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libri
novità tra gli scaffali
a cura di Roberto Colonna
Donna Tartt , “Il cardellino” male l’opera può essere divisa in tre parti. La prima ha
come sfondo l’alta borghesia newyorkese, la seconda
Il nuovo romanzo di Donna Tartt, la pruriginosa e ambigua Los Angeles, la terza si sno-
“The goldfinch”, in italiano, “Il da per un po’ di nuovo a New York, ma soprattutto ad
cardellino”, era atteso da tempo. Amsterdam, lì dove il protagonista, rintanato in una
L’autrice di “The secret history” camera d’albergo, all’inizio del libro aveva iniziato a
ha impiegato quasi dieci anni per ricordare le sue peripezie. “Il cardellino” è però anche
scrivere questo libro ed era più un romanzo sul romanzo. La Tartt ci sorprende anche
che legittimo il carico di aspetta- cambiando continuamente il registro stilistico. Nella
tive che si portava dietro. Come prima parte è decisamente un romanzo di formazio-
quasi mai succede, non sono sta- ne, che, nella seconda, pian piano diventa un “on the
te tradite. Anzi. Questo immenso road”. Nella terza e ultima parte, la vicenda si trasfor-
oceano di parole, personaggi, ma in un vero e proprio thriller. Anche la scelta delle
storie che costruiscono “Il car- città non è casuale. New York e Amsterdam sono per
dellino”, restituiscono un complesso quanto peculiare molti aspetti luoghi speculari. Tra l’altro, New York fu
affresco degli Stati Uniti d’America, e del particolare fondata da alcuni coloni olandesi che la battezzarono
rapporto degli abitanti di questo paese con il viaggia- “Nieuw Amsterdam”. Al contrario, Las Vegas rappre-
re, con l’arte, ma anche con droghe e senso della fami- senta, in un gioco di rifrazioni impazzite, un fugace e
glia. Spesso, parlando della Tartt si associa il suo nome ingannevole sogno che si realizza, ma che proprio per
e il suo modo di fare letteratura a Dickens e agli scrit- questo, perdendo quell’aura di benjamiana memoria,
tori della Beat Generation. Probabilmente è vero, ma non riesce a far meglio che vendersi al miglior offe-
sono solo riferimenti di superficie. Sono forse più pre- rente. La moltitudine di temi e spunti che “Il cardelli-
senti le lezioni di Gaddis, di Pynchon e di Camus, seb- no” riesce a dare, difficilmente può essere messa per
bene il periodare della Tartt sia senza dubbio meno iscritto. Mai come in questo caso, per capire veramen-
ricercato e strutturato rispetto a questi modelli, risul- te come stanno le cose è sufficiente leggere il libro.
tando, per certi aspetti, più accessibile o, come direb-
be qualcuno, più “commerciale”. Cercare di raccontare traduzione italiana di M. Zilahi De’ Gyurgyokai, Rizzoli,
l’intreccio di questo libro non è facile, non tanto per la Milano, 2014, 892 p., 20 euro
lunghezza, quasi 900 pagine, quanto per il continuo
alternarsi di storie e situazioni che provocano a più ri-
prese quel senso di “Das Unheimliche” (Perturbante?
Sinistro? Spaesamento?) che tanto ha influenzato gli
artisti del Novecento. Il protagonista, Theo, racconta
le vicende che hanno caratterizzato la sua vita. Tutto
ha inizio quando, tredicenne, assiste alla morte del-
la madre in un attentato terroristico al Metropolitan
Museum durante il quale riesce miracolosamente a
salvarsi e a entrare in possesso del capolavoro di Ca-
rel Fabritius citato nel titolo. Questo evento segnerà
Theo che trascorrerà tutta l’esistenza sul labile «con-
fine multicolore tra verità e non verità», tra ciò che è
stato e ciò che poteva essere. Da un punto di vista for-
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