Rubrica Non Solo Soldi: Possibile una convergenza tra Sud e Nord?
12 Febbraio 2020
“Non facciamo favori all’Italia, né ne abbiamo fatti nei miei cinque anni. C’è sempre stata una comprensione. L’Italia è un Paese decisivo della zona euro. Ha un debito elevato e una situazione di finanza pubblica non semplice. Abbiamo applicato a tutti i governi la flessibilità prevista dalle regole. Ma se si paragona la bozza di Bilancio di quest’anno con quella di un anno fa, c’è qualcosa che cambia: quella fu respinta, avemmo una situazione estremamente conflittuale e poi un’altra discussione difficile in giugno. Il ministro Giovanni Tria fu coraggioso e così il premier Giuseppe Conte. Ma, onestamente, stavolta è diverso: la volontà del Governo di adeguarsi quanto possibile ha rassicurato i mercati. La differenza di metodo e di approccio è evidente”.
Lo afferma al Corriere della Sera il Commissario europeo per gli affari economici e monetari Pierre Moscovici: “c’è un rischio di non ottemperanza – aggiunge – e invitiamo le autorità italiane a prendere le misure necessarie a evitarlo. C’è un gap che andrà ridiscusso in primavera. Il problema di fondo resta l’alto debito pubblico, l’anno prossimo e nel 2021”.
La nuova riforma del Meccanismo europeo di stabilità (MES), Moscovici spiega anche sia necessario “parte di un pacchetto di misure per rafforzare l’Unione monetaria in caso di choc. … Serve se un Paese non riesce a far fronte da solo a una crisi dei suoi istituti, e fa parte del MES. È il pacchetto da adottare al vertice dei leader dell’area euro in dicembre. Poi partono le ratifiche nazionali. Noi alla Commissione abbiamo proposto anche di integrare il MES nelle istituzioni comunitarie”. Insomma l’analisi del Governo italiano suggerisce che il criterio del debito debba essere considerato ma rispettato. Una procedura per deficit eccessivo basata sul debito è quindi giustificata. Debito e Pil devono convivere. Dal 2018 e fino, ormai, al 2019 il nostro Pil rimane due anni in una continua calma piatta, evidentemente inutile rispetto allo sviluppo, alla crescita ed alla coesione. La prima non riesce ad allargare l’economia, la seconda non ha nulla che possa dirsi di crescita, la coesione è un problema che svuota il nord dal sud rimandando la diaspora del problema. Anche il 2020 avrà il medesimo luogo stagnante, con l’OECD che considera un PIL di 0,1%, forse 0,2% nel 2021. Infine, il fatto che le condizioni macroeconomiche, nonostante gli intensificati rischi al ribasso, non possono neanche giustificare il largo gap nella riduzione del debito.
L’impatto di una manovra sulla crescita sarà probabilmente negativo dal punto di vista italiano. Dunque, per ora non abbiamo misure significative per rafforzare il potenziale di crescita, forse anche e certamente il contrario. Il debito italiano rimarrà attorno al 131% per i prossimi due anni. Una modesta vulnerabilità non potrebbe aumentare neanche una mediocre sovranità economica. L’Italia del Pil nel 2020 deve necessariamente unirsi all’Europa se vuole veramente riordinare l’economia nazionale.
> di Massimo Lo Cicero, economista