Coronarivus: nuove prospettive per la cura
03 Febbraio 2020
Il 31 dicembre dalla Cina arriva la prima segnalazione all’Organizzazione Mondiale della Sanità della comparsa dell’infezione da coronavirus e soltanto 3 settimane dopo si cominciano ad adottare delle misure di allerta internazionale di tipo elevato da parte dell’OMS che prima del 23 gennaio aveva tenuto a un modello basso-moderato l’allerta su questo tipo di infezione. I casi accertati in Cina sono circa 14mila e 300 circa i decessi. Al momento, in Italia ci sono solo due casi accertati di infezione da coronavirus: la coppia di turisti cinesi già ricoverati allo Spallanzani di Roma da giovedì 30 gennaio.
Il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per 6 mesi e ha stanziando 5 milioni di euro. Come avvenne per la Sars a gestire la calamità sarà un commissario straordinario e, in caso di necessità, il capo della Protezione civile Borrelli potrà requisire hotel e strutture abitative ma, rassicura, che la prevenzione funziona e ogni allarmismo è ingiustificato. Al via il numero di pubblica utilità 1500, servizio sperimentale per l’informazione e l’ascolto dei cittadini. La diffusione continua ma, al momento, è contenuta.
Nel frattempo in Italia è stata scoperta la proteina che ha portato il coronavirus all’uomo. L’artefice è un giovane ricercatore campano, Domenico Benvenuto, studente al sesto anno di medicina nel team del prof. Massimo Ciccozzi. E allo Spallanzani di Roma è stato isolato il virus in tempo record. Scoperte che aprono nuove prospettive per la cura.
Facciamo il punto della situazione con il dott. Prisco Piscitelli, epidemiologo dell’Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo, in staff alla Cattedra UNESCO per l’educazione alla salute e sviluppo sostenibile Dell’Università Federico II di Napoli diretta dalla Prof. Annamaria Colao.
Quali sono i dati epidemiologici?
Il virus appartiene a una famiglia conosciuta, la stessa famiglia del virus della Sars che dal novembre del 2002 a luglio del 2003 ha causato circa 8mila casi di infezione accertata con una mortalità tra il 9-10% con circa 750/800 decessi registrati alla fine dell’epidemia.
Cosa sappiamo di questa nuova infezione da coronavirus?
Se i numeri sono quelli inizialmente forniti, la mortalità dovrebbe essere molto inferiore rispetto a quella della Sars. Probabilmente compresa tra il 2-3% e di poco superiore alla stima dei modelli che i ricercatori dell’Imperial College di Londra avevano sviluppato agli inizi di gennaio, attestati sulla stima del 2,5-3%.
Questo cosa significa?
Se come sembra questo virus è più infettivo della Sars, sta coinvolgendo in un lasso di tempo più breve un maggior numero di persone. Al momento la situazione ad andamento epidemico è esclusivamente in Cina, sicuramente nelle province di Wuhan e Hubei dove ha avuto origine l’infezione ma pare che adesso si stia allargando fino alle province di Shangai e Pechino. Invece, non ha le caratteristiche di una epidemia al di fuori della Cina. Quello che sappiamo è che il virus si diffonde più velocemente rispetto, per esempio, al coronavirus della Sars che ha tassi di mortalità più contenuti.
Le misure messe in campo in questo momento sono state definite senza precedenti…
La Cina sta facendo bene a metter in campo queste misure di contenimento senza precedenti con la progettazione e costruzione di grandi ospedali. Sembrerebbe che si aspettino una grandissima diffusione del virus se i numeri, in un tempo contenuto, sono reali. Oppure si attendono che già ci sia stata in loco una diffusione più ampia di quella che i numeri finora ci dicono, magari non perché non gli hanno comunicati i governanti cinesi ma semplicemente perché il virus ha 14 giorni di incubazione e, se così contagioso, non è possibile verificare l’estensione immediata del numero di persone. C’è un virus che potenzialmente può infettare 1,5 miliardo di cinesi e con quei tassi di mortalità può fare 15-30 milioni di morti in pochissimo tempo. E’ giusto che la sorveglianza resti elevatissima.
Qual è il focolaio dell’infezione?
I ricercatori del campus biomedico dei genetisti che in questo momento stanno facendo da riferimento per questa scoperta sembrerebbero aver identificato con buona approssimazione di certezza il pipistrello. Si ritiene che sia passato nei processi di preparazione di cibi a base di pipistrello che hanno anche una rapida macellazione. Per la Sars ci furono due importanti pubblicazioni a giugno 2004 su Nature e Lancet, in cui furono pubblicate le metodologie per la preparazione di anticorpi monoclonali per l’immunizzazione passiva, quello che si fa con l’antitetanica, che era già disponibile per la Sars e si parlò anche di un vaccino sperimentale. Poi l’epidemia fu contenuta.
Il coronavirus è già conosciuto…
Antony Fauci immunologo statunitense di origini italiane, capo dell’Istitute of Allergy and Infectious Diseases si è sbilanciato dicendo che giacché il virus è conosciuto ci si attende entro tre mesi lo sviluppo di armi per contrastare questa infezione. Probabilmente si riferiva alla disponibilità di questa immunoglobulina come fonte per gli anticorpi monoclonali come fu per la Sars, piuttosto che su i vaccini veri e propri che permettono di non contare proprio la malattia.
Come si manifesta?
Con sintomi influenzali, colpisce le vie respiratorie in alcuni casi più lievi in altri grave. Questa la caratteristi dell’infezione da coronavirus. Attacca soprattutto soggetti immunodepressi, anziani, soggetti pediatrici, come per la normale influenza. Anche il raffreddore è un coronavirus. Lo scanner all’aeroporto da’ la possibilità di individuare solo chi ha già sviluppato i sintomi. In questo momento la diagnosi è un po’ per esclusione. L’Istituto superiore di Sanità (ISS) sta predisponendo il rimpatrio degli italiani. In Italia non abbiamo ancora una situazione documentata di circolazione di questo virus e neppure è accertata una situazione di epidemia. Tra 14 giorni, questo è il periodo di incubazione del coronavirus, potremmo saperne di più e capire se c’è stata o meno una circolazione del virus. La nostra sanità ha fatto molto di più rispetto a quello che era previsto. Il nostro Paese è preparato a rispondere a queste situazioni e stiamo studiando e sorvegliando tutti quelli che possono essere identificabili come casi potenzialmente sospetti.
E’ importante dare allerta ma non allarmismi.
> di Daniela Rocca