Incurabili: l’ospedale tra Storia e Progresso.
31 Ottobre 2017
Incurabili: l’incredibile patrimonio artistico e culturale di un luogo unico al mondo.
L’ospedale degli Incurabili è stato per secoli un modello, ammirato e copiato in tutta Europa.
La sua storia, iniziata nel 1521 per volere di Maria Lorenza Longo, non è solo legata alla sua splendida farmacia, gioiello architettonico barocco-roccocò, ma anche e soprattutto ai suoi incredibili successi scientifici. Questo istituto è stato infatti capace per decenni di coniugare ricerca medica di altissimo profilo e cura della parte più povera della popolazione.
Insomma, scienza e carità.
E, in fondo, fu proprio per questa ragione che si rese necessario ristrutturare l’antica spezieria cinquecentesca e dotare questa struttura di una farmacia che fosse all’altezza di un progetto tanto ambizioso.
Ma, per comprendere realmente l’importanza che ha avuto l’Ospedale degli Incurabili è forse necessario richiamare, meglio ancora se a voce bassa, una parola che evoca reazioni controverse, vale a dire la “Cannabis”. Su questa sostanza si discute da anni sia per una eventuale liberalizzazione del commercio per uso voluttuario, sia perché rappresenta una delle frontiere per la cura di alcune malattie e per la cosiddetta terapia del dolore. Ebbene, negli anni Ottanta dell’Ottocento, Raffaele Valieri, primario dell’Ospedale degli Incurabili, curava con sigarette e altri rimedi a base di Cannabis l’asma e una serie di malattie nervose. I pazienti di Valieri non erano malati terminali o irriducibili tossicomani, ma gente povera che soffriva di malattie conseguenti la loro miseria. Il medico napoletano, per questa ragione, si preoccupò di abbassare i costi delle cure sostituendo la costosa Cannabis indiana con quella coltivata a Frattamaggiore e ad Aversa, allora centri di eccellenza mondiale, sia per quantità che qualità, nella produzione di questa pianta. La Cannabis campana infatti era ugualmente efficace, bastava solo somministrala a dosi doppie rispetto a quella indiana. Valieri raccolse le sue esperienze mediche in un bellissimo libro pubblicato nel 1887, “Sulla canapa nostrana e i suoi preparati in sostituzione della Cannabis Indica” che non sfigurerebbe nel panorama scientifico attuale.
Gli ottimi risultati ottenuti da Valieri furono resi possibili dalle incredibile possibilità che il suo ospedale gli metteva a disposizione: la già citata farmacia era un laboratorio tanto prestigioso quanto efficiente, a cui si aggiungeva un gabinetto per le inalazione non così comune nei sanatori dell’epoca. Il tutto arricchito da incredibili opere d’arte perché nel Settecento si riteneva che quadri e sculture potessero rinfrancare i medici e, in qualche modo, aiutare i malati a guarire.
Il Complesso degli Incurabili del resto è stato luogo di incontro tra saperi nella sua accezione più ampia, capace di gestire un equilibrio perfetto tra scultura e scienza medica, tra farmaceutica e pittura, tra conoscenza libresca e pratica sui pazienti, tra originali terapie e confronto fecondo con le esperienze di altri Paesi. Un luogo di vera e appassionata avanguardia culturale, forse insuperata, certamente apprezzata e tenuta in gran considerazione per secoli e di cui oggi non si può non sentire una malinconica mancanza.
Oggi il complesso conserva la preziosa Farmacia Storica, la parte meglio conservata dell’antico ospedale. Capolavoro del barocco-roccocò, è al tempo stesso efficiente laboratorio del farmaco e luogo di rappresentanza per l’élite scientifica dell’Illuminismo napoletano.
Realizzata da Bartolomeo Vecchione, è composta da due sale con l’originaria scaffalatura in legno, sulla quale sono collocati circa 400 preziosi vasi in maiolica dell’epoca, realizzati da Donato Massa.
Dal 2010 la storica farmacia e la chiesa di Santa Maria del Popolo fanno parte del Museo delle arti sanitarie, affidato alla gestione dell’Associazione “Il Faro d’Ippocrate”, presieduta dal prof. Gennaro Rispoli.
> Roberto Colonna