Ambiente, tecnologia e sostenibilità, le parole chiave della ripresa
08 Ottobre 2021
Sostenibile, tecnologica e improntata al welfare aziendale, ecco come sarà l’impresa del futuro
Nel contesto della ripresa post pandemica, orientare le evoluzioni dell’industria internazionale verso sviluppi etici ed ecosostenibili sembra essere una priorità. È la sfida del rilancio sostenibile, una necessità resa evidente nei mesi passati, in cui la riflessione sulle nuove forme di lavoro e telelavoro ha spostato i riflettori sull’impatto sociale e ambientale dell’industria. Il comparto energetico e quello industriale risultano tra i primi responsabili dell’aumento di emissioni di CO2, delle quali l’85% proviene dal sistema produttivo e solo il 15% dai consumi domestici. La strategia di politica industriale dell’UE oggi punta a un’industria basata sul ricircolo di materiali, la cui espansione sia compensata da un basso livello di emissioni nocive per l’ambiente. Creare un settore industriale che attinga meno alle risorse naturali e produca meno rifiuti, controllando la propria impronta di carbonio, è l’obiettivo delle nuove normative europee come la Direttiva sui limiti nazionali di emissione e la Direttiva sulle emissioni industriali.
I dati parlano chiaro, sottolineando l’urgenza di aprire un discorso sulla bioeconomia, da portare avanti con il supporto delle nuove tecnologie e tenendo a mente le esigenze dei lavoratori. Secondo quanto emerso dalle indagini dell’EEA (EuropeanE- conomic Area), l’utilizzo delle migliori tecniche disponibili (le cosiddette BAT), insieme all’osservazione dei parametri proposti dalla Direttiva sulle emissioni, porterebbe a una riduzione significativa delle emissioni, pari al 91% per il biossido di zolfo, 82% per il particolato e 79% per gli ossidi di azoto.
Investire in ricerca e sviluppo in ambito ecologico è il primo passo per migliorare la qualità della produzione, riducendo le emissioni di CO2.
Il modello svedese della “Carbon Tax” in questo ambito fornisce un esempio pratico di intervento mirato a incentivare una riduzione dell’impronta ecologica, premiando le aziende più virtuose. Indirizzando l’economia con incentivi etici.
Per quanto riguarda le PMI, se la pandemia ha accelerato il cambio di direzione verso un nuovo modello economico, restano ancora numerosi i passi da compiere in vista di una trasformazione digitale. A partire dai nuovi modelli di formazione che devono essere messi a disposizione del lavoratore affinché possa acquisire le competenze necessarie all’inserimento delle nuove tecnologie. Secondo Leonardo Becchetti, economista e professore ordinario di Economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata, l’opportunità di lavorare con la modalità dello smartworking pone vantaggi quali la riduzione di tempi e costi negli spostamenti casa-lavoro, comportando con- temporaneamente una maggiore libertà organizzativa ed il superamento dell’ottica confinante dell’ufficio.
La prospettiva di un’industria lanciata verso la ripresa, dunque, non può prescindere dall’idea di “economia civile”. Un termine coniato da Becchetti che definisce un’economia concentrata sull’ambiente e sull’umano, allargando la visione di sostenibilità al rispetto per i lavoratori. Una maggiore flessibilità nella gestione degli orari e delle modalità garantisce una maggiore sostenibilità del lavoro, giovando a tutto il sistema-azienda.
Con le finalità di incentivare lo sviluppo digitale e sostenibile del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Next Generation Eu garantisce 750 miliardi di euro tra prestiti e sostegni a fondo perduto. All’Italia saranno destinati 191,5 miliardi, ai quali si aggiungono i 13 miliardi del React Eu e i 30,6 miliardi del Fondo complementare. Uno slancio economico da parte dell’Europa volto a sostenere la transizione necessaria verso un’impresa sostenibile e innovativa per la ripresa.
di Silvia Barbato