Il Voodoo nel cuore dell’Africa Occidentale
07 Maggio 2020
Vittorio Sciosia nasce a Milano e cresce a Napoli dove vive fino al completamento degli studi universitari. Giovanissimo inizia a viaggiare per il mondo affascinato dall’incontro con culture e genti diverse, si avvicina alla fotografia di reportage e decide di unire queste grandi passioni facendole diventare il lavoro della sua vita. Vittorio ha collaborato con le principali testate italiane, lavora con Discovery Channel e importanti riviste di viaggi internazionali. Attualmente vive a Londra che utilizza come base per i suoi spostamenti.
In queste immagini proponiamo un estratto di un corposo racconto di viaggio in Africa Occidentale dove Sciosia ha guidato un gruppo di appassionati fotografi in giro per il Togo e il Benin. Entrando in contatto con la popolazione locale è stato affascinante – racconta – poter assistere alla liturgie e cerimonie legate al Voodoo, o Vudù come diciamo in Italia, e soprattutto comprenderne il valore e il significato per gli autoctoni.
Vudù significa “anima” o “forza” in lingua Fon e contrariamente a quanto noi occidentali siamo portati a pensare, ha valenze positive, il rapporto con gli dei avviene di solito allo scopo di propiziarsi i loro favori per ottenere felicità e prosperità. Si tratta di un culto antichissimo che fonda le sue radici sulla venerazione della natura e degli antenati, sulla credenza che il mondo dei vivi e quello dei morti siano sovrapposti tra loro grazie a degli spiriti intermediari che rappresentano un legame anche con dio. Nonostante i tempi siano cambiati il Voodoo si è mantenuto nei secoli grazie ai dignitari del culto che sono stati in grado di perpetrare i riti e le cerimonie, sebbene nel periodo della colonizzazione europea questa religione sia stata demonizzata.
di Valeria Viscione
curatrice d’artefoto di Vittorio Sciosia