Il denaro del futuro sarà solo digitale?
04 Agosto 2021
La corsa alla moneta digitale sta accelerando: dal fallimento dei bitcoin ai progetti cinesi.
Le nuove tecnologie e la loro influenza all’interno del sistema bancario e finanziario
Con il termine Fintech intendiamo tutte quelle applicazioni in cui la tecnologia è applicata alla finanza. In realtà, con tale termine s’intende un fenomeno intersettoriale più ampio, dove gli investimenti in tecnologia e conoscenze consentono di realizzare in modo veloce ed economico non solo la riscrittura di modalità operative per lo svolgimento più efficiente di attività finanziarie tradizionali, come i servizi di pagamento, i servizi d’investimento, le attività bancarie, creditizie o assicurative, ma anche il disegno di nuovi servizi e nuovi modelli di business, come ad esempio gli applicativi web & mobile based per la consulenza automatizzata o come le piattaforme digitali di finanziamento alle imprese, tutti servizi che stanno generando un rilevante impatto sulle strutture dei mercati e delle istituzioni finanziarie.
In questo scenario, che possiamo certamente definire disruptive per l’intero settore finanziario, è rilevante il dibattito relativo al concetto di moneta digitale, fortemente amplificato dalle eccellenti performance che hanno fatto registrare sia i bitcoin che le altre criptovalute. Questo è un chiaro segnale che la moneta elettronica, sarà tra non molti anni, l’unica moneta a circolare su quasi tut- ti i mercati mondiali.
C’è però anche un’altra chiara indicazione che sta emergendo in questo periodo: il modello decentralizzato che propongono le tecnologie blockchain perderà la sua natura anarchica e si sottometterà all’autorità delle banche centrali. Difatti, più è cresciuto l’interesse verso le criptovalute da parte di investitori, consumatori e cittadini e di pari passo è cresciuta la preoccupazione del sistema bancario verso questo nuovo paradigma che è nato totalmente decentralizzato e che può fare tranquillamente a meno dell’attuale governance bancaria.
Per porre rimedio a questa nuova minaccia, si sta introducendo una valida alternativa in grado di preservare l’egemonia delle istituzioni finanziarie degli stati sovrani: il denaro digitale, emesso dalle stesse banche centrali. Questi token saranno stabili, centralizzati e controllati dallo stato. Le monete elettroniche ufficiali rappresenteranno un nuovo tipo di passività della banca centrale che si somma ma non si sostituisce, alme- no per i primi tempi, al denaro fisico. Tutto questo, porta evidenti vantaggi, tra cui quello di evitare di trasformare la nuova moneta digitale in un parafulmine nel caso in cui ci fossero nuove speculazioni.
In buona sostanza, un’economia globale alimentata da FedCoin, dall’Euro digitale e dall’e-CNY cinese farà richieste molto meno onerose in termini di risorse energetiche rispetto alle criptovalute, in quanto in assenza di un intermediario fidato, il protocollo “mining” o “proof-of-work” che protegge la blockchain dagli attacchi, richiederebbe tanto hardware e quindi tanto consumo di energia per garantirne il funzionamento. Non sarà così per i registri distribuiti che, invece, hanno lo scopo di verificare i trasferimenti delle monete ufficiali. Questi registri saranno detenuti solo da un gruppo selezionato di intermediari, tutti soggetti autorizzati dalle banche centrali, le quali gestiranno informazioni fondamentali come, ad esempio, l’identità del titolare per la verifica dei saldi su un determinato registro digitale.
Tra l’altro le banche centrali non sono vincolate dalla quantità di denaro che possono creare, difatti più volte hanno utilizzato questa flessibilità per evitare potenziali catastrofi globali, come di recente è accaduto durante la pandemia dovuta al Covid-19.
Viceversa, un’economia basata su criptovalute come il bitcoin può essere pericolosa proprio a causa dell’offerta di moneta finita su cui essa si basa. Inoltre, il perfetto anonimato delle criptovalute non è pratico, poiché genera elevati rischi di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo. I governi non analizzeranno la maggior parte delle transazioni online, ma non rinunceranno al loro diritto di farlo, se occorrerà individuare un determinato soggetto.
Se l’adozione della criptovaluta può essere un problema potenziale per i governi di tutto il mondo, anche la sua enorme popolarità potrebbe altrettanto rappresentare un problema. Infatti, le banche potrebbero perdere ingenti depositi qualora i clienti preferissero avere un rapporto diretto sulle loro nuove valute monetarie. Questi rischi sono già noti agli addetti ai lavori, ma non posso- no essere ignorati: le perdite bancarie legate alla gestione dei mutui subprime hanno generato una forte sfiducia tra le banche e i loro clienti. I nuovi modelli anarchici che derivano dalla tecnologia blockchain hanno superato il tradizionale modello di sistema di pagamento basato sulla fiducia con quello elettronico basato su prove crittografiche. Adesso, a distanza di circa un decennio dal lancio del fenomeno legato alle criptovalute, il suo futuro successo dovrà essere misurato, non tanto dalle attività speculative che hanno contribuito a diffondere questa nuova tecnologia, ma da come la stessa influenzerà e si svilupperà all’interno del sistema finanziario e bancario tradizionale.
di Francesco Castagna
docente di ingegneria economico-gestionale