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LA REGGIA PIÙ GRANDE DEL MONDO: CUORE DEI SITI BORBONICI

  11 Aprile 2017

Mauro Felicori: La Versailles italiana diventa motore della cultura e dello sviluppo sul territorio

E’ la Versailles italiana fatta costruire da Carlo II di Borbone. Da vent’anni il Palazzo Reale più grande del mondo, con la sua facciata che si estende per circa 250 metri e il parco che si estende per 3 chilometri su 120 ettari, è a pieno titolo nel patrimonio mondiale UNESCO.

Un forte attrattore per il turismo culturale della Campania, visitato nel 2016 da oltre 650mila persone, con una crescita del 30% rispetto ai 490mila del 2015.

Merito di Mauro Felicori, manager culturale bolognese, da poco più di un anno Direttore della Reggia di Caserta.

Direttore, proviamo a spiegare che cosa c’è alla base di questo successo…

Essenzialmente ho puntato a migliorare l’accoglienza, aumentando il livello di manutenzione e le pulizie. Siamo partito dai restauri delle facciate e dei cortili: la Reggia è stata negli ultimi mesi un grande cantiere che però, come vede, non ha assolutamente inciso sul flusso delle presenza, in costante aumento. Poi ho provveduto a liberare i locali, in particolare quelli del piano nobile, da funzioni improprie, e restituirli alla conoscenza della storia, anche architettonica, del Palazzo.

Qual è il ruolo della Reggia rispetto al territorio?

Importantissimo: un centro di propagazione di quanto esprime la cultura, e non solo nell’area casertana. In questo la Reggia ha un’importante responsabilità economico-sociale, anche in termini di ricadute turistiche su tutta l’area. Per questa ragione, con un forte lavoro di comunicazione, stiamo intessendo una rete di rapporti con il territorio, “adottando”, in un certo senso, gli altri beni culturali. Qui, più che altrove, la cultura deve rappresentare un concreto fattore di sviluppo.

In che modo?

Facendo una buona comunicazione cerchiamo di trasmettere un’autentica passione non solo per il Palazzo Vanvitelliano, ma anche per tutto ciò che lo circonda. Qualche risultato già si intravede, con una comunicazione allargata con la Reale Tenuta di Carditello, che dista appena una decina di chilometri. Alimentare i flussi di pubblico comporterà ricadute su tutta l’area circostante: per questa ragione sto girando il territorio, in particolare i siti borbonici e l’Appia, costellata da resti romani e importanti realtà come il Museo Campano di Capua, che custodisce testimonianze storiche come la serie delle “Matres”. Negli oltre 50 siti borbonici, che dovrebbero costituire il sistema di attrattori che gravita attorno alla Reggia, vanno inseriti anche quelli nati come progetto agricolo o industriale: penso a San Leucio, per il quale sto definendo con il Comune forme di collaborazione per restituirlo alla fruizione turistica, o all’Acquedotto Vanvitelliano, che dal Taburno forniva l’acqua non solo alla Reggia, a San Leucio e a Carditello, ma anche per l’irrigazione dei terreni agricoli. Anche con Benevento stiamo pensando a forme di promozione integrata. Ripeto: la parola d’ordine è fare sistema, da soli non si va da nessuna parte. La Reggia deve rappresentare una sorta di fratello maggiore per i tanti siti più piccoli: il turista viene più volentieri se la sua visita si inserisce in una cornice paesaggistica interessante e in un contesto di altre aree da visitare.

La Reggia è la cornice ideale per grandi eventi…

Dopo il restauro del Piano Nobile, ospiteremo un Centro Congressi di rilevanza internazionale e attività espositive, oltre alla collocazione definitiva di Terrae Motus di Lucio Amelio e mostre di artisti come Paolo Bini, vincitore del Premio Cairo. Siamo aperti alle iniziative di chi opera sul territorio, purché le attività proposte siano compatibili con il prestigio della Reggia.

Sul fronte della promozione, a quali mercati turistici vi rivolgete?

Puntiamo a far conoscenza la Reggia al pubblico internazionale, ma lavoriamo anche sul mercato italiano, che fa registrare percentuali di presenza ancora basse. Da questo punto di vista occorre che le istituzioni supportino questa crescita con i necessari interventi. Ad esempio il treno storico è stata un’esperienza divertente, ma va risolto il problema dei trasporti con Napoli e Roma potenziando gli Intercity e adeguando i collegamenti.

> di Francesco Bellofatto

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