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I BAGNI DELLA REGINA GIOVANNA

  09 Luglio 2020

Un tuffo nella storia e nella leggenda

La villa del Capo di Sorrento si inserisce all’interno di quel fitto panorama di ville marittime della penisola Sorrentina, spartiacque tra il golfo di Napoli e il golfo di Salerno, protesa nel tirreno quasi a toccare l’isola di Capri. Un viaggiatore che si fosse recato qui tra il I sec a.C. e il I sec d.C. avrebbe assistito ad uno scenario incredibile di abitazioni private disposte sulla costa senza soluzione di continuità.

Un’immagine eloquente di tale panorama residenziale è ben espressa dal geografo Strabone: “Tutto il golfo (da Miseno a Punta Campanella) è ornato in parte da città, in parte da case e da piantagioni, così uniti fra loro, da sembrare un’unica città. A tutti codesti luoghi sovrasta il monte Vesuvio, tutto coperto di bei colti fuorché nella cima. Questo è ciò che appariva a Strabone del nostro litorale e che soprattutto in età augustea divenne punteggiato di ville costiere dove i potenti di turno si davano all’otium. Per raggiungere la villa bisogna incamminarsi per 20 minuti dalla piazzetta di Capo di Sorrento, una passeggiata piacevole durante la quale si alternano profumi del mare e della vegetazione. La villa risale al I sec. d.C. e apparteneva probabilmente a Pollio Felice, un ricco esponente di una nobile famiglia di Pozzuoli. Tutta la terrazza tufacea e calcarea era un unico alternarsi di portici, esedre panoramiche, discese a mare, ninfei e peschiere ricavate nella roccia. Banchine, moli di attracco e scali di alaggio completavano gli apprestamenti marittimi di questa sontuosa dimora. Per la sua posizione geografica protesa lungo tutto il promontorio, la villa offre la possibilità al visitatore di poter osservare tutto il golfo di Napoli fino all’isola d’Ischia. La villa del capo di Sorrento può essere considerata una delle ville più esemplari della penisola Sorrentina sia per stato di conservazione che per le sue caratteristiche architettoniche. L’intero complesso copriva un’area di circa 30.000 mq sfruttando a pieno la bellezza del paesaggio. Il poeta Stazio ci fornisce una suggestiva descrizione: “Da essa in stanze opportunamente disposte, si può godere la prima luce dell’alba e l’ora del crepuscolo… un’ala della casa trema per il fragore delle onde un’altra ignora invece i flutti e preferisce il silenzio dei campi”. La villa e il Capo di Sorrento sono note alla tradizione come “Bagni della Regina Giovanna” perché pare che la regina Giovanna d’Angiò, sovrana di Napoli, frequentasse le coste sorrentine e in particolare questo ameno luogo con le dame di compagnia e i suoi amanti; sono molti i racconti della tradizione popolare infatti che le attribuiscono relazioni discusse. La villa è costruita attraverso un sistema di terrazze digradanti ricavate nella roccia calcarea e discendenti fino al mare. Ogni terrazza sfrutta la particolare orografia di declivi e pendii. La villa si articola in una pars rustica e in una pars maritima. La pars rustica è localizzata sulle terrazze a monte del complesso e corrisponde alla porzione di proprietà destinata allo sfruttamento agricolo, abitata dai coloni che provvedevano all’economia della villa. La pars maritima rappresenta invece l’insieme degli edifici distribuiti sulla piattaforma calcarea prospiciente il mare e costituiva la parte più lussuosa e rappresentativa della villa.

La pars rustica e la pars maritima non erano entità a sé stanti, bensì risultavano collegate da un sistema di rampe degradanti costruite tra una terrazza e l’altra e intervallate da un bacino d’acqua naturale di grande bellezza scenografica. In tal modo ai quartieri di abitazione si giungeva sia dall’alto del promontorio che via mare. Quest’ultimo accesso era possibile attraverso la stretta apertura naturale della roccia che divide il bacino dal mare aperto, passando sotto l’arco e giungendo così al piccolo molo. L’aspetto spettacolare del porto interno, il “bagno della regina Giovanna”, con il suo connotato architettonico, coprendo grande parte della roccia fa parte dell’elaborata modificazione della riva della villa. La scogliera e il bacino d’acqua oggi sono meta di numerosi turisti e bagnanti. Al di sopra dell’apertura naturale fu costruito un ponte di collegamento tra la domus e la villa a mare. Su di esso sorgeva anche un meraviglioso terrazzo ed un passaggio coperto di collegamento. I lati sud ed ovest di quest’ultimo ambiente sono quasi completamente distrutti. Nel lato est sono visibili sei vani con volta a botte aventi funzione di terrazzamento. Originariamente essi dovevano essere coperti di stucco di cui ancora oggi vi sono tracce. Altri quattro vani con apertura all’esterno sostenevano altri due terrazzi che giravano verso il lato nord della casa. Su questo lato vi sono quattro stanze con volte decorate e pavimentazione a mosaico. Per il rifornimento idrico sia la pars rustica sia la pars maritima venivano alimentate da un sofisticato sistema di cisterne con volte a botte. L’intera struttura relativa alla pars maritima consiste in muri in opus reticolatum realizzati nel tufo grigio locale, detto appunto “sorrentino”, e in tufo giallo napoletano. Anche se rimangono incerte le attribuzioni della villa di Capo di Sorrento a Pollio Felice e quindi anche della descrizione fatta da Stazio, (alcuni studiosi infatti sostengono che Pollio Felice era il proprietario della villa della Punta della Calcarella, e capo di Sorrento quindi appartenesse ad un atro ricco patrizio) rimane di sicuro il fascino di un luogo unico che solo la costiera sorrentina può regalare grazie alla perfetta sintesi tra storia e paesaggio.

di Arcangelo Pisano

 

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