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L’ospedale dell’Annunziata di Napoli, I vari istituti che si avvalsero della ruota fu-
dove si trova la Ruota degli esposti. rono senza dubbio luoghi particolari in cui
si sovrapposero, diventando un’unica cosa,
mediatamente per prestare il primo soccorso. disperazione e solidarietà, povertà e soprav-
A Napoli la ruota funzionò di fatto fino agli vivenza. Ma non solo. Le ruote furono, an-
anni Cinquanta del secolo scorso ed era che se molto di rado, il luogo del riscatto nei
ubicata sulla parete esterna dell’Ospedale confronti di una società miope e classista che
dell’Annunziata a Forcella. Fu proprio tra que- rifiutava a priori chi non avesse natali certi.
ste mura che nacque il diffusissimo cognome Tra le storie di coloro che riuscirono ad affer-
“Esposito”, da esposto, vale a dire, appunto, marsi, nonostante i pregiudizi, proprio quella
messo sulla Ruota degli esposti. Questo feno- del grande artista Gemito ha segnato l’imma-
meno non fu solo napoletano, ma ebbe esem- ginario collettivo più di ogni altra. Tutto ebbe
pi in tutta Italia, come testimoniano i cognomi inizio a Napoli la mattina del 16 luglio 1852, le
“Innocenti” o “Degl’Innocenti” a Firenze, dal suore dell’Annunziata, non potendo più usare
nome dell’ospedale che accoglieva i bambini la parola “Esposito”, a causa di un editto pro-
abbandonati, o “Proietti”, da prole reietta, a mulgato da Gioacchino Murat durante la sua
Roma. Senza contare poi, che il primo brefo- reggenza del Regno delle Due Sicilie, scelse-
trofio che l’Occidente ricordi, fu fondato nel ro Genito per identificare quel pargolo che
787 in una Milano nella quale il problema de- gli era stato affidato. Qualche giorno dopo,
gli abbandoni infantili aveva raggiunto cifre per un mero errore di trascrizione, il cogno-
da emergenza sociale. me divenne Gemito e il bambino fu chiamato
Vincenzo Gemito. Il suo talento però gli per-
mise, non senza difficoltà, di abbattere quelle
barriere e quelle perplessità che sovente col-
pivano quelli come lui. Anche se il legame con
quelle “umili origini” in Gemito non si sciolse
mai, anzi, forse proprio per questo, la sua arte
ha raccontato spesso i giovinetti dei bassifon-
di, la loro bellezza, ma anche la loro fragilità e
il destino avverso che li aveva colpiti.
Un destino avverso che proprio Gemito con
la sua vita sovvertì, trasformando un cogno-
me che avrebbe potuto, come accade a mol-
ti altri, marchiarlo con lo stigma dell’infamia,
in una delle firme più importanti della storia
dell’arte
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