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01 Febbraio 2021
Leadership femminili, il nuovo modo di fare impresa di Francesca Vitelli e Ornella Auzino che si raccontano
Viviamo in un mondo distratto e in continua evoluzione. Corre da un giorno all’altro, arrancando verso un futuro a tratti incerto, e plasmato da un progresso che si lascia dietro la scia di un passato costruito su canoni difficili da scardinare, soprattutto nell’universo del lavoro, dove l’affermazione maschile è sempre più presente.
Eppure, molte aziende hanno voluto ampliare lo sguardo, e posare l’attenzione sul versante opposto, ottenendo risultati promettenti grazie all’aumento della leadership femminile. Manager e imprenditori donna che si sono fatte largo tra la folla per ottenere la giusta misura del proprio ruolo, dimostrando di poter raggiungere il successo senza rinunciare alla loro identità. Sì, perché la gestione che si tinge di rosa valorizza le differenze, è consapevole dei propri limiti, non imita, coltiva valori e potenzialità, possiede una prospettiva multiforme, e non vuole assolutamente sostituirsi alla leadership maschile; bensì tende a svestirsi dei soliti preconcetti per ricercare la meritata porzione di spazio accanto a quella dell’uomo. Bisogna collaborare e non competere. In Italia, l’imprenditoria femminile è in costante aumento, registrando picchi anche in Campania che diventa donna, e si racconta attraverso le voci di Francesca Vitelli, fondatrice del Network nazionale “EnterprisinGirls”e Ornella Auzino, imprenditrice nel mondo della pelletteria; entrambe leadership femminili con storie differenti che hanno in comune un semplice denominatore: la capacità di scovare un’opportunità dal fallimento.
Consulente della Camera di Commercio di Napoli per l’imprenditoria femminile, di associazioni di categoria e di enti di formazione e ricerca. Chi era Francesca Vitelli ieri, e chi è oggi?
«Ieri, era una ragazza con tanti sogni. Oggi, è una donna con qualche sogno. Alcuni li ho realizzati, altri sono sfumati. Quello del lavoro è un mercato difficile ed essere leader significa anche sapere quando e dove fermarsi, e non per una tua scelta personale, ma perché ci sono dei fattori esterni che ti portano a farlo».
Ha fondato “EnterprisinGirls”, una rete telematica d’eccellenza che riunisce imprenditrici, libere professioniste e associazioni. Ha seguito uno schema ben preciso che aveva già in mente, oppure ha seguito l’istinto naturale femminile?
«E-Girls è il risultato di più di vent’anni di lavoro, basati sull’esperienza e sullo studio. Avvertivo il bisogno di nuovi stimoli e la mia formazione mi ha permesso di avere una visione a tuttotondo dove le mancate opportunità mi sono apparse come un nuovo modo di fare impresa. Le donne coinvolte hanno lavorato e continuano a lavorare su loro stesse; facciamo leva sulla relazione come seme di crescita, sminiamo i conflitti, rivendichiamo lo spazio consapevoli delle responsabilità che vogliamo assumerci e del costante miglioramento che ci imponiamo. Il talento di una singola persona va potenziato, e va condiviso con gli altri, perché l’individualismo non fa bene alle aziende».
Secondo la sua esperienza, oggi, si sente l’esigenza di acquisire competenze in leadership femminile? Chi è il leader vincente?
«Sì. Studiare, fare diagnostica d’azienda, migliorarsi sono elementi imprescindibili. Non esiste un’economia maschile o femminile, ma un diverso approccio al lavoro. Molti sono portati a pensare che le donne assumano un atteggiamento di cura, materno; invece vedono solo le cose in modo diverso dove il confronto con gli uomini viene accolto come fattore produttivo. Il leader vincente è la persona che riesce a vedere le cose con largo anticipo, che ha un forte senso di responsabilità ed è consapevole che il rapporto tra leader e team è fondamentale per l’azienda».
Ornella Auzino, imprenditrice che ha risollevato l’azienda di famiglia creando “Le mie borse”, valorizzando Napoli quando tutti le dicevano di andare via. Quando ha capito che era il momento di agire?
«Quando mi sono ritrovata dinnanzi a una situazione in cui non avevo più nulla da perdere e dovevo trovare una soluzione legale e profittevole. Ho studiato, ho frequentato corsi di vendita; ho analizzato il mercato, ho sperimentato e, solo dopo, quando avevo assunto le competenze necessarie, ho coinvolto un team. Mi sono ritrovata a fare azienda in un territorio complesso, a causa di problemi culturali, logistici, di limitazioni burocratiche».
Durante il cammino verso il risollevamento e l’affermazione è incappata in ostacoli legati al suo genere di appartenenza? Qualcuno le ha mai detto di non potercela fare perché donna?
«Il primo affronto l’ho avuto in famiglia, dove mi dicevano che non potevo andare a parlare con i titolari delle aziende perché, essendo uomini, ci avrebbero provato. È successo, ma io ho rifiutato. Ho cercato di sovvertire un sistema che funzionava così, mi sono opposta. Non sono scesa a compromessi, e una donna che arriva al potere in maniera naturale, pulita, difficilmente sarà despota».
Pensa di aver apportato delle innovazioni nel mondo che ha creato?
«Ora si guarda in maniera diversa al mondo della pelletteria; vi è una comunicazione differente con esso. Molti non sapevano cosa si nascondesse dietro il mercato delle borse originali, tutto quello che c’è dietro la filiera. Ho raccontato Napoli e le pelletterie napoletane in una forma inconsueta dai soliti preconcetti. Ho stimolato, ho avvicinato dei potenziali clienti all’azienda, perché ho reso il settore fruibile. Non mi sono chiusa a esperienze nuove, le ho studiate e ho cambiato ottica. Ho condiviso».
di Nunzia Caricchio