SEMPRE PIÙ CONNESSI I GIORNALISTI DI DOMANI
11 Gennaio 2018
I giornalisti per Carlo Verna, Presidente dell’Ordine Nazionale: Riformare i canali di accesso.
La battaglia contro la precarietà e per garantire il pluralismo dell’informazione.
Carlo Verna, 59 anni, napoletano giornalista Rai nonché voce storica di “Tutto il calcio minuto per minuto” e del nuoto, è il nuovo presidente del Consiglio dell’Ordine nazionale dei Giornalisti. Dopo la laurea in Giurisprudenza all’Università Federico II nel 1981 una borsa di studio in Rai, dove è stato definitivamente assunto nel 1986 ai servizi giornalistici. Giornalista pubblicista dal 1977 e professionista dal 1987, è stato segretario dell’Usigrai dal 2006 al 2012 e vicedirettore della Tgr Rai fino ad agosto 2015. Tra i riconoscimenti ottenuti, nel 2012 il premio Coni-Ussi come miglior giornalista radiofonico dell’anno e, nel 2013, la targa Provenzali dell’Unione nazionale cronisti. “Il giornalista – sottolinea Verna – resta il postino del diritto di sapere del cittadino. Proprio per questo abbiamo iniziato la consiliatura scendendo in piazza insieme alla Fnsi. La strada per il recapito in Italia oggi gli è interdetta da violenze, minacce, ostacoli di vario tipo. Senza la libertà d’informazione il giornalismo non ha una sua ragion d’essere. Abbiamo già avuto una prima risposta dal ministro Minniti che ha annunciato la costituzione di un centro di coordinamento per la sicurezza del giornalista, che lo stesso titolare del Viminale presiederà e di cui farà parte anche l’Ordine dei Giornalisti. Ma occorreranno interventi anche per impedire le querele temerarie, ovvero tutte quelle azioni giudiziarie che hanno il solo scopo di mettere il bavaglio. Per quanto riguarda, invece, il ruolo sotto il profilo soggettivo, fare oggi il giornalista significa portare con sé una grande responsabilità, perché il giornalismo professionale deve saper ritrovare la sua identità nell’era del citizen journalism”.
Quali sono le principali criticità che la categoria deve affrontare?
La prima è la crescente precarietà del giornalista sempre più (mal)trattato a cottimo, senza tutele e garanzie, dunque esposto a richieste e pretese che non lo rendono libero. Poi c’è il problema delle minacce fisiche e giuridiche di cui dicevo prima. Ma quello di cui dobbiamo occuparci come Ordine è l’accesso. Riforma, riforma, riforma sono le tre priorità. Le regole del 1963 sono totalmente anacronistiche. Uso un’immagine per spiegare. Pensare allo scenario di oggi 54 anni fa avrebbe significato quasi immaginare un aereo nel medioevo. Il mestiere si apprende a bottega quando la bottega c’è ed è rilevante come all’epoca, quando c’era solo il servizio pubblico radiotelevisivo, l’Ansa e i grandi giornali, vere navi scuola. Oggi è difficile pensare ad ambienti redazionali formativi, visto anche che i praticantati nei grandi giornali non si stanno più facendo. Occorrerà, dunque, pensare a un canale unico di accesso per formazione, come in tutte le altre professioni.
Quali sono, secondo lei, le opportunità ed i pericoli dei nuovi media?
Tante le prime e tanti i secondi. Fino a qualche anno fa gli strumenti per poter parlare a una pluralità di persone erano riservati a pochi. Oggi c’è una tribuna per chiunque, tanto che quando si parla di scoop non si ricollega il termine esclusivamente al giornalista. L’offerta si è moltiplicata e questo da un lato aumenta il pluralismo, dall’altro ha un effetto di polverizzazione che toglie anche incisività sull’opinione pubblica.
Che spazio c’è per i giovani nel mondo dell’informazione?
Se pensano a fare la professione del giornalista del tempo che fu, di spazio ne troveranno poco o niente. I numeri sono implacabili e già rivelano un divario incolmabile fra gli oltre 100 mila iscritti all’Ordine dei Giornalisti e le posizioni previdenziali attive. Sarebbe lunga la spiegazione dei dettagli, ma il dato che emerge a tutto tondo è questo. I giovani, però, devono tutt’altro che perdere la speranza di poter fare quello che chiamiamo il mestieraccio. Anzitutto puntando sulla formazione e non sull’ottenimento in qualche modo del tesserino professionale. Come detto proveremo a far cambiare le regole dell’accesso e ci vorrà il tempo necessario per l’interlocuzione col legislatore, ma già da oggi si può scegliere se preferire diventare dei bravi giornalisti acquisendo abilità a tutto campo o se accontentarsi di entrare in un recinto. Il suggerimento naturalmente è quello di seguire la prima strada, anche perché così ci si crea una rete di protezione utile per fare altro qualora non si riuscisse ad entrare per la porta giusta nella professione giornalistica. Il mondo in movimento è quello del web. Nessuno pensi di poter fare il giornalista perché gli piace scrivere e basta. Tra i primi inviti che ho ricevuto dopo l’elezione a presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti c’è stato quello al Festivalglocal promosso da Varese news in occasione dei 20 anni dalla nascita della testata on line. Una finestra su tante possibilità non sufficientemente conosciute ed esplorate. Ai giovani direi se volete fare i giornalisti cominciate a connettervi.
>di Francesco Bellofatto