Cronache dalla Città: Le zie chimiche
15 Febbraio 2019
L’inverno dolce di Napoli è il periodo migliore per “l’intalléo”, la perdita di tempo romantica. Vado a perdere un po’ di tempo, accussì…,- racconta il flâneur napoletano – che se ne va in giro svagato, indugiando sulle bellezze mai viste abbastanza, sedendosi sulle poche panchine e guardando la città dalla sua sottoveste.
Sono però, questi che s’intalléano, target succulenti per il bancarellaro napoletano, anatre a pelo d’acqua da impallinare senza neanche prendere la mira, anime vergini a cui togliere le virtù dal portafogli. La preda è il passeggiatore in libera uscita, libero dalla moglie che sarà dall’estetista a farsi depilare la peluria dalle orecchie, o dal tatuatore per quella rosa amarantata disegnata sul cuore – con lo stelo che s’inerpica dietro il gluteo sinistro – che gli ha detto resta in zona, amò, in un’ora ho finito.
Lui controlla il grattino del parcheggio e poi butta un occhio a una formidabile maglietta grigia Newyorker dei mitici motociclisti yankee. Gli sarà fatale il tocco.
L’occhio di Tonino ‘o bazzeriòt, bancarellaro di fama mondiale, l’uomo che nel 1994 vendette un ovetto Kinder a Clinton quando faceva jogging in via Caracciolo, spacciandolo per l’Uovo di Virgilio, si muove come la webcam dei Navy Seal che in-
quadravano la casa di Osama Bin Laden: attende il momento opportuno per l’attacco. Ed è micidiale la presa tra le mani della t-shirt del flâneur, sopra c’è scritto: Charley -Davidson Motor Cicles. “Scusi, ma è originale”?
“Dotto’, se siete venuto per offendere, quella è la porta”!
“La porta, ma quale porta, questa è una bancarella, mica ‘na boutique”?0′
“Ecco, vedete? State continuando, vi rendete conto di avere tra le mani un pezzo unico”?
“Ma il marchio è ‘Harley’, non Charley”!
“E qui vi volevo. Voi siete uno di quelli che si ammocca tutto, le ‘zie chimiche’ spacciate per scie, e il bicarbonato che sballa…”
“‘O bicarbonato”?
“A Napoli stanno vendendo bicarbonato per cocaina, c’è gente che si è sbiancata il cervello, questi negozi che vedete spacciano da una vita magliette finte autentiche: Davidson si chiamava Charley e le mie sono tiscièrte vere, altrimenti perché le venderei a trentacinque euro e loro a venti”?
“Vabbe’, datemi il resto: questi sono cinquanta…”.
“Dotto’ mi siete simpatico, tengo una chicca nascosta, ‘sta ottanta euri, è un prototipo, non vi fate vedere, è Chanel n° 6, ve lo regalo per quindici euro, fuìte, scappate…”.
> di Francesco di Domenico, scrittore