Campania, un ecosistema innovativo di startup
26 Gennaio 2021
La digitalizzazione come uno dei maggiori driver di innovazione. Fabrizio Clemente, ricercatore del CNR parla di Santobono Innovation, preziosità del nostro territorio
A Livello mondiale l’Italia si conferma un Paese attento allo sviluppo del settore dell’Intelligenza Artificiale. Il Belpaese rientra infatti nella Top 20 delle nazioni all’avanguardia nelle soluzioni AI e nella ricerca ad essa correlata. Ne è la prova il fatto che quest’anno sia giunto alla 57esima edizione lo Smau, un evento al quale prendono parte ogni anno le più dinamiche regioni italiane, ognuna con il proprio ecosistema innovativo fatto di startup, incubatori, acceleratori, poli di innovazione e distretti tecnologici.
Anche la regione Campania contribuisce attivamente alla crescita del settore.
Non è un caso, infatti, che ben 15 startup campane siano state protagoniste a ottobre del sopracitato appuntamento annuale che rappresenta la più articolata piattaforma italiana dedicata alla promozione delle tecnologie innovative. Cyberneid, Cydera, Immensive, Inspector, Kineton, Laila, Need Power, PonyU, Sidereus Space Dynamics, Phlay, Pigro, Santobono Innovation, SoftMining, Wade World Network Italia e, infine, Webbi. Queste le start up campane selezionate per lo Smau, attive nei più svariati campi, dalla gestione del customer service alla programmazione di futuristici viaggi nello spazio, e tutte votate a uno sviluppo commerciale su scala internazionale.
Dodici Magazine ha scelto di parlarvi di Santobono Innovation. Una startup innovativa la cui mission è la progettazione e la produzione di dispositivi medici attraverso tecniche di reverse engineering e additive manufacturing. Attualmente sono commercializzati tutori pediatrici, ventilati e impermeabili, per l’arto superiore stampati in 3D. Gli immobilizzatori MyCast (su misura) e SizeCast (adattabili) rappresentano un’importante innovazione nell’ambito della traumatologia grazie alle loro caratteristiche di leggerezza, traspirabilità e resistenza all’acqua, contrapponendosi alle classiche tecniche di immobilizzazione. L’intero processo di realizzazione si conclude in 72 ore garantendo la migliore immobilizzazione nei tempi clinici di prassi. Inoltre l’azienda realizza modelli anatomici su misura per la programmazione interventistica. I modelli possono essere forniti in formato digitale o prodotti attraverso stampa 3D o colata, sfruttando materiali elastici e/o semirigidi che meglio rappresentano gli organi molli.
Lo sviluppo di un laboratorio per la realizzazione e il successivo utilizzo clinico, di protesi personalizzate per immobilizzazioni prolungate in pazienti pediatrici è stato sostenuto sin dall’inizio dalla Fondazione Santobono Pausilipon e attualmente vengono realizzati modelli di supporto per la chirurgia ortopedica, urologica e audiologica per impianti ad alta tecnologia. Dodici Magazine ha intervistato Fabrizio Clemente, ingegnere, primo ricercatore del CNR, docente universitario e responsabile scientifico del progetto.
Ingegnere, come è nata l’idea alla base di Santobono Innovation?
«Santobono Innovation nasce dall’attività di ricerca svolta presso l’A.O.R.N. Santobono in collaborazione con l’IC-CNR. L’idea alla base è l’introduzione nella pratica clinica pediatrica di esoscheletri, ottenuti su modelli in 3D, che vadano a sostituire dispositivi di pronto soccorso quali i gessi a vantaggio di soluzioni esteticamente meno invasive per i bambini e più adatte, per ragioni pratiche, all’età pediatrica».
Cosa ha significato per voi la partecipazione allo Smau?
«Alla base della nostra attività c’è la ricerca, ed essere selezionati per lo Smau ha, senza dubbio, significato la possibilità di una maggiore apertura al mercato e di un confronto tra diverse tecnologie. Santobono Innovation nasce nel 2016 ed è un progetto finanziato dal FESR2014-2020. Il prodotto nel 2019 ha ottenuto il marchio CE ed è stato iscritto alla banca dati dei dispositivi medici del Ministero della Salute e reso disponibile sul Mercato della Pubblica Amministrazione. Infatti, attualmente sono in uso anche all’I.R.C.C.S Giannina Gaslini di Genova».
Verso quali nuovi sfide orientate la vostra ricerca?
«Attualmente i nostri sforzi sono concentrati su una nuova linea di modelli anatomici da utilizzare in simulazioni prima di interventi che vadano ad agire su aree delicate quali quella cerebrale, come nel caso dell’asportazione di tumori, in modo da ridurre al minimo i fattori di rischio e operare nell’assoluta sicurezza dei piccoli pazienti e nell’ottica di una minore compromissione della qualità della vita post intervento».
di Aurora Rennella