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origini cosmopolite del capoluogo      mutevoli ed egoistici dell’individuo.   distruttiva di quel degrado che
partenopeo, origini forse un po’       Questa preoccupazione è data            dal secondo dopoguerra in avanti
troppo trascurate nella sensibilità    soprattutto, dalle numerose             colpì molti monumenti della città
di coloro che oggi l’abitano.          ombre, ottenute attraverso la           e che dopo un crollo la costrinse
La chiesa Sant’Angelo al Nilo poco     tecnica dello stiacciato, ombre         alla chiusura. Riaperta al pubblico
più avanti, oltre a inglobare le sale  che metaforizzano la condizione         lo scorso anno dopo quasi otto
della biblioteca brancacciana,         dell’essere umano costretto, a          lustri, offre allo spettatore una
protegge da sguardi indiscreti         causa del suo libero arbitro, a         serie di stili di epoche tra loro molto
l’Assunzione della Vergine, un         vivere sul confine tra l’esaltazione    differenti, dall’abside paleocristiana
bassorilievo rinascimentale            della luce e il baratro delle tenebre.  alle colonne corinzie di epoca
in marmo bianco, realizzato            Chiude questo inconsueto                romana, dall’altare settecentesco,
da Donatello e Michelozzo,             percorso la chiesa di San Giovanni      all’affresco di Giuseppe De Vivo.
che completa splendidamente            Maggiore. Questa basilica ha
il monumento funerario del             vissuto nella sua lunghissima
cardinale Rainaldo Brancacci.          esistenza alterne vicende.
Il bassorilievo è tutto costruito      Edificata, pare, nel 324 a. C. su un
sulla figura della Vergine Maria       preesistente tempio pagano, ebbe
che, con aria consapevole, aspetta     forse il suo momento di massimo
il compiersi degli eventi, tra una     splendore tra i secoli XVII e il
selva di angeli che si muovono         XVIII, quando fu profondamente
frenetici intorno a lei. Donatello     trasformata dagli interventi di
raffigura la Madonna come una          Dionisio Lazzari. Poi, inesorabile,
donna ormai non più giovanissima       iniziò il declino. In particolare il
che non volge il suo sguardo in        Secolo Breve si rivelò fatale per
alto verso il proprio futuro, ma,      questo luogo di culto che, seppur
visibilmente preoccupata, in           scampato, a differenza di Santa
basso verso una umanità senza          Chiara, ai bombardamenti della
certezze e pericolosamente             II guerra mondiale, non riuscì
abbandonata ai sentimenti              a salvarsi dall’opera ben più

                                       “DIVINITà PAGANE”.

                                       La statua raffigurante il dio Nilo e la cappelletta

                                       votiva a DieggoeAnrnmaaion/dFoebMbarraaiodo2n0a13  39
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