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emozioni indescrivibili se non con la artistica, che ne pensa di ripartire da lì?
potenza della musica. La tradizione partenopea è una risorsa
che mi accompagna in tutto ciò che faccio,
Sperimentazioni che vanno dal jazz alla soprattutto quando dialogo con artisti
world music, unite a una grande passione provenienti da altre parti del mondo. Ho
perlamusica classica e per quella degli una teoria ardita: se non fosse venuto in
anni ’70. Come si coniugano nel suo contatto con gli ambienti musicali di questa
pensiero tutte queste suggestioni? città, Mozart non sarebbe divenuto il genio
La world music incarna pienamente che conosciamo. Napoli merita di tornare ad
la mia missione artistica, in quanto essere la capitale europea della musica, ed
riesce a mettere in connessione ha tutte le energie umane ed artistiche che le
popoli e tradizioni apparentemente servono. Ciò che manca, purtroppo in tutto
lontani, riunificando le voci il mondo, è la volontà politica di valorizzare e
dell’umanità in un’armonia dove accrescere questo patrimonio. Non mi illudo
ogni elemento è valorizzato. Anche che lo Stato possa assurgere a un tale compito,
se non mi definisco propriamente ma spero che possa quanto prima risorgere
un jazzista, considero d’altro canto una classe di mecenati disposti a contribuire
quel genere uno dei più comunicativi, per dare nuovo impulso alla creatività
grazie soprattutto all’energia insita innata dei popoli e al risveglio delle
nell’improvvisazione. Per quanto coscienze.
riguarda la musica classica del secolo
d’oro e il rock degli anni ’70, infine,
credo siano stati i momenti di più
grande slancio creativo per il genere
umano, e che ci abbiano insegnato
che sperimentare in musica è tutto.
Cosa pensa della musica di oggi?
Salvo rari spiragli, lo scenario musicale
odierno è buio pesto. Il declino
è, infatti, iniziato con la fine delle
sperimentazioni settantiane, pilotata dai
poteri forti. Oggi la musica, nonostante
le grandi potenzialità offerte dall’uso
intelligente della tecnologia, è ostaggio di
estremismi che vanno dall’accademismo
e dalla chiusura mentale dei puristi
all’analfabetismo tecnico di alcuni novelli
sperimentatori. Cosa ancor più grave,
perfino nei gruppi di giovani alle prime armi
spesso è spenta la scintilla, e manca la voglia
di stare insieme per un progetto artistico che
sia tale. Bisognerebbe ripudiare questi ultimi
anni di oscurantismo e ricominciare da dove
erano rimasti i Led Zeppelin, per esempio.
Napoli ricorre spesso nella sua produzione
76 SETTEMBRE/OTTOBRE 2013