“Da un’antica Fabrica Ecclesiae ad una moderna fabbrica della cultura”
24 Novembre 2020
A fine ottobre si aprirà il Museo dell’acqua nella Pietrasanta capace di raccontare la storia dell’erogazione dell’acqua alla città a partire dal periodo greco-romano fino ai nostri giorni.
Centro antico di Napoli, Decumano maggiore, Via dei Tribunali, Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta. La basilica è tra le quattro più antiche di Napoli e sicuramente la più alta, articolata su tre livelli, con la sua cupola di 55 metri verso il cielo. Nella Basilica si ritraccia la civiltà greca, sulla quale è sovrapposta la civiltà romana e poi in una continua assimilazione: quella bizantina, normanna, sveva, francese, spagnola e austriaca.
La fondazione della chiesa è legata ad una antica leggenda popolare secondo la quale il Diavolo, sotto le spoglie di un maiale, infestava la zona fra Piazza Miraglia e il centro antico, e grugnendo spaventava i passanti durante le ore notturne. Il centro di tale attività demoniaca era ritenuta proprio la Pietrasanta. Per espellere il male dal sito, Pomponio fece costruire la basilica, anche a seguito di un sogno durante il quale la Madonna gli ordinò di erigerle una chiesa nel luogo dove si sarebbe ritrovato un panno celeste. Sotto il panno, la pietra santa: una roccia con su incisa una croce che sarebbe stata venerata dai fedeli negli anni come fonte d’indulgenza. «Guardate la Pietrasanta, vedrete una chiesa. Entrate dentro, vedrete la bellezza». Così ci dice Raffaele Iovine, imprenditore, filosofo e presidente dell’Associazione Pietrasanta Polo Culturale Onlus.
Raffele Iovine in che anno ha rilevato la Pietrasanta e in quale condizione si trovava?
È stato firmato il comodato d’uso con l’Arcidiocesi nel 2011, ma già dal 2003-2004 parlavo di recupero e valorizzazione dell’antica Basilica con il Monsignor Vincenzo De Gregorio, oggi preside del conservatorio del Vaticano. La chiesa si trovava in rovina. Tutto il complesso era diventato luogo d’uso della gente del posto. Poi un meritorio, ma insufficiente intervento della Soprintendenza e a partire dal 2012 insieme ai miei soci ne abbiamo fatto un esempio di intervento privato autoctono.
Cosa ha da raccontare la storia di recupero della Pietrasanta?
Intanto quello che è stato fatto dall’Associazione rimane un esempio di impegno civile e finanziario. C’è stato un contributo europeo per le facciate, la copertura e le tele, ma per il resto la valorizzazione del complesso è stata realizzata con mezzi propri. Possiamo oggi, rivolgendosi agli imprenditori, parlare di “Modello Pietrasanta”. Per la riqualificazione del bene monumentale, l’Associazione ha rifiutato il mecenatismo di Stato e ha costituito un’impresa sostenuta da privati. Secondo me, bisognerebbe riscrivere le regole tra pubblico e privato per un comune obiettivo: il recupero della memoria e della bellezza che produce lavoro.
Per ottobre è previsto un nuovo attrattore turistico per la città di Napoli, “Il Museo dell’Acqua”, bene storico, architettonico e archeologico.
Napoli, a fine ottobre, avrà un Museo dell’Acqua capace di raccontare la storia dell’erogazione dell’acqua alla città a partire dal periodo greco-romano fino ai nostri giorni, e per questo è stata firmata una convenzione con l’Abc. Le antiche cisterne dell’acquedotto di Bolla, funzionanti fino al 1885, saranno riattivate dalla municipalizzata per l’acqua pubblica e dall’Associazione della Pietrasanta
L’acqua è un bene comune e anche la politica fa la sua parte nella persona di Mario Coppeto, Presidente della Commissione Urbanistica che ci dice: «Il Museo dell’Acqua nasce dove l’acqua ha dato vita e nutrimento alla popolazione napoletana. Un Museo che esalta la storia fatta di lavoratori e professionisti che hanno contribuito a realizzare uno degli acquedotti più antichi e prestigiosi del mondo. Il Museo vuole e deve essere un tributo all’acqua pubblica come bene comune. Ringraziamo Raffaele Iodice, imprenditore e uomo di cultura che ha messo in rete il MANN, l’Osservatorio Vesuviano, l’Osservatorio Astronomico e con grande energia guarda a progetti futuri di grande importanza per la nostra città».
di Laura Bufano