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t’è che una delle più importanti riviste di luminotecnica ha pre- soccupazione, che non manca mai, e le risorse storiche e arti-
miato quest’impianto come il migliore installato in un sito ar- stiche, queste ultime sono quelle che danno da mangiare.
cheologico. In più la cooperativa si adopera anche per la
manutenzione di tutti i siti del quartiere. La seconda è un labo- Vi ispirate a qualche modello in particolare?
ratorio creativo del riuso e del riciclo, dove i ragazzi, guidati da Noi abbiamo sempre in mente il “Patto di Famiglia” stipulato
Riccardo Dalisi, realizzano oggetti di design per poi venderli. nel 1737 da Maria Luisa De Medici secondo il quale i tesori ar-
tistici e culturali di uno stato devono essere valorizzati e rima-
Perché recuperare i beni artistici del quartiere? nere all’interno delle città per ornamento e decoro dello Stato,
Restaurare e valorizzare i beni artistici e monumentali è una per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri.
priorità assoluta. Essi sono segni distintivi di un territorio, do- Grazie a questo patto Anna Maria Luisa permise a Firenze di
cumenti unici. Con l’associazione Altra Napoli Onlus dal no- non perdere nessuna opera d’arte e di non subire la sorte di
vembre 2005 abbiamo cominciato un percorso di altre città, letteralmente svuotate nel tempo di tutti i tesori arti-
riqualificazione urbanistica e di riscatto sociale, coinvolgendo stici e culturali. Questo è il modello cui ci ispiriamo.
i giovani. In questi anni sono stati recuperati dal degrado e dal- A chi lancerebbe un appello per continuare questo lavoro?
l’abbandono chiostri, giardini, chiese, case canoniche. Tutti luo- A tutti quelli che hanno voglia di investire nell’arte. Anche
ghi poi destinati alla realizzazione di strutture ricettive, di sostenendo l’iniziativa che abbiamo lanciato, ”Teniamo in vita
accoglienza e di formazione, spazi per l’aggregazione, l’arti- il passato” che prevede di adottare il recupero di un bene sto-
gianato, il lavoro. rico del quartiere da parte di privati.
Come imparano il “mestiere” i ragazzi?
Tutti i ragazzi delle cooperative sono guidati da vari profes- In dieci anni, Don Antonio Loffredo ha realizzato
sionisti, elettricisti, storici, design, che mettono a disposizione tre cooperative e coinvolto circa venti ragazzi del quartiere Sanità
gratuitamente la loro professionalità per i ragazzi.
C’è stato qualcuno che ha creduto in voi e vi ha aiutato? di Napoli per riaprire la Basilica di San Gennaro extra Moenia,
Sì, abbiamo iniziato il nostro lavoro con pochissime risorse le Catacombe di San Gaudioso e il convento casa del Monacone,
pubbliche. Abbiamo chiesto aiuto ai privati e alle fondazioni
che hanno investito quasi tre milioni di euro. Quindi, a risultati quest’ultimo trasformato in un B&B per i turisti.
ottenuti, è aumentata la fiducia.
Le istituzioni e la scuola hanno creduto in voi?
No, meglio non scomodarle perché adesso già così sono eco-
nomicamente precarie e poi tutto quello che sfugge alla men-
talità statalista non è preso in considerazione. Spesso abbiamo
invitato i vari rappresentanti, ma non sono mai venuti.
E la chiesa vi ha aiutato?
La chiesa di Napoli ci ha messo a disposizione gli spazi da re-
cuperare e valorizzare a beneficio degli abitanti del Rione.
Qual è il vostro modo di fare impresa?
Tutti i nostri progetti mirano all’autosostentamento, noi siamo
contro l’assistenzialismo. In più ci teniamo molto ai rapporti
umani, ci basiamo sulla componente fraterna per fare impresa,
tra noi ci piace dire “fratm” (mio fratello) per questo creiamo
delle piccole cooperative, i grandi numeri non ci piacciano.
Inoltre questo modello d’impresa è replicabile ovunque sussi-
stano due condizioni che sono difficili da non trovare: la di-
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