A scuola in sicurezza
30 Novembre 2020
La scuola ai tempi della pandemia si può fare? Le lezioni, l’intervallo nei corridoi, le regole sanitarie, per imparare a convivere con il Covid-19
Non è facile la situazione dell’istituzione scolastica in Campania. L’emergenza coronavirus ha di fatto aggravato condizioni ataviche di criticità che sono diventate drammatiche con l’avvicinarsi della data di riapertura degli istituti. Data che, peraltro, è stata oggetto di ripetuti ripensamenti da parte del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che dopo aver adombrato l’ipotesi di un ulteriore slittamento rispetto alla data già procrastinata del 24 settembre, ha deciso di far iniziare finalmente l’anno scolastico. «Si apre una fase delicata, abbiamo le scuole che riaprono e dobbiamo governare anche il covid di importazione», ha detto De Luca in un video su Facebook. «La Regione ha fatto scelte rigorose rinviando di dieci giorni l’apertura delle scuole per consentire di fare lo screening sierologico a tutto il personale docente e non docente, perché l’orientamento del governo di farli svolgere in maniera facoltativa è sbagliato, in Campania è obbligatorio per dare serenità alle famiglie. Quindi questi dieci giorni ci consentono di fare tutti i 140.000 test necessari e ci servono anche per far arrivare i termoscanner alle scuole, anche se non è compito della Regione, per misurare la temperatura ai ragazzi quando entrano. Stiamo facendo di tutto per aprire il 24 in sicurezza per l’aspetto sanitario».
Già, i termoscanner: oltre il 90 per cento degli istituti campani ha chiesto e ottenuto i 3mila euro di finanziamento messi a disposizione da Palazzo Santa Lucia ma non esiste una regola che imponga la misurazione della febbre a scuola. Non tutti però sono allineati con l’indicazione del presidente della Regione. I sindaci di Sant’Antonio Abate e Castellammare di Stabia, due paesi della provincia sud di Napoli, hanno deciso infatti di rosicchiare ancora qualche giorno: le scuole riapriranno rispettivamente il 28 settembre e il 1° ottobre. Colpa – sostengono – di nuovi contagi esplosi nelle città.
Oltre a quello sanitario, un altro motivo di ritardo è dovuto alla mancanza di insegnanti: i supplenti dovrebbero essere nominati in questi giorni, e arrivare in cattedra non prima di fine mese. Per di più, in moltissime scuole mancano le aule per assicurare il distanziamento sociale e mancano anche i famosi banchi monoposto che il commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, aveva promesso di fornire entro i primi giorni di settembre. Non a caso, quindi, le scuole paritarie della Campania, molte delle quali hanno riaperto già dal 1° settembre, hanno deciso di abbassare ulteriormente il numero di alunni per classe: non più 20 come l’anno scorso, ma 16 così da poter gestire più facilmente la platea.
Il capitolo dedicato alle paritarie – pubbliche e private – è interessante da studiare per capire come strutture più piccole e snelle abbiano affrontato l’emergenza Covid-19. Anzitutto, bisogna sottolineare che in Campania esistono 1664 istituti di questo genere. Solo a Napoli ce ne sono 348, così suddivisi: 154 infanzia, 144 primarie, 16 secondarie di primo grado e 34 secondarie di secondo grado. Le più famose del capoluogo – il Sacro Cuore, l’istituto Pontano e il Salesiano – che accolgono centinaia di studenti si stanno organizzando per riaprire in sicurezza anche loro il prossimo 24 settembre.
La parola d’ordine è sempre una: alunni con le mascherine se in movimento e banchi monoposto (quando possibile). Un quadro, insomma, ancora tutto da disegnare che risentirà anche della organizzazione che ogni singolo istituto si darà con appositi regolamenti. Gli unici che, in questi mesi, non si sono fermati sono stati i ladri di computer e materiale informatico che hanno continuato a imperversare tra Napoli e provincia rubando attrezzature e materiali didattici dalle aule desolatamente vuote. L’ultimo colpo all’istituto Giordano Bruno a Grumo Nevano, il danno ammonta a 100mila euro.
di Simona Ciniglio