Il tempo della poesia: Mimmo Borrelli, lo spettacolo della poesia
23 Novembre 2018
Racchiudere in un numero contato di battute la poesia eruttiva del flegreo Mimmo Borrelli è come cercare di contenere la lava stessa, arginare il magma bollente d’ ‘O Monte a mani nude.
Formatosi alla cattedra di Ernesto Salemme, latinista, fratello del ben più noto Vincenzo, Mimmo si avvicina giovanissimo alla scrittura creativa e alla drammaturgia, nella quale egli travasa una complessa e avvincente versificazione, rutilante e vivida, ancor più accesa dal dialetto proprio della sua terra, e che già è appartenuto all’opera potente e innovativa del poeta Michele Sovente.
Esordisce con ’Nzularchia, e subito s’impone alla scena teatrale italiana, di parola in parola, di verso in verso, oggi, con il suo ultimo lavoro “ ‘A cupa” si attesta ai vertici del teatro italiano, con un lavoro onirico che veste i panni ora di sogno ora di incubo, piegando la poesia e la musica dei suoi versi ai toni spossanti eppure attraenti del suo narrare. Il bene e il male del mondo, le bassezze sordide di cui è maleolente l’animo umano sposano così potentemente il suo linguaggio da violentare lo spettatore e catturarne senza scampo l’attenzione.
I suoi versi, portati in tour per l’Italia insieme a quelli dei maggiori poeti napoletani di ogni tempo, in un recital poetico dell’attore Toni Servillo, onorano così la cultura napoletana e il genere poetico trova così in Borrelli un potente testimonial di una letteratura che si fa ancora materia alta, in mani sapienti.
> di Rosanna Bazzano, poetessa