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Ce la faremo?

  20 Gennaio 2021

Il Napoli alza il livello. Risultati frutto di bel gioco, abnegazione, spirito di adattamento e capacità di seguire le indicazioni del suo tecnico

In piena era Covid 19 disquisire di calcio sembra esercizio ancor più banale e inutile di quanto già non lo sia in epoca c.d. normale, ma – si sa – la passione che accomuna i tifosi è tale e tanta che, anzi, il gioco del pallone esorcizza i fantasmi di un momento storico assolutamente unico.

La passione per il Napoli, per noi seguaci delle sorti degli azzurri, chiede alla stagione in corso una svolta che – a detta di molti – non è più rinviabile, tenuto conto della qualità dell’intera rosa messa a disposizione del coach Gattuso, certamente la migliore di tutta l’era De Laurentiis.

La conferma, a suon di rinnovo biennale del contratto, del 34enne Mertens (lo si rammenti come colui che ha eguagliato e superato Maradona prima e Hamsik poi nella gerarchia dei principali goleador), l’acquisizione – fortemente sponsorizzata dal tecnico di Schiavonea – del nigeriano Osimhen, la brillante (e innovativa, per il club partenopeo) operazione in prestito dal Chelsea dell’ex milanista Bakayoko, oltre agli innesti già operati a gennaio (Politano, seguito da Demme, Lobotka e Rrahamani e Petagna), hanno certamente posizionato l’undici azzurro – almeno nelle speranze dei suoi sostenitori, oltreché nelle stesse griglie degli addetti ai lavori – tra le squadre che possono e devono puntare in alto, ovvero ad un piazzamento champions, oltre che andare avanti (molto avanti?) nella competizione internazionale (Europa League) e in quella nazionale (Tim Cup). Forti della vittoria dell’ultima Coppa Italia, la stagione in corso del Napoli è iniziata (e proseguita) fra alti e bassi, con risultati altalenanti che hanno messo in luce, certamente, un’intelaiatura “importante”, la ricerca di un fraseggio gradevole e soprattutto efficace, pur se non sempre gli alfieri in maglia azzurra sono fin qui riusciti a inquadrare le porte avversarie con successo costante.

Si ascrive a Gattuso il difetto di aver mutato il modulo della squadra, passando dal collaudato 4/3/3 di Sarriana memoria, al più ricercato 4/2/3/1, al fine di valorizzare la spinta offensiva dell’ancor acerbo (ma promettentissimo) centravanti nigeriano. Questo modulo, si discute da tempo, andrebbe stretto al giocatore più rappresentativo dell’undici azzurro, ovvero il belga Mertens, costretto a dismettere i panni da “uomo d’area di rigore”, in favore di un posizionamento più distante dalla porta, con incidenza negativa sulle sue capacità balistiche.

Il percorso della squadra sembra, ad oggi, essere divenuto più regolare e più consapevole l’atteggiamento, capace di conseguire risultati sul campo frutto di bel gioco, abnegazione, spirito di adattamento e, soprattutto, capacità di seguire – nei minimi dettagli – le indicazioni del suo tecnico, abile non solo di “ringhiare”, quanto anche di costruire calcio vero e piacevole, a beneficio di un pubblico, purtroppo, ancora assente sugli spalti ma tanto voglioso di riprendere il suo posto. A questo punto la domanda sorge spontanea: “ce la faremo a …”? Chi vivrà, vedrà.

di Antonio Di Luna

 

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