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Il Tempo della Poesia: Cosa resta delle avanguardie

  22 Gennaio 2019

La grandissima tradizione della poesia sperimentale e di avanguardia a Napoli si attesta fin dagli anni ’50 e ‘60, quando si è fatta fucina di centri di aggregazione di progettazione sul piano dell’innovazione verbo visuale e delle sperimentazioni più avanzate e dell’incontro con diverse discipline artistiche specialmente visive teatrali e musicali.

Di questa fusion tra il classico e l’ardito, e di cosa resta oggi delle vecchie avanguardie, chiediamo al direttore, coordinatore redazionale della rivista Levania, il poeta Eugenio Lucrezi.

Premesso che Eugenio ha una formazione che nasce negli anni ’80 quando entra a far parte dell’officina della rivista “Altri Termini” diretta da Franco Cavallo, nella quale ha interagito e collaborato con poeti come Mariano Baino e Biagio Cepollaro, Gianni Fontana e Felice Piemontese, contemporaneamente ha coltivato la tradizione letteraria da quella classica a quella partenopea del grande periodo seicentesco del Barocco.

“Da qualche decennio – spiega Lucrezi – la situazione si è appiattita e normalizzata, molti fronti di discussione teorica sono arretrati di tanto e i gruppi organizzati programmaticamente si sono via via dissolti. Oggi la situazione è disgregata e le realtà operanti sono più che altro individuali e scarsamente collegate tra loro. La poesia è basata su una concezione di superamento dell’idea di stile, nel senso che ogni opera deve essere necessariamente il risultato di un ricominciamento da zero. Questo perché la continuità progressiva dell’avanzamento stilistico, inteso come sintesi di un gusto condiviso e sensibilità individuale dell’autore, si è interrotta definitivamente più di 100 anni fa, secondo me”.

“Con la fine dell’epoca della rappresentazione mimetica della realtà, l’esplosione palingenetica delle avanguardie di un secolo fa, il costituirsi della società di massa, l’avanzare dei nuovi media, cinema, internet ecc., delineano – conclude il poeta – il definitivo tramontare di quelli che sono stati gli avanzamenti lineari e progressivi delle varie tradizioni nelle arti”.

Levania, la cui redazione è composta da poeti e critici (oltre ad Eugenio Lucrezi che la coordina, Enza Silvestrini, Marisa Papa Ruggiero, Paola Nasti, Enzo Rega, Marco de Gemmis, Emmanuel di Tommaso, Carmine de Falco e Antonio Perrone) nasce nel 2012 con l’intento programmatico di indagare e di raccogliere quanto di meglio venga prodotto, sia in Italia che all’estero, nel campo della poesia, con grande curiosità e senza preclusioni di poetiche, compito difficilissimo perché oggi il campo si è enormemente allargato, sia in campo politico che su quello delle ideologie artistiche.

Il tentativo della redazione e quello di superare queste difficoltà sviluppando un’attenzione particolare nei confronti delle novità, senza trascurare le realtà locali, che oggi sono rilevabili con non meno difficoltà di quelle geograficamente o culturalmente più distanti.

> di Rosanna Bazzano

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