostrano che determinati vaccini reagiscono anche ad altre infezioni, diverse da quelle per cui lo stesso vaccino è stato somministrato.
Questa possibilità era gia stata dimostrata nel ‘95, da Aaby e Benn, in un articolo pubblicato sul “Bmj” (British Medical Journal), dove si dimostrava che il vaccino anti morbillo aveva effetti protettivi anche contro altri virus e batteri; gli stessi autori nel 2014 hanno poi pubblicato un ulteriore studio che appurava che il vaccino trivalente (Morbillo, Parotite e Rosolia) portava il 14% di possibilità in meno di essere ricoverati per qualsiasi altra infezione. Stesso studio è stato poi effettuato sul vaccino anti tubercolosi: pubblicato nel settembre 2019 da Melinda Wener Moyer, rivela che il suddetto vaccino aveva una risposta efficace anche contro altri patogeni, sia virali che batterici. Uno studio simile è stato poi effettuato anche in Italia, condotto da Antonio Cassone che, in una recente intervista, ha dichiarato: “Il vaccino del morbillo, possiamo dire, che è un cosiddetto vaccino vivo attenuato ed ha un effetto ad ampio spettro, e un meccanismo epigenetico con trainer immunity. Tradotto è uno di quei vaccini che non agisce soltanto sulla malattia specifica, ma protegge anche da altre infezioni”.
Inoltre, prosegue il professor Manzi, c’è chi adduce l’immunità dei bambini nei confronti del Covid19 ad una conseguenza della “cross-reattività” con gli altri tipi di Coronavirus, che solitamente portano epidemie “innocue”, come febbre, raffreddore, gastroenterite, senza complicazioni cliniche; altre scuole di pensiero invece smentiscono la teoria ritenendo che le precedenti esposizioni al ceppo del Coronavirus possono invece innescare le reazioni più violente al Covid19. Anche sulla stessa contagiosità dei bambini, ci sono studi che dimostrano che i bambini sono di solito poco sintomatici e con cariche virali molto deboli, ed è per questo che in quella fascia d’età il virus non ha attecchito; altri ancora sostengono invece che probabilmente sono gli stessi bambini i primi ad ammalarsi ed a contagiare i nonni con cui trascorrono molto tempo. In Italia è poi intervenuto il professore Lorenzo D’Antiga, direttore del Centro Trapianti Pediatrici dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, che tratta bambini avviati a terapie immunodepressive: secondo il professore, non c’è prova che i bambini immunodepressi hanno più rischio di conseguenze severe da covid19; questo perchè le reazioni gravi del corpo al virus sono una risposta del sistema immunitario che, quindi, se depresso, non scatena l’insorgenza di una reazione grave.
Ciò che appare interessante è il collegamento che il professor Manzi fa notare tra la quasi immunità dei bambini e quella dei neri; nello specifico richiama le riflessioni del professore Giuseppe Remuzzi, che si focalizza sulla vaccinazione antitubercolare che parrebbe attuare quella che è la “cross-reattività”, ovvero combatte anche ulteriori patogeni, oltre a quello per cui lo stesso vaccino viene somministrato (nello stesso modo in cui il vaccino trivalente protegge i bambini). La teoria ha di fatto portato anche lo stesso OMS a chiedersi se il vaccino per la tubercolosi riduca il rischio di infezione da Coronavirus, tanto da iniziare degli studi. A supporto di questa teoria viene citato anche il professor Remuzzi che sottolinea che in Africa i bambini a cui è stato somministrato il vaccino antitubercolare sono protetti non solo dalla tubercolosi ma anche da altre infezioni.
Sulla base di queste teorie e studi, l’articolo si conclude con un’interessante riflessione del professor Manzi: in attesa di un efficace vaccino contro il Covid19, e vista l’azione protettiva del vaccino trivalente, si potrebbe promuovere una vaccinazione di massa della popolazione, iniziativa che, inoltre, aumenterebbe indirettamente anche “l’immunità di comunità” verso il morbillo, la parotite e la rosolia; e propone anche la stessa vaccinazione antitubercolare, sia per la teoria di cui sopra, sia per bloccare l’aumento della tubercolosi che gli infettivologi denunciano periodicamente in Occidente.
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