RUBRICA CRONACHE DALLA CITTA’: Non ci sono panchine a Parthenope City
20 Maggio 2019
Anni fa una scrittrice raccontava che la velocità del mondo moderno non le consentiva più di sedersi su una panchina, né di guardare l’orizzonte intorno a lei, tutto era a misura del finestrino della sua auto e la società fuori era una serie di quadri appesi alla memoria dei suoi sguardi attraverso i vetri della macchina. Erano gli anni ’70 e l’Italia correva verso un progresso effimero fatto di auto sfreccianti verso il nulla, poi la crescita culturale e la consapevolezza che bisognava muoversi con mezzi collettivi ha ridotto considerevolmente il tempo passato al chiuso delle vetture. Le città hanno cominciato a respirare, e molta gente a passeggiare di più, fermarsi a guardare intorno e sedersi sulle panchine, per leggere, chiacchierare e perché no: scrivere messaggi sul telefono.
Il settentrione ha sempre avuto un buon numero di panchine e ancor più in Europa – in vari parchi di Parigi, tra cui “I Giardini di Luxembourg”, vi sono sedie libere da poter trascinare ovunque si voglia, e sdraio per poter prendere il sole. La nostra città non ha panchine, solo sedute di fortuna, muretti da adattare a sedili; non mancano del tutto ma sono così esigue da considerarle inesistenti.
In tutto il mondo ci sono due o tre lungomare belli come quello partenopeo, il nostro golfo è un lago immenso d’azzurro che appena ti avvicini blocca il respiro, e ci si vorrebbe fermare per ore a contemplare quel mare, eppure tra la Fontana del Sebeto, dove in un tempo di splendore c’era il Lido Sea Garden, da via Partenope arrivando fino all’angolo di Santa Lucia, non c’è una panchina. In Villa Comunale – ci diranno – le panchine ci sono ma se vogliamo guardare il mare, fotografarlo, sentirne l’odore, la chiacchiera silenziosa che le onde sollecitano all’imbrunire, leggere un libro dal sapore della salsedine che sale dai frangiflutti, allora abbiamo bisogno di sederci di fronte a quel mare.
In altre parti della città hanno ovviato i francesi (sempre loro) fornendo per contratto pubblicitario all’Anm le belle fermate con panche charmant, ma ti viene il torcicollo a voltarti verso il mare e succede che ancora una volta “Il mare non bagna Napoli”, insomma: gli occhi.
> di Francesco Di Domenico