Da Gattuso a Spalletti (ed un casting infinito)
29 Luglio 2021
La stagione 2020-2021 è alle spalle e stiamo già immaginando gli scenari di quella futura
E così, anche la stagione 2020/2021, con tutto il suo carico di polemiche, esagerazioni, infortuni e conseguenze da Covid 19 è alla spalle, e siamo già pronti a “immaginare” quella successiva e gli scenari conseguenti.
La storia recentissima del Napoli ci porta tristemente a ricordare come si è concluso il campionato, nato fra mille speranze e suggestioni di grandeur internazionale e naufragato con l’incresciosa prestazione casalinga contro il Verona, nell’ultima rappresentazione al Maradona, culminata nell’inopinato pareggio che l’ha esclusa dalla Champions, a vantaggio della Juventus, pur essendo padrona del suo destino, con un punto di vantaggio sui bianconeri, andati a vincere a Bologna.
Sono ancora troppo vive le immagini di una partita mai veramente disputata dagli azzurri, scesi in campo con il terrore stampato negli occhi e le gambe molli, che giravano a vuoto, senza idee, senza nerbo, senza nemmeno una guida tecnica capace di prendere per mano la situazione di evidente difficoltà, gestendo più attentamente i cambi, rimotivando adeguatamente gli atleti fra il primo e il secondo tempo e lucrando sull’inaspettato vantaggio, ricalibrando un modulo tattico più adatto, volto a contenere la voglia di pareggiare dei gialloblu veronesi. Niente di tutto questo è purtroppo accaduto e la tragedia sportiva che mai nessuno avrebbe immaginato potesse accadere si è puntualmente verificata, come troppe volte in precedenza (vedasi la sconfitta contro la Fiorentina di tre stagioni fa, da Sarri attribuita all’abbattimento psicologico degli azzurri conseguente allo scandaloso arbitraggio di Orsato nel match Inter vs Juventus). Insomma la solita immancabile nemesi da “braccino corto”, costante zavorra dell’undici azzurro, da sempre.
Le forti perdite economiche conseguenti alla mancata qualificazione fra le prime quattro, determinerà l’inevitabile cessione –da parte del patron De Laurentiis– di almeno due pezzi pregiati (fortissimi indiziati risultano essere il centrale difensivo K. Koulibaly, con il suo insostenibile stipendio da 7 milioni a stagione, ed il centrocampista Fabian Ruiz, appetibili il primo in ambito Premier League ed il secondo in Liga, in special misura dall’Atletico Madrid, disposto a versare nelle casse azzurre fino a 50 milioni di euro, almeno secondo i rumors di “radio mercato”).
Prioritario e non più rinviabile risultava quindi essere il cambio in panchina, ipotizzato fin dal lontano gennaio (proprio in seguito alla sconfitta contro il Verona nel girone di andata, che fece seguito ad una serie di prestazioni deludenti), con un Gattuso capace peraltro – nel girone di ritorno – di inanellare una serie di prestazioni brillanti e spettacolari, fruttanti molti punti (e record in termini di reti realizzate e subite). E così, dopo il benservito al tecnico calabrese (peraltro immediatamente accasatosi alla corte di Commisso-Fiorentina), è iniziato un infinito casting della dirigenza azzurra, concentratosi su varie tipologie di allenatori, da Allegri a Sarri, da S. Conceição a Italiano, da Simone Inzaghi a Benitez, passando per Mazzarri, Juric, piuttosto che C. Galtier (fresco vincitore in Ligue francese con il Lione) e terminato nell’individuazione di colui che, probabilmente meglio di altri, potrà sposare la filosofia di gioco del Napoli più recente (il 4.2.3.1), ovvero il toscano di Certaldo Luciano Spalletti, ex Udinese, Zenit S. Pietroburgo, Roma e Inter.
La scelta di questo personaggio, sicuramente “maestro di calcio” come pochi, ha molto diviso parte della tifoseria locale, incapace di soffermarsi ad apprezzarne gli indubbi meriti (frequenti sono stati i piazzamenti in Champions League, più due scudetti in Russia), limitandosi invece a porre l’accento sul carattere fumantino, non infrequentemente sfociato in dissidi con giocatori fortemente rappresentativi (come Totti prima e Icardi poi).
A questo punto, operata la scelta del nuovo condottiero della truppa azzurra, la torcida auspica che il paventato “ridimensionamento” altro non sia che un semplice e più rassicurante “dimensionamento”, pur al netto delle cessioni di cui sopra, con la forte e convinta speranza di poter aprire un nuovo ciclo in cui – al “centro del villaggio”– ci sia l’acquisizione (finalmente) di una mentalità davvero vincente, capace di resistere alle mareggiate più violente e di condurre la squadra verso porti sicuri ed entusiasmanti, anche grazie –Covid permettendo– al ritrovato affetto di un pubblico vicino ai propri beniamini.
di Antonio Di Luna